Cancro: Mammografie, ecografie, esami diagnostici, procedure terapeutiche e trattamenti durante l'allattamento

Diana West 2017 crop2 424x400DIANA WEST, BA, IBCLC, aggiornato da Ann Calandro, MSN, RN, IBCLC

Pubblicato nel dicembre 2011, aggiornato nel novembre 2015, aggiornato nel febbraio 2022 e ripubblicato con il permesso dell’autrice, Diana West.

 

*Disclaimer: nella traduzione il termine “parent” è stato tradotto in alcuni casi con il termine “mamma/madre”.

Le informazioni tecniche contenute in questo documento sono state redatte consultando medici con conoscenze professionali ed esperienza clinica in materia di cancro e allattamento. Per le fonti da condividere e approfondire con i vostri operatori sanitari, consultate la bibliografia alla fine dell’articolo.

Quando si cercano risposte sulla sicurezza della continuazione dell’allattamento nel momento in cui una mamma ha bisogno di un radiofarmaco, la mamma e il radiologo curante dovranno impegnarsi in un processo decisionale condiviso. Le pazienti possono chiedere che vengano scelti i farmaci compatibili con l’allattamento. Sebbene la maggior parte delle procedure di diagnostica per immagini e di medicina nucleare eseguite durante l’allattamento non richiedano l’interruzione dell’allattamento o lo svezzamento, esistono alcune eccezioni.
I genitori possono consultare il protocollo dell’Academy of Breastfeeding Medicine 2019 n. 31 “Radiology and Nuclear Medicine Studies in Lactating Women”. “Medications and Mother’s Milk 2019” del Dott. Thomas Hale è un’altra risorsa utile per i medici. Ulteriori informazioni sui farmaci sono disponibili su Lactmed (https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK501922//) e su E-Lactancia (https://www.e-lactancia.org/), un sito gratuito in inglese e spagnolo.
L’Academy of Breastfeeding Medicine ha pubblicato linee guida per le madri a cui è stato diagnosticato un tumore durante la gravidanza o il post-partum. Queste linee guida offrono informazioni più dettagliate su allattamento e cancro per i genitori e gli operatori (ABM Protocol #34 “Breast Cancer and Breastfeeding”).
Risposte ad alcune delle domande più comuni poste quando si affronta l’eventualità di cancro durante l’allattamento.
Il cancro al seno in allattamento
Allattare da un seno malato di cancro - Non ci sono ricerche che indichino che il bambino o la bambina possano contrarre il cancro poppando da un seno malato. “Non ci sono prove che l’allattamento aumenti il rischio di recidiva del cancro al seno o di sviluppo di un secondo cancro al seno, né che comporti rischi per la salute del bambino”. (Helewa et al., 2002)
Non ci sono prove scientifiche che i neonati rifiutino di nutrirsi da un seno canceroso, anche se questo è stato riferito aneddoticamente da alcune pazienti che allattavano.
Le microcalcificazioni sono piccoli depositi di calcio nel tessuto mammario che possono essere benigni (non cancerosi) o sospetti per la presenza di cellule atipiche o di un cancro. Si verificano più frequentemente nelle donne che hanno allattato, soprattutto per periodi prolungati. Non è possibile percepire queste microcalcificazioni, per cui vengono identificate nelle mammografie di screening o diagnostiche. La loro distribuzione uniforme e regolare è normale e di solito non è un’indicazione di cancro. Tuttavia, è importante che tutti i problemi al seno vengano controllati da un medico e che vengano eseguite delle biopsie, se raccomandate.
“La maggior parte delle masse mammarie persistenti richiede una diagnostica per immagini. Sebbene diverse masse mammarie possano presentarsi in fase di allattamento e siano benigne, la diagnostica per immagini è generalmente necessaria per distinguerle dalle masse mammarie non specifiche dell’allattamento. Anche nel periodo post-partum possono presentarsi masse benigne e maligne non correlate all’allattamento”. (ABM Clinical Protocol #30: Breast Masses, Breast Complaints, and Diagnostic Breast Imaging in the Lactating Woman”).

Le tecniche di imaging utilizzate per la diagnosi della patologia mammaria possono includere l’ecografia, la mammografia, la risonanza magnetica (RM), la tomografia a emissione di positroni (PET), la scansione al 2-metossi-isobutil-isonitrile (MIBI), la tomografia a impedenza elettrica (EIT), la tomografia assiale computerizzata (TAC), la termografia o la diafanografia. Queste tecniche non sono invasive e di solito non influiscono sulla produzione o sulla sicurezza del latte. L’Academy of Breastfeeding Medicine indica che l’ecografia è spesso il primo esame diagnostico utilizzato per determinare la natura di una massa in un seno in allattamento. L’interpretazione dei risultati del tessuto mammario può essere più difficile a causa della maggiore densità dovuta all’allattamento, ma non è impossibile. Per migliorare la qualità e la sensibilità della scansione, si consiglia di allattare o estrarre il latte prima dell’esame. Di solito non è necessario interrompere o sospendere l’allattamento per queste procedure, ad eccezione della PET, che richiede la separazione della diade che allatta per 12 ore, anche se il latte stesso è sicuro.
Come sempre, è importante che il medico prescrittore e il radiologo consultino fonti affidabili e aggiornate prima di eseguire l’imaging.
 
L’agoaspirazione per rimuovere il contenuto delle cisti piene di liquido e dei galattoceli non influisce sulla produzione o sulla sicurezza del latte. Si raccomanda di continuare ad allattare o a estrarre il latte per ridurre l’insorgenza di una fistola da esame con ago aspirato. 
Le pazienti possono essere state sottoposte a una biopsia mammaria prima della gravidanza e dell’allattamento per prelevare tessuto da analizzare a fini diagnostici. Le biopsie possono danneggiare i dotti galattofori o i nervi a seconda della tecnica, della quantità di tessuto asportato e della posizione dell’incisione. Esistono tre modi per ottenere un campione di tessuto mammario: citologia con ago sottile, biopsia del nucleo e biopsia chirurgica aperta. La più comunemente eseguita è la biopsia del nucleo, a mano libera, sotto guida ecografica o mammografica. L’anestetico locale viene iniettato nel sito di biopsia prima di praticare un’incisione per inserire l’ago. È sicuro allattare o tirare il latte in presenza di anestetico locale nel seno.
Durante l’allattamento, le incisioni nei quadranti superiori e interni del seno di solito hanno un impatto minimo sulla ghiandola mammaria, mentre le incisioni circolari intorno all’areola possono danneggiare la risposta nervosa che influisce sull’emissione del latte. Le incisioni a raggiera intorno al capezzolo interrompono un minor numero di dotti galattofori e causano meno danni. Anche le cicatrici o le infezioni causate da una biopsia possono danneggiare il tessuto che produce il latte. Alcuni chirurghi possono essere riluttanti a eseguire biopsie su un seno in allattamento perché può essere più difficile vedere il tessuto interessato, ma è possibile farlo e il latte non ritarda la guarigione della ferita.
I chirurghi spesso citano il timore di una fistola come motivo per ritardare la biopsia o l’intervento chirurgico fino a dopo il termine dell’allattamento. Con un sostegno adeguato per allattare o estrarre il latte dal seno sottoposto a biopsia, la possibilità di fistola è bassa. (Johnson e Mitchell, 2019)
L’allattamento può continuare normalmente dopo l’intervento. Esiste il rischio che si sviluppi una cisti piena di latte (galattocele), ma può essere non trattata o trattata con un ago di drenaggio (aspirazione). Se si verifica un’infezione, può essere trattata con antibiotici compatibili con l’allattamento.
Le radiazioni provenienti da procedure diagnostiche che utilizzano raggi X, mammografie, risonanze magnetiche e TAC sono sicure durante l’allattamento. La maggior parte degli agenti radiopachi e di radiocontrasto utilizzati negli esami diagnostici CT/CAT, MRI, MIBI o PET sono estremamente inerti e praticamente non assorbiti se assunti per via orale. Alcuni vengono somministrati per via endovenosa e possono passare nel latte. Tuttavia, l’assorbimento da parte della bambina o del bambino non è un problema. Non è necessario interrompere l’allattamento quando vengono utilizzati. Poiché però esistono diversi mezzi di contrasto, è sempre importante controllare le fonti attuali e affidabili prima di sottoporsi alla procedura diagnostica e verificare che non sia necessaria alcuna interruzione. 
L’Academy of Breastfeeding Medicine afferma che l’ecografia è la prima modalità di imaging utilizzata per la diagnosi di aree mammarie problematiche.
Isotopi radioattivi: Secondo il Protocollo clinico ABM n. 31, quando i medici danno consigli a una paziente che allatta, si deve tenere conto del fatto che la bambina o il bambino possono essere esposti alle radiazioni attraverso due vie: il latte ingerito e attraverso la vicinanza alla madre. È diritto delle madri che allattano chiedere che i loro medici condividano informazioni basate sull’evidenza scientifica sulla sicurezza del radioisotopo raccomandato.
La radioterapia è distruttiva per la ghiandola mammaria e le madri non dovrebbero avere aspettative sulla possibilità che il seno irradiato sia in grado di produrre latte dopo questa terapia1. Anche se durante la terapia può essere prodotto un po’ di latte dalla mammella colpita, è necessario valutare individualmente se allattare da quella mammella. Questo perché il capezzolo e il tessuto dell’areola possono avere una sensibilità ridotta ed essere più soggetti a traumi, sanguinamenti e quindi infezioni. Lo stesso vale per l’uso di un sistema di allattamento supplementare (DAS/SNS) sul lato irradiato così come per la pressione negativa esercitata dalla suzione del bambino, che può essere molto forte. 
La produzione di latte nel seno che non ha ricevuto radiazioni non viene influenzata ed è sicuro allattare dal seno non colpito durante e dopo la terapia.
 
L’allattamento durante la chemioterapia è di solito assolutamente controindicato perché i farmaci utilizzati per debellare il cancro sono altamente tossici e si trasferiscono nel latte. Tuttavia, alcune madri sottoposte a chemioterapia a dosi ridotte o a chemioterapici con emivita relativamente più breve (Protocollo ABM n. 34, Tabella 1) possono essere in grado di sospendere l’allattamento temporaneamente o di estrarre il latte e tornare ad allattare tra una dose e l’altra, dopo aver chiesto consiglio ai medici. L’allattamento può essere possibile anche dopo la fine della chemioterapia, sia per rilattazione che come risultato di un’altra gravidanza, a seconda dei farmaci utilizzati (Pistilli, 2013).
Le madri che allattano e che devono sottoporsi a chemioterapia dovrebbero discutere con l’oncologo la durata dell’allattamento e il suo termine. Alcune possono decidere di usare il tiralatte e pianificare di tornare ad allattare dopo il completamento del ciclo di trattamento. Tuttavia, i loro bambini potrebbero aver perso interesse a poppare dopo il periodo di  sospensione.
Il rischio di recidiva del cancro al seno non aumenta con l’allattamento. (Helewa et al., 2002)

Cancro in altre parti del corpo ed effetti sull’allattamento
Imaging e trattamento della tiroide: l’I-131 è una modalità di trattamento per la distruzione della tiroide in caso di cancro della tiroide e per la malattia di Graves. Non serve per la diagnostica per immagini. È necessario interrompere l’allattamento almeno quattro settimane prima dell’inizio del trattamento per ridurre la dose di radiazioni al seno. L’I-123 viene utilizzato per un aggiornamento sulle condizioni della tiroide e per una scansione diagnostica. Raramente è necessario utilizzare l’I-123 durante l’allattamento. Tuttavia, se è necessario, può richiedere l’interruzione dell’allattamento per diversi giorni. (Protocollo clinico ABM n. 31).
Quando l’allattamento deve essere temporaneamente interrotto a causa dell’uso di radioisotopi a scopo diagnostico, è possibile tirare il latte dopo il trattamento finché non ritorna sicuro riprendere l’allattamento. Il latte estratto può essere conservato in un congelatore dedicato, in modo che la quantità di radiazioni diminuisca nel tempo. Il radiologo può fornire ulteriori informazioni. Il latte può essere controllato dal reparto di medicina nucleare di un ospedale locale per determinare quando le radiazioni sono scomparse, in modo da poterlo utilizzare per l’alimentazione. (Mitchell, 2019).

L’anestesia locale, usata nelle iniezioni effettuate per interventi odontoiatrici o per piccole aree della pelle, non si trasferisce nel latte in livelli rilevabili; quindi, non è necessario interrompere in alcun modo l’allattamento quando viene utilizzata. (Reece-Stremtan, 2017).


L’anestesia generale non richiede lo svezzamento o l’interruzione dell’allattamento. Non appena la paziente si risveglia completamente dall’anestesia generale, è sicuro allattare o tirare il latte perché i farmaci anestetici generali vengono rapidamente metabolizzati. Non è necessario “estrarre e gettare” il latte. (Reece-Stremtan, 2017).

Smettere di allattare per interventi diagnostici o di rimozione dei tessuti: l’équipe sanitaria che si occupa della madre che allatta deve includere l’assistenza all’allattamento nel piano di cura della paziente. La paziente dovrà allattare o tirare il latte immediatamente prima dell’intervento diagnostico o di rimozione dei tessuti per drenare i seni e favorire il comfort. Se si tratta di un intervento lungo, l’estrazione del latte deve essere pianificata anche durante l’intervento. L’estrazione del latte deve essere organizzata anche nell’unità post-operatoria. Lo svezzamento è raramente necessario. (Protocollo clinico ABM n. 35: “Sostenere l’allattamento al seno durante l’ospedalizzazione della madre o del bambino”).


L’esperienza ha dimostrato che smettere di allattare non aiuta la madre a “conservare le forze”. L’allattamento è molto più comodo, rilassante e rapido dell’utilizzo del biberon. Offre un legame emotivo e un’intimità che nutre sia la madre che il bambino quando ne hanno più bisogno. 

1Riportiamo un estratto dello studio “Allattamento dopo tumore mammario? Sì signora!” Hatem A. Azim Jr. - Giulia Bellettini - Shari Gelber - Fedro A. Peccatori. Pubblicato online: 29 marzo 2008, Springer Science+Business Media, LLC. 2008

“Dal momento che un numero sempre maggiore di donne giovani affronta la chirurgia conservativa e successivamente la radioterapia, gli effetti a lungo termine della chirurgia e delle radiazioni ionizzanti sulla ghiandola mammaria sono sempre più studiati. In un primo report di Higgins e Haffty, [44], solo quattro pazienti su dieci sono state in grado di allattare dalla mammella trattata, mentre non si sono riscontrati problemi simili nell’altra mammella. Tralins [45] ha riferito che il 34% delle pazienti aveva anche una minima produzione di latte dal seno irradiato, ma solo 13 donne su 18 hanno scelto di allattare. Delle cinque che non hanno allattato, tre hanno riferito che una scarsa produzione ne era stata la causa. Moran e altri [46] hanno analizzato retrospettivamente oltre 3.000 pazienti del loro ospedale, trattate dal 1965 al 2003, e sono stati in grado di identificare 29 gravidanze in 21 pazienti (una paziente aveva avuto un tumore bilaterale al seno); quattro donne avevano scelto la soppressione farmacologica della lattazione. Nei restanti 18 casi, la lattazione si era presentata in dieci casi (55,6%), non si era verificata in sette (38,9%) e per una paziente non vi erano dati disponibili (5,5%). Il volume del seno è stato segnalato come significativamente diminuito nell’80% dei seni trattati. Questa osservazione è coerente con quella del nostro gruppo ed è probabilmente correlata alla fibrosi indotta dalla radioterapia”.

L'articolo originale si trova qui https://llli.org/breastfeeding-info/cancer-diagnostic-tests-therapeutic-procedures-and-treatment-while-breastfeeding/
Traduzione di Margherita Zocca. Revisione di Anna Meggiorin, Roberta Voltazza e Carla Scarsi
 

 

Altre fonti su cancro, esami diagnositici e allattamento:

Bibliografia

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Allattamento ed emicrania

ALLATTAMENTO ED EMICRANIA

 

di Katia Agostini e Annalisa Venturini - Consulenti de La Leche League Italia

Emicrania o meglio emicranie

La maternità ci porta spesso ad affrontare e gestire cambiamenti che riguardano la nostra vita e il nostro corpo ai quali non sempre arriviamo preparati.
L'arrivo di un bambino o una bambina e il suo accudimento sono per ogni madre una nuova ed impegnativa esperienza. A chi convive con episodi di emicrania (con o senza aura) è richiesto uno sforzo ulteriore: gestire la propria salute e spesso dei farmaci, facendo al contempo ciò che è meglio per il proprio bambino.
 
L'emicrania fa parte della vita di molte persone, fino al 20% delle donne, e può condizionare le nostre attivita' anche per diversi giorni. Il dolore pulsante (legato alla vasodilatazione), associato a volte a nausea, vomito, alla sensibilità a luce e suoni, talvolta con auree e variazioni della vista, sono decisamente debilitanti e limitano notevolmente le nostre azioni di ogni giorno.
 
Quando si ha una bambina o un bambino piccolo e arriva un attacco di emicrania, la giornata può essere estremamente difficile! Non sottovalutare le possibili conseguenze di un'emicrania trascurata è importante per evitare stress per la madre e il bambino, mancanza di sonno, depressione e persino disidratazione e carenze nutrizionali se all'emicrania si associano episodi di nausea e vomito1
 

Curarsi

Durante la gravidanza gran parte di chi soffre di emicrania trova un certo sollievo: gli elevati livelli di estrogeni e di oppioidi endogeni aumentano la soglia del dolore e i livelli ormonali si stabilizzano eliminando uno dei fattori negli attacchi. In generale l'emicrania senza aura migliora più dell'emicrania con aura. Dopo il parto, in particolare durante il primo mese, circa la metà delle neo mamme è soggetta al ritorno degli attacchi di emicrania2
L'allattamento, grazie ai livelli di estrogeni stabili, sembra esercitare un effetto protettivo contro la ricomparsa degli attacchi, anche se ciò può non esser vero per ogni mamma. Indipendentemente dai livelli ormonali, la mancanza di sonno, la preoccupazione e il ritmo imprevedibile dell'essere neomamme possono essere fattori scatenanti dell'emicrania per molte donne.
La capacità di allattare non sembra essere influenzata dall'emicrania e nel confronto con le madri che offrono la formula si nota anzi un effetto protettivo dell'allattamento.
Non diamo quindi per scontato di dover soffrire in silenzio perché stiamo scegliendo di allattare il nostro bambino: non è la soluzione migliore per nessuno!
Potrebbe essere utile, già prima della nascita, lavorare con il proprio riferimento sanitario per decidere un piano che tenga sotto controllo le emicranie e sia allo stesso tempo sicuro per il bambino fino allo svezzamento. 
Gli approcci nella ricerca di soluzioni all'emicrania possono essere diversi, con o senza uso di farmaci. Entrambi possono portare a risultati positivi ma è importante che ogni madre abbia la possibilità di trovare la soluzione più adatta a lei.È allora fondamentale consultare un medico per trovare una terapia personalizzata.
Sebbene negli ultimi anni siano stati realizzati diversi studi e prodotti dati 3,4 sulla compatibilità di molti dei farmaci utilizzati per contrastare l'emicrania, spesso permangono forti convinzioni che aumentano le pressioni sulle madri e le spingono ad evitare di curarsi in gravidanza ed allattamento. Può succedere però anche di trovare opinioni contrastanti tra operatori sanitari sull'utilizzo di medicinali e questo può creare insicurezza.
 
E’ possibile fare riferimento a dati e ricerche per aiutare la madre e il medico a trovare soluzioni a seconda delle situazioni. Ricordiamo che il centro antiveleni di Bergamo, disponibile telefonicamente al numero 800 883300, attivo 24 ore al giorno, sette giorni su 7, offre indicazioni sull'uso e la sicurezza dei farmaci in allattamento. Trovate informazioni anche alla pagina Dove posso trovare informazioni sulla compatibilità dei farmaci con l’allattamento? del nostro sito.
È bene essere assertivi al momento in cui si programma o costruisce col medico un percorso che concili il trattamento dell'emicrania con l'allattamento, perché in questo modo si può riuscire a rendere poi più semplice la nostra vita quotidiana di mamme che allattano.
Alcune pagine del nostro sito
possono aiutarti a guidare una conversazione con il medico su come gestire un problema di salute come l'emicrania durante l'allattamento. 
 
 
Alcune idee e soluzioni trovate da mamme che soffrono di emicrania ed allattano
Durante una giornata di emicrania svolgere qualsiasi attività può essere una vera impresa e l'unica cosa che si vorrebbe fare è stendersi per riposare e trovare un po' di sollievo. Le esperienze di tante donne che elenchiamo qui sono come sempre soggettive ma possono offrire spunti ed idee da provare.
Molte parlano della necessità di prestare attenzione ai trigger, ovvero i fattori scatenati dell’emicrania variabili per ognuno.
Possono essere ormonali e quindi legati per esempio al ciclo o all'assunzione della pillola anticoncezionale oppure non ormonali come saltare un pasto o spesso la disidratazione. Anche il consumo di alcool, fumo, insonnia, riposo disturbato o anche emozioni intense come rabbia, pianto, la luce forte o riflesso luminoso sono scatenati per alcune persone. Per riconoscerli per molte donne è stato utile tenere un diario del mal di testa dove annotare attività e abitudini quotidiane.
Intervenire non appena si sente iniziare il dolore, aiuta anche quando c'è un dolore di bassa intensità e mantiene la situazione più accettabile evitando un peggioramento.
È importante vedere un medico se si ha la necessità di un farmaco che funzioni per l'emicrania: alcuni antidolorifici da banco dopo un po' di tempo possono causare emicrania " di rimbalzo".
Rimedi non farmacologici che si sono dimostrati utili per alcune mamme:
Nel momento dell'emicrania:  un tè allo zenzero, una bibita fredda, applicare freddo sulla fronte e sul collo, dormire almeno 30 minuti.
Altre pratiche che sono state utili per alcune mamme sono: agopuntura o esercizi di yoga, stretching, respirazione e tecniche di rilassamento che risultano più efficaci se esercitati quotidianamente anche a scopo preventivo.
Cercate l'aiuto di qualcuno disponibile ad occuparsi del bambino mentre ci si riprende. Se non trovate nessuno usate o create una stanza sicura per quei momenti. Per esempio in camera da letto riducendo al minimo pericoli e preoccupazioni per il bimbo e riposate con lui INSIEME a voi finchè non si sta meglio o c’è qualcun'altro che vi venga in aiuto.
 
Cercate di tenere occupato il bambino, mettete un po' di musica, accendete la TV o mettete su un film,  usate un audiolibro, e mano a mano che crescono parlate e spiegate loro come vi sentite e cosa possono fare o come giocare vicino a voi o svolgere altre attività mentre voi vi prendete qualche istante: i bambini sono in grado di sorprenderci con la loro capacità di empatia, a qualsiasi età.
 
Trovi ulteriori informazioni anche nel documento "Allattamento e promozione della salute materno-infantile: focus sulla salute mentale" alle pg 27 e 28
 
Riferimenti bibliografici
1. Amundsen S, Nordeng H, Nezvalova-Henriksen K, Stovner LJ, Spigset O. Pharmacological treatment of migraine during pregnancy and breastfeeding. NatRev Neurol. 2015 Apr;11(4):209-19.
2. Allais, G., Chiarle, G., Sinigaglia, S. et al. Migraine during pregnancy and in the puerperium. Neurol Sci 40, 81–91 (2019). 
3. Davanzo R, Bua J, Paloni G, Facchina G. Breastfeeding and migraine drugs. Eur J Clin Pharmacol 2014 Nov;70(11):1313-24.
4. Wells RE, Turner DP, Lee M, Bishop L, Strauss L. Managing migraine during pregnancy and lactation. Curr Neurol Neurosci Rep. 2016 Apr;16(4):40.

 

 

Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League.

Allattamento e Vaccinazione Covid-19

Nel corso di questi anni di Pandemia abbiamo ricevuto tantissime richieste di informazioni sulla compatibilità del vaccino anti-Covid in allattamento; noi Consulenti de La Leche League teniamo a precisare che la domanda sulla compatibilità di un vaccino è un argomento di carattere medico e che quindi noi, non essendo medici, possiamo semplicemente offrire il nostro sostegno alle mamme e alle famiglie fornendo informazioni corrette ed aggiornate, che permettano loro di prendere decisioni e confrontarsi con gli operatori della salute per valutare rischi e benefici di ogni scelta in base alle specifiche situazioni.

 

La Leche League International ha pubblicato un articolo sulla situazione attuale:

https://www.llli.org/breastfeeding-info/vaccines/

 

 Qui di seguito riportiamo alcune fonti da consultare che si sono espresse sulla compatibilità del vaccino Anti-Covid19 durante l'allattamento. 

Il documento del Ministero della salute "Indicazioni ad interim su Vaccinazione contro il COVID-19 in gravidanza e allattamento (Aggiornamento del 22 settembre 2021) a cura dell'Italian Obstetric Surveillance System (ItOSS) Istituto Superiore di Sanità" sostiene che "Nonostante le donne in allattamento non siano state incluse nei trial di valutazione dei vaccini contro la COVID-19, l'efficacia della vaccinazione è ritenuta analoga a quella rilevata tra delle donne non in gravidanza. I vaccini COVID-19 attualmente autorizzati sono tutti vaccini non vivi e vi è unanime consenso che non esista plausibilità biologica a sostegno di un possibile danno al neonato nutrito dal latte di madre vaccinata. Grazie alla dimostrazione della presenza di anticorpi anti SARS-CoV-2 nel latte di donne vaccinate, è ipotizzabile che il lattante possa acquisire una protezione aggiuntiva contro l'infezione da SARS-CoV-228-30, anche se non è ancora noto il grado di protezione che questi anticorpi possono offrire al neonato." 

 

È possibile consultare anche i portali E-lactancia e Infant Risk Center (siti internazionali che si occupano della compatibilità dei farmaci in allattamento), le dichiarazioni dell' ACOG (American College of Obstetricians and Gynecologists), dell' ABM (Academy of Breastfeeding Medicine) e le indicazioni dell'OMS.

Continuare ad allattare i propri figli durante il Coronavirus (2019-nCov; COVID-19) e altre infezioni respiratorie

Continuare ad allattare i propri figli durante il Coronavirus (2019-nCov; COVID-19) e altre infezioni respiratorie

 

La Leche League International incoraggia tutte le famiglie a riconoscere l’importanza dell’allattamento nel fornire protezione immunologica ai bambini allattati.
Chiunque ritenga di avere contratto il COVID-19 (anche noto come nuovo coronavirus; 2019-nCoV; SARS-CoV-2) è incoraggiato a seguire buone pratiche di igiene, come lavarsi minuziosamente le mani e indossare mascherine protettive per prevenire la diffusione del virus.
Se una mamma si ammala così gravemente da aver bisogno del ricovero ospedaliero, al suo bambino dovrebbe essere consentito se possibile continuare a essere allattato, tenendo presente le possibili conseguenze della separazione o dell'interruzione dell’allattamento.

In circostanze estreme, se viene ritenuta necessaria l’interruzione dell'allattamento, si incoraggia la spremitura manuale o l’estrazione del latte con il tiralatte. In questi casi, il latte tirato, che contiene molteplici fattori immunitari, può essere offerto al bambino per aiutarlo a prevenire di contrarre l’infezione o per aiutarlo a ridurne la gravità e la durata se si dovesse ammalare.

Per ulteriori informazioni trovate qui un comunicato stampa: https://www.llli.org/coronavirus/

#WorldHealthOrganization #COVID19 #Coronavirus #NovelCoronavirus #2019nCoV #RespiratoryInfection

 

Considerando i benefici dell’allattamento e il ruolo trascurabile del latte materno nella trasmissione di altri virus respiratori, la madre può continuare ad allattare, attuando tutte le precauzioni necessarie.”
UNICEF Coronavirus disease (COVID-19): What parents should know, February 2020.
https://www.unicef.org/stories/novel-coronavirus-outbreak-what-parents-should-know

 

 Approfondimenti

Centers for Disease Control and Prevention (CDC; 28 January 2020). About 2019 Novel Coronavirus (2019 – nCoV). Accessed 29 January 2020 and 12 February 2020 from https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/about/index.html
Centers for Disease Control and Prevention (CDC; 17 February 2020). Frequently Asked Questions and Answers: Coronavirus Disease 2019 (COVID-19) and Pregnancy. Accessed 18 February 2020 from https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/specific-groups/pregnancy-faq.html
Centers for Disease Control and Prevention (CDC; 15 February 2020). Coronavirus Disease 2019 (COVID-19): Frequently Asked Questions and Answers. Accessed 19 February 2020 from https://www.cdc.gov/coronavirus/2019-ncov/faq.html
Chen H, Guo J, Wang C, et al. Clinical characteristics and intrauterine vertical transmission potential of COVID-19 infection in nine pregnant women: a retrospective review of medical records. Lancet 2020; published online Feb 12 2020 at https://doi.org/10.1016/S0140-6736(20)30360-3
China National Health Commission. Transcript of Press Conference on Feb 7, 2020 in Chinese. Available at
http://www.nhc.gov.cn/xcs/s3574/202002/5bc099fc9144445297e8776838e57ddc.shtml
Lam, C.M., Wong, S.F., Leung, T.N., Chow, K.M., Yu, W.C., Wong, T.Y., Lai, S.T. and Ho, L.C. (2004), A case‐controlled study comparing clinical course and outcomes of pregnant and non‐pregnant women with severe acute respiratory syndrome. BJOG: An International Journal of Obstetrics & Gynaecology, 111: 771-774.
Scientific American (12 February 2020). Disease Caused by the Novel Coronavirus Officially Has a Name: COVID-19. Accessed 12 February 2020 from https://www.scientificamerican.com/article/disease-caused-by-the-novel-coronavirus-officially-has-a-name-covid-19/
Shek CC, Ng PC, Fung GP, et al. Infants born to mothers with severe acute respiratory syndrome. Pediatrics 2003; 112: e254.

Ė possibile allattare dopo un tumore al seno? 

Ė possibile allattare dopo un tumore al seno? 

Le biopsie e la rimozione dei tumori toccano la ghiandola mammaria. Il problema principale che potrebbe presentarsi è l’isolamento di una parte della ghiandola mammaria che non riesce più a drenare efficacemente. In questo caso, noterai una stasi di latte localizzata, che potrà risolversi col tempo, così come potrà causare uno stato infiammatorio doloroso cronico. In quest’ultimo caso dovrai interrompere l’allattamento da quel seno, ma questo non significa non poter più allattare: se lo vorrai, potrai infatti continuare ad allattare dall’altro. 

Una mamma che aveva subito una biopsia ha raccontato che allattava il suo bambino senza particolari problemi, ma sentiva dolore quando si tirava il latte. 

Se sei stata operata per la rimozione di un tumore o per una biopsia, la cosa più semplice è iniziare ad allattare e vedere come va.

Bisogna tenere sempre a mente che questo tipo di chirurgia coinvolge un solo seno, lasciando l’altro integro e quindi perfettamente funzionante. Questo vale anche nel caso in cui tu abbia subito una mastectomia a seguito di un tumore o di un incidente. 

 

Ė sicuro allattare dopo un tumore al seno? 

Molte mamme raccontano di aver allattato dopo un intervento chirurgico e terapia radiante per cancro al seno. Alcune hanno prodotto poco latte dal seno trattato ed è capitato che il bambino rifiutasse di poppare a quel seno, mentre altre (coloro per le quali la dose di radiazioni è stata più bassa), hanno avuto una produzione pressoché normale dal seno trattato.  

Se hai avuto un tumore al seno, forse ti stai chiedendo se allattare sia una scelta sicura per il tuo bambino.

Gli studi evidenziano che non c’è alcun rischio. Tuttavia, sarà necessario tenere monitorata con particolare attenzione la crescita del tuo bambino. La produzione di latte potrebbe essere sufficiente durante le prime settimane e non esserlo in seguito quando le richieste del bambino aumentano. 

Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando il n. 8 de “La Gazzetta della Prolattina” nel sito www.lagazzettadellaprolattina.it.