• Che cos'è la compressione del seno? A che cosa serve?

    La compressione del seno è una tecnica che serve a mantenere il bambino attivo al seno e a fargli assumere più latte.

    Per prima cosa impara a riconoscere quando il bambino sta “bevendo” bene e prendendo latte: la sua suzione mostra una sequenza “apri-pausa-chiudi”. Noterai anche movimenti vicino all’orecchio e alla tempia di tuo figlio.

    Quando tuo figlio sta poppando attivamente, non è infatti necessario comprimere il seno.

    Quando invece smette di poppare attivamente, e “ciuccetta” (la bocca si muove ma senza movimenti verso le tempie e le orecchie), comincia la compressione del seno.

    Sorreggi il seno con una mano, il più possibile accostata alla cassa toracica, il pollice da un lato e le altre dita dall’altro lato del seno, in modo da averne una buona porzione nella mano. Poi schiaccia il seno fra il pollice e le altre dita, comprimendolo. Quest’azione dev’essere fatta con decisione, ma non così forte da far male.

    Il bambino ricomincia a poppare attivamente (suzione a bocca aperta-pausa-chiusa). A quel punto, puoi mantenere la compressione, finché tuo figlio non ricomincerà a “ciuccettare” invece di “bere”. Non interrompere la compressione durante la suzione attiva; quando si mette solo a “ciuccettare”, allora puoi rilasciare la mano, per non stancarla, e per permettere al latte di fluire ancora da altre zone del seno.

    Quando si rilascia la pressione, alcuni bambini smettono di succhiare. Se il bambino non riprende a poppare attivamente entro dieci secondi circa, comprimi di nuovo il seno.

    Ogni volta che comprimi il seno, sposta leggermente la mano in un'altra posizione, in modo da comprimere ogni volta zone differenti del seno.

    Se inizialmente la compressione non dà risultati, questo non significa che tu debba immediatamente cambiare seno. Ma via via che il bambino poppa sempre più tempo a un seno, la compressione funzionerà sempre meno, e il flusso del latte rallenterà; e i bambini rispondono al flusso di latte.

    Se la compressione non ha più effetto e tuo figlio si sta addormentando o cominciando a irritarsi per la lentezza del flusso, prova a staccarlo dal seno e offrirgli l’altro lato. Potrai poi ripetere il ciclo, da un seno all’altro, tutte le volte che occorre, finché la compressione non riesca più a mantenere il bambino attivo.

    Prova a sperimentare. Sebbene questa tecnica funzioni bene con molte madri, metti in atto qualunque variazione che funzioni bene per te. Finché comprimere il seno non è fastidioso per te, e il bambino assume latte, allora significa che la tecnica sta funzionando.

    (adattato da “Allattamento al seno – Il libro delle Risposte”, vol. 1 p. 163)

     

     Guarda il video 1E sulla compressione - clicca qui

     

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Che cos’è il DAS?

    Il DAS è un contenitore da cui partono uno o più tubicini, che vanno fissati sul seno. Il contenitore viene riempito di latte (possibilmente materno, tirato con un tiralatte o estratto tirandolo manualmente) e il tubicino fissato al seno con un cerotto delicato e posizionato a livello del capezzolo. Il bambino poppando prende in bocca anche il tubicino e in tal modo riceve il latte dell’integrazione.

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.


     

  • Che cosa posso fare per prevenire e curare i capezzoli doloranti/le ragadi?

    I capezzoli doloranti sono uno dei problemi più comuni delle neo-mamme. Nei primi giorni di allattamento è normale che la pelle sia un pochino irritata, ma se il dolore diventa più intenso o dura parecchi giorni, forse c'è da cambiare qualcosa.

    La prima cosa da controllare è la posizione del bambino quando poppa.Tu sei comoda? Il suo corpo è ben aderente al tuo? Pensi di poter avvicinare il sederino a te ancora un po'? Il suo pancino è ben appoggiato su di te? A che altezza si trova il suo viso rispetto al seno?

    Per posizionarlo bene bisogna che in corrispondenza del capezzolo si trovi il suo nasino, non la bocca, in modo che per prendere il seno in bocca il tuo bambino debba piegare all'indietro la testa e spalancare bene la bocca. Quando poppa, il tuo bambino è così? Ha la testina un po' all'indietro e la bocca spalancata come per fare un grande sbadiglio? In questo modo il mento arriva al seno prima del naso, ci affonda proprio dentro, mentre il naso rimane anche un pochino staccato e il capezzolo punta verso il palato, non verso il centro della bocca. Questo rende l'attacco asimmetrico, non centrale, e fa in modo che possa essere preso in bocca anche un buon boccone di seno sotto al capezzolo.

    Dei cuscini dietro la schiena possono aiutarti a trovare una posizione comoda per te, mentre dei cuscini appoggiati sulle tue gambe sono utili per sostenere le tue braccia (che sostengono a loro volta il bambino)

    Anche l'ingorgo può essere una causa di indolenzimento del capezzolo, dato che il bambino ha più difficoltà ad attaccarsi e finisce con poppare solo dal capezzolo. Per ammorbidire l'areola si possono fare degli impacchi freddi, oppure si può spremere manualmente un po' di latte. Il dolore può essere causato anche dal bambino che poppa tenendo la lingua o il labbro inferiore in una posizione scorretta. Quando il bambino si attacca, assicurati quindi che il suo labbro inferiore non sia ripiegato all'interno della bocca e, se necessario, abbassagli il labbro inferiore per essere sicura di vedere la lingua.
    Esistono situazioni in cui i bambini sono effettivamente attaccati abbastanza bene ma hanno comunque difficoltà a trasferire latte a causa di limitazioni nei movimenti della lingua (a causa di un frenulo corto, per esempio). Anche in questi casi è importante cercare di ottenere l'attacco più efficace e profondo possibile, quindi valutare bene questo aspetto è comunque necessario. Contatta una Consulente de La Leche League per ulteriori informazioni.

    Per evitare ragadi ed indolenzimenti, se vuoi staccare il bambino dal seno mentre poppa, non allontanarlo bruscamente, ma inserisci il dito mignolo nella bocca, interrompendo così il vuoto d'aria.

    Non è necessario mettere creme o disinfettare: il latte materno e la pelle dell'areola forniscono le necessarie sostanze emollienti e antibatteriche. Usa semplicemente acqua per la normale igiene.

    Se sei sicura che il bambino si attacchi correttamente, ma l'indolenzimento non passa, forse è opportuno controllare se si tratta di mughetto, un'infezione da funghi che dalla bocca del bambino può contagiare il seno. Controlla quindi se ci sono macchie bianche nella bocca del bambino, un eritema da pannolino, e/o tu provi fitte al seno durante o dopo l'allattamento, oppure se c'è prurito, arrossamento o screpolature sui capezzoli. A questo proposito puoi leggere anche Il mughetto (candida) può essere causa di irritazione ai capezzoli?
    Se sospetti di avere il mughetto, contatta un medico per avere una diagnosi precisa ed essere curata.
     
    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.
  • Che cosa posso fare se il mio bambino allattato non cresce abbastanza?

    Quando il pediatra ti dice che il tuo bambino sta rallentando la crescita, un buon primo passo consiste semplicemente nel fare una verifica. Le bilance sono calibrate in modo diverso, è quindi molto importante che il bambino venga pesato sempre sulla stessa bilancia e indossi gli stessi indumenti o indumenti simili. Bisognerebbe cercare di non pesarlo una volta subito dopo la poppata e la volta successiva prima di attaccarlo al seno.

    Con tutti i dati precisi in mano, osserva attentamente il tuo bambino. È cicciottello? Chiaramente, se è nato prematuro o di basso peso, potrebbe impiegare qualche settimana prima di diventare paffuto, ma i bambini che crescono lentamente ma bene, di solito hanno guance tonde, cosce piene e pieghe nella pelle all’altezza dei polsi e delle caviglie. Con poppate efficaci la pelle “vuota” su braccia e gambe di un bambino nato a termine dovrebbe sparire nel giro di una settimana o poco più.
    Continua ad osservare come si comporta e come si sta sviluppando, se si rilassa dopo la poppata (mani aperte, braccia abbandonate) e se appare soddisfatto almeno per qualche minuto.
    Fai caso ad altri ottimi segni, osserva se è energico, se rispetta le tappe della crescita come nel sorriso, nel tentativo di afferrare oggetti e così via.
    Anche tenere sotto osservazione se sporca un numero sufficiente di pannolini (nelle prime sei settimane almeno tre scariche abbondanti al giorno) è un altro buon segnale. Vedi anche Come faccio a sapere se il mio bambino sta bene e riceve latte a sufficienza?

    Se il tuo bambino allattato poppa a richiesta, ha libero accesso al seno (Ogni quanto devo allattare il mio bambino?), appare pasciuto, sano, attivo, allegro e segue le tappe dello sviluppo, potrebbe anche non mettere tanto peso; è il caso di preoccuparsi?
    Se tutto il resto funziona, significa che il tuo bambino sta seguendo il suo schema di crescita. I bambini che rientrano nei percentili più bassi nel primo anno di vita, in seguito si sviluppano fisicamente e intellettualmente nello stesso modo dei bambini nei percentili più alti, e questo è stato dimostrato da recenti ricerche.

    Se dopo aver valutato tutto quanto indicato qui sopra sei preoccupata per la crescita del tuo bimbo e anche il medico si è dimostrato preoccupato, puoi provare le seguenti strategie:

    • Verifica che l’attacco al seno del tuo bimbo sia efficace. Hai dolore durante la poppata? Lo vedi deglutire con regolarità? Al termine della poppata lo vedi più appagato rispetto l’inizio della poppata? Qui trovi il video dell’attacco efficace e come attaccare il bambino al seno. Prova a sistemare l’attacco al seno del tuo bambino, se avevi dolore, sistemando l’attacco non dovresti più avvertirne. Se necessario puoi chiamare una Consulente per ulteriori strategie per sistemare l’attacco.
    • Esegui la compressione del seno durante le poppate. Quitrovi la spiegazione della tecnica.
    • Prova ad aumentare la frequenza delle poppate, se il tuo bambino non chiede molto spesso prova ad offrire tu il seno. Se il tuo bimbo usa il ciuccio potresti provare ad offrire il seno ogni volta in cui gli avresti offerto il ciuccio. Ogni “ciucciata” del succhiotto è una potenziale poppata al seno!
    • Se dopo aver attuato queste strategie sei ancora preoccupata per la crescita del tuo cucciolo potresti contattare una Consulente per valutare assieme a lei la situazione e trovare altre possibili strategie.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Che cosa si intende per bambino sonnolento?

    Nei primissimi giorni dopo il parto, il bimbo appena nato si adatta alla vita extrauterina. Il parto è un evento tanto meraviglioso quanto impegnativo per la mamma, ma altrettanto lo è per il piccolo, che compie molti sforzi attivi per venire alla luce. In media, quindi, un neonato nei suoi primissimi giorni di vita tende a riposarsi spesso. In genere tutti i neonati hanno bisogno di dormire diverse ore durante il giorno, alternando il sonno a molte poppate (tra le 8 e le 12 poppate sulle 24 ore).

    Può capitare però che alcuni bambini siano particolarmente sonnolenti anche dopo i primi giorni successivi alla nascita, e non poppino tanto quanto dovrebbero o comunque non in maniera adeguata.

    In questo caso puoi approfondire l'argomento leggendo le risposte in questa sezione e in particolare Come faccio a sapere se il mio bambino sta bene e riceve latte a sufficienza? e Quante poppate dovrebbe fare il mio bambino?

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Che cosa succede quando il bambino poppa?

    Quando il bambino poppa dal seno (o estrai il latte con le mani, o il tiralatte è al lavoro), vengono stimolate le terminazioni nervose del capezzolo e dell’areola. Queste fanno partire una cascata di ormoni che, mandando segnali all’ipofisi, avviano la produzione di prolattina e ossitocina poi secrete nel circolo sanguigno.
    Il rilascio di prolattina stimola le cellule alveolari a produrre latte e l’ossitocina è responsabile del rilascio nei dotti del latte prodotto ed immagazzinato negli alveoli in attesa che qualcuno lo chieda; l’ossitocina svolge questo ruolo inducendo la contrazione dei muscoli che contornano gli alveoli. In questo modo il latte viene spruzzato fuori dal seno stesso, che collabora col bambino!

    Questo fenomeno, grazie all’azione finale svolta dall’ossitocina, prende il nome di riflesso di emissione, riflesso di eiezione, discesa del latte o calata... Molti dialetti lo chiamano ancora in modo diverso.
    Il riflesso di emissione può verificarsi anche senza la stimolazione fisica della suzione del bambino; per esempio alcune madri raccontano che “la calata” si verifica ogni volta che sentono piangere un bambino, proprio o altrui.

    Durante la poppata possono verificarsi più riflessi di emissione successivi: a differenza da quanto accade col biberon, da cui il latte esce in modo costante, il latte esce dal seno “a ondate”, che potresti riconoscere osservando il cambiamento nel modo di succhiare del tuo bambino o per una sensazione di formicolio nel momento in cui il latte inizia a fluire.

    Molte donne avvertono questa sensazione solo nelle prime settimane, alcune solo in occasione del primo riflesso di emissione, altre non la avvertono mai: non è certo un problema. La quantità o la qualità del latte non ne sono modificate.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Che cosa succede se ho i capezzoli introflessi?

    Nei casi di introflessione più leggera, un bambino con normali capacità di suzione non avrà grossi problemi nell'estrarre il capezzolo; un bambino prematuro o con qualche difficoltà di suzione (debole, ipotonico, sonnolento) potrebbe fare fatica a poppare bene, almeno inizialmente.

    Nelle forme di introflessione da moderata a grave, invece, il capezzolo si ritrae nettamente quando l'areola viene compressa, a volte addirittura si "nasconde" dentro l'areola. In questi casi, il bambino non riesce ad attaccarsi e l'allattamento può essere molto difficoltoso, ma vi sono alcune tecniche in grado di ovviare a questo problema. È possibile infatti trattare il capezzolo già in gravidanza. Se la presenza di capezzoli introflessi viene rilevata solo al momento del parto, è ancora possibile trattare i capezzoli ma sarà particolarmente importante curare posizione e attacco del bambino al seno.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Ci sono precauzioni/svantaggi da considerare usando il DAS?

    Per utilizzare il DAS il bambino deve essere in grado di poppare e avere un buon attacco al seno. Senza un attacco profondo il rischio è che si attacchi sulla punta del capezzolo e succhi solamente dal tubicino creando dolore alla mamma e non stimolando la produzione. Controllare e correggere eventualmente l’attacco diventa in questo caso fondamentale.
    Se il bambino rifiuta il seno, si innervosisce o si addormenta appena viene attaccato al seno, il DAS al seno può non essere la soluzione adatta. Si può però approfittarne quando il bambino sonnecchia al seno perché poppando nel sonno può assumere un po’ di latte in più.
    Un altro rischio, meno comune, è che la mamma potrebbe sentirsi rassicurata dal vedere il latte che il bambino prende dal DAS e protrarre per molto tempo l’uso del dispositivo, non riuscendo a fidarsi della propria capacità di produrre latte.

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come avviene la produzione di latte?

    Durante la gravidanza e nei primi giorni dopo il parto, la produzione è guidata da un processo bilanciato di ormoni, inizia con la produzione del colostro verso la fine della gravidanza, per arrivare ad un veloce aumento della quantità di latte intorno alle 30/40 ore dopo il parto.

    Dopo qualche giorno, il processo diviene “meccanico” e guidato dal bambino, che da quel momento diventa il protagonista del meccanismo di domanda/offerta.

    Il seno produce latte in base a quanto e a quanto spesso viene svuotato. Poppate più frequenti stimolano una maggior velocità di produzione (è come se i seni pensassero “Ehi, qui ciucciano in continuazione, serve più latte!”), poppate più distanziate la rallentano.

    In altre parole, un seno vuoto (o semi-vuoto, perché in realtà il latte viene prodotto continuamente quindi non sarà mai del tutto vuoto) produce latte più velocemente di un seno pieno.

    Questo ruolo di “indicatore della velocità a cui produrre” è svolto dal FIL (Feedback Inhibitor of Lactation – Fattore di inibizione della lattazione), una piccola proteina contenuta nel siero del latte: la quantità di FIL indica al seno quanto latte produrre: quando c’è molto latte nel seno, il FIL inibisce, od ostacola, gli alveoli dal produrne di più. Quando il latte viene rimosso dal seno – e il FIL non è là a fermare la produzione di latte – gli alveoli si danno da fare e producono più latte. Questo è il motivo per cui è importante offrire il seno spesso e incoraggiare il bambino a svuotare il seno il più possibile ai fini di un'ottimale produzione di latte.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come faccio a sapere se il mio bambino sta bene e riceve latte a sufficienza?

    La crescita dei bambini non è costante: i bambini non crescono ogni settimana dello stesso numero di grammi, e più sono grandi di età, più lentamente crescono.
    La crescita del bambino va misurata a partire dal peso più basso raggiunto dopo la nascita, e non dal peso del bambino alla nascita. Questo perché nei primi giorni un calo di peso fino al 7% è fisiologico. In pratica se il tuo bambino alla nascita pesa 3 kg e 500 grammi, nei primi giorni potrà perdere fino a 245 grammi circa, arrivando a pesare 3 kg e 255 grammi circa, senza che ci sia bisogno di preoccuparsi. Questo nuovo peso sarà quello da utilizzare come base per calcolare la crescita del tuo bambino.
    Il recupero del calo fisiologico dovrebbe avvenire entro 2 - 8 giorni.

    La crescita media, a quel punto dovrebbe essere di circa 30-45 g. al giorno, ma il tuo bambino può prendere anche di più o di meno di questo peso indicativo ed essere comunque soddisfatto. Non è necessario pesare ogni giorno il bambino, basta pesarlo una volta alla settimana e calcolare poi la media, dividendo il peso guadagnato dalla pesata precedente per i numeri di giorni tra una pesata e l’altra.
    Un altro indicatore per capire come stia andando la crescita del tuo bambino sono le feci. Un bambino che sta assumendo sufficiente latte, per le prime sei settimane dovrebbe evacuare con feci “OK” almeno 3 volte nelle 24 ore. Le feci per essere “OK” dovranno essere perlomeno della dimensione del cerchio che si fa tra indice e pollice quando si fa con la mano il segno dell'OK.

    Verifica che i capezzoli non ti facciano male; in caso di dolore prova a guardare il video sull’attacco efficace: a volte bastano pochi semplici accorgimenti per rendere la poppata indolore e quindi più efficace (se non risolvi puoi contattare una Consulente); dovresti notare l’emissione di latte nel giro di qualche minuto (di solito molto prima) e il seno sensibilmente più morbido al termine della maggior parte delle poppate.
    Nel corso di una poppata efficace - solitamente all’inizio - il tuo bambino ha gli occhi aperti e procede inizialmente con rapide ciucciate che diventano 
    poilente (circa una al secondo), con qualche pausa in cui lo vedrai deglutire.

    Indicativamente la durata complessiva per la maggior parte delle poppate va dai 20 ai 40 minuti (ma anche molto di più o molto di meno! :-) ).
    Quello che dovresti notare è un appagamento temporaneo, il bambino che si addormenta pian piano verso la fine della poppata, finchè non riprende a poppare. Quando sta poppando appagato, le sue manine sembreranno abbandonate e la sua espressione è serena per la maggior parte del tempo.

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Come posso capire se i miei capezzoli sono piatti o introflessi?

    Sai che ci sono veramente tanti tipi di capezzoli?

    Ogni donna è differente! Anche nella forma del seno, dell’aspetto e della forma dell’areola e del capezzolo!

    Talvolta i capezzoli sono diversi da una mammella all’altra. Solo in alcuni casi la forma del capezzolo può essere un potenziale ostacolo ad allattare.

    Spesso non basta osservare il seno per capire se i capezzoli sono piatti o introflessi, ma è necessario premere leggermente tra le dita l'areola a un paio di centimetri di distanza dal capezzolo: se il capezzolo non sporge, viene definito piatto; se si ritrae nel seno o appare concavo, si considera introflesso. I capezzoli piatti o introflessi non protrudono neppure se esposti al freddo. Se invece al freddo o alla pressione dell'areola il capezzolo sporge, non è introflesso o piatto e non richiede alcun tipo di trattamento.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come posso incrementare la mia produzione di latte?

    Questo è un problema che interessa tante mamme che allattano. Molte donne non sono informate del fatto di poter incrementare la loro produzione di latte.

    Talvolta l'allattamento procede meravigliosamente, poi accade qualcosa per cui la mamma comincia a chiedersi se sia davvero in grado di produrre abbastanza latte per nutrire il suo bambino. Il piccolo potrebbe voler poppare "tutto il tempo" o il seno potrebbe sembrare più morbido e non più così "pieno" com'era nelle prime settimane dopo il parto.

    Innanzitutto è necessario individuare alcuni "falsi allarmi" riguardo alla produzione di latte.Si può dire che un bambino in salute, nato a termine e allattato sta prendendo abbastanza latte se:

    • A partire dal terzo giorno dopo la nascita, ha almeno 2-5 scariche intestinali al giorno(in bambini che hanno più di 6 settimane sono normali scariche anche meno frequenti).
    • A partire dal terzo o quarto giorno di vita, bagna bene di pipì almeno 5-6 pannolini al giorno(6-8 pannolini in cotone).
    • Il bambino sta aumentando circa 30 grammi al giorno, partendo non dal suo peso alla nascita, ma dal peso più basso raggiunto a circa tre o quattro giorni di età.
    • Il bambino poppa frequentemente, ad intervalli di un'ora o un'ora e mezza fino a tre ore, facendo almeno 8-12 pasti al giorno.
    • Il bambino appare in salute, il suo colorito è buono, la sua pelle tesa, sta crescendo di peso, in lunghezza e nella circonferenza cranica, appare vispo e vivace.
    • Nel periodo compreso tra le 6 settimane e i 2 mesi di età del bambino, il corpo della mamma ha imparato quanto latte produrre e molte donne non sentono più il seno turgido. Questo non è un segno che il latte stia diminuendo, ma significa semplicemente che il corpo della mamma ha compreso la quantità di latte necessaria proprio per quel bambino.

     

    Un bambino può avere vari "scatti di crescita" nei primi mesi di vita. Generalmente questi avvengono intorno alle 2-3 settimane, a 6 settimane e a 3 mesi di età, ma possono verificarsi in ogni altro momento per ogni singolo bambino. Sono periodi in cui il piccolo vuole poppare di più e più frequentemente per stabilire una produzione di latte adeguata alle sue esigenze.

    Assecondare la richiesta del bambino, lasciandolo poppare tutte le volte e per tutto il tempo che vuole, agisce sulla produzione di latte della mamma e le permette di avere maggiore quantità di latte entro alcuni giorni.

     

    Facciamo un esempio per capire perché sia importante lasciar libero il bambino di poppare a richiesta:

    abbiamo molta fame, ma mangiamo solo un piccolo spuntino. Potrebbe non bastare, poiché stiamo facendo attività sportiva intensa che consuma molte calorie (proprio come accade quando un neonato cresce di decine di centimetri e raddoppia il suo peso in pochi mesi) e quindi abbiamo ancora fame. Il nostro corpo vuole mangiare di più e non sarà soddisfatto finché non mangerà abbastanza. Al bambino accade la stessa cosa - tenerlo a lungo senza poppare equivale a far aumentare la sua frustrazione e la sua fame.

    Se davvero c'è bisogno di aumentare la produzione di latte, allora la prima cosa da fare è cercare aiuto. Se il bambino non sta crescendo bene, o sta perdendo peso, è bene mettersi in contatto con il medico. Quasi sempre migliorare la gestione dell'allattamento aiuta a risolvere la questione velocemente, ma in alcuni casi uno scarso aumento di peso può indicare un problema di salute.

    • Un bambino sonnolento potrebbe aver bisogno di essere svegliato e incoraggiato a poppare molto frequentemente, anche durante la notte, per aumentare la stimolazione del seno e la quantità di latte assunta durante le 24 ore.
    • Se la mamma sente dolore, potrebbe esserci invece un problema nella posizionedi allattamento e/o nell'attacco al seno: se non si è sicure che il bambino stia succhiando efficacemente, è bene consultare una Consulente de La Leche League o un altro specialista dell'allattamento che possa essere di aiuto.
    • Se il bambino non cresce bene ed il pediatra ha prescritto aggiunte di formula artificiale, sarebbe opportuno che queste fossero somministrate con modalità che noninterferiscano con la suzione al seno, ad esempio usando un cucchiaio, una tazzina o con un dispositivo di alimentazione supplementare (DAS; vedi qui il video "Come costruire e usare in DAS, dispositivo di alimentazione supplementare"). Il biberon invece potrebbe interferire con l'allattamento. L'aggiunta potrebbe essere anche soltanto di latte materno, tirato e poi offerto nelle modalità scelte dalla mamma.
    • Se si sta somministrando formula artificiale, è rischioso interrompere bruscamente le aggiunte ed è consigliabile quindi diminuirle con gradualitàmentre si sta lavorando per stimolare maggiormenteil seno e quindi si aumenta la produzione di latte. Per essere sicure che il bambino stia mangiando abbastanza, si possono controllare i pannolini bagnati o sporchi, ed è opportuno essere in contatto con il pediatra per un controllo periodico del peso e della salute generale.
    • È utile anche "movimentare" la poppata, cambiando seno due o tre volte, per aiutare il bambino a conservare l'interesse a poppare perché si mantiene veloce il flusso di latte: appena noti che la suzione rallenta o si ferma, puoi porgere l'altro seno. Anche la compressione del seno aiuta. Entrambe queste cose aiutano a stimolare in modo efficace la produzione di latte poiché in questo modo si riesce con più facilità a svuotare i seni.
    • È importante che la mamma si prenda cura di sé stessa, ascoltando il più possibile i propri bisogni per quanto riguarda il riposo, il rilassamento, l'alimentazione e un'adeguata idratazione, anche chiedendo - per quanto possibile - sostegno e aiuto pratico alle persone che le sono vicine, non tanto nella gestione del suo bambino ma in tutto il resto. 

     

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Come posso trattare i capezzoli piatti o introflessi?

    Le opinioni e le esperienze in questo campo variano tra loro, ma molte donne hanno trovato utili i trattamenti per i capezzoli piatti o introflessi e molti esperti di allattamento continuano a consigliarli.

    Questi esperti non sono d'accordo tra loro riguardo l'importanza dello screening di tutte le donne in gravidanza, allo scopo di rilevare la presenza di capezzoli piatti o introflessi, o sulla necessità di prescrivere a tutte le donne interessate trattamenti di preparazione preventiva. Ad esempio, il British Royal College of Midwives (Collegio Reale Britannico delle Ostetriche) sostiene che i cambiamenti ormonali che avvengono durante la gravidanza e il parto possono portare alla protrusione spontanea del capezzolo in molte donne. Sebbene il trattamento dei capezzoli piatti o introflessi nel corso della gravidanza sia oggetto di discussione, se il neonato incontra difficoltà ad attaccarsi ad un capezzolo piatto o introflesso, potreste trovare utili uno o più di questi suggerimenti.

    I modellatori di capezzolo
    Si indossano sotto al reggiseno e aiutano a far protrudere meglio i capezzoli piatti o introflessi. I modellatori sono formati da due parti e sono in materiale plastico. La parte interna ha un foro in corrispondenza del capezzolo e la pressione sul tessuto che circonda il capezzolo lo spinge verso l'esterno.
    I modellatori si possono usare già dalla gravidanza e sfruttano l'aumento naturale dell'elasticità della pelle in questi mesi applicando una pressione delicata ma costante sulle aderenze sottostanti (tessuto connettivo) per far protrudere il capezzolo. Dopo il parto, i modellatori si indossano per una mezz’ora prima delle poppate. Non vanno indossati di notte e il latte che si raccoglie al loro interno non deve essere utilizzato perché può contaminarsi.

    La tecnica di Hoffman
    Questa procedura contribuisce ad allentare il tessuto connettivo alla base del capezzolo e può essere utilizzata sia durante la gravidanza sia dopo il parto. Appoggiare i pollici alla base del capezzolo (non sull'areola ma esattamente alla base del capezzolo). Premere con decisione verso la cassa toracica e contemporaneamente allontanare i pollici. Questa manovra contribuisce a distendere il capezzolo e ad allentare le rigidità nei tessuti alla base del capezzolo stesso, spingendolo gradualmente a muoversi verso l'alto e verso l'esterno. Ripetere questo esercizio da due fino a cinque volte al giorno, spostando i pollici attorno alla base del capezzolo.

    Il tiralatte
    Dopo il parto, è possibile usare un tiralatte efficace (per ulteriori informazioni "Come si sceglie un tiralatte?") per far sporgere il capezzolo subito prima della poppata e facilitare l'attacco del bambino. E’ possibile usare il tiralatte anche in altri momenti della giornata per allentare le rigidità del tessuto connettivo alla base del capezzolo, applicando una pressione uniforme che parta dal centro del capezzolo stesso.

    La siringa invertita
    Funziona così: prendi una siringa normale, da 10ml e taglia con una lametta la parte conica, dove si mette l’ago. Si inserisce lo stantuffo dalla parte tagliata mentre l’altra si appoggia sul capezzolo. Infine tiri delicatamente lo stantuffo per mantenere l’aspirazione. Eventualmente, se non si vuole o non si riesce a tagliare la parte conica, si può semplicemente aggiungere alla parte conica una camicia per vacutainer (si tratta di un cilindro di plastica a cui si raccorda al siringa senza ago).

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come si effettua la pressione inversa?

    Questa tecnica consiste nell’esercitare una pressione costante verso l’interno in direzione del torace, per almeno 60 secondi o più (2-3 minuti ripetendo l’operazione se necessario subito prima di attaccare il bambino) concentrando la pressione alla base del capezzolo. Appena terminata la pressione inversa è possibile attaccare il bambino o spremere manualmente il seno in modo da alleviare la tensione.

    Per ridurre il gonfiore del seno vedi anche Cosa posso fare se il mio seno presenta un dotto ostruito, un ingorgo o una mastite?

    Ecco alcune indicazioni:
    • Posiziona le dita o i pollici nella zona circolare attorno ai capezzoli
    • Se il gonfiore è molto pronunciato puoi stenderti sulla schiena
    • Premi gentilmente ma con decisione verso le costole
    • Mantieni la pressione costante per 1-3 minuti
    • Potrebbero formarsi delle “fossette” che dureranno abbastanza a lungo da consentire un facile attacco del bambino al seno
    • Non appena l’areola sarà mobida attacca il bambino al seno

     

     

    METODO “IMPRONTA A FIORE”

    impronta fiore

     

    Con la mano con la punta delle dita leggermente piegate e le unghie corte afferra il capezzolo proprio all’attaccatura dell’areola e premi in direzione del torace, mentre con l’altra mano puoi tenere uno specchietto per vedere ciò che fai.

     

     

     

     

     

     

    METODO A DUE MANI – UN PASSAGGIO

    metodo a 2 mani un passaggio

    Con la punta delle dita leggermente piegate e le unghie corte, posiziona le dita di lato al capezzolo e premi in direzione del torace.

     

     

     

     

     

     

     

    METODO A DUE MANI – DUE PASSAGGI

    metodo a 2 mani secondo passaggio newmetodo 2 mani 2 passaggi 1

     

    Usa 2-3 dita per ogni mano tenendole piatte con la prima falange che tocca il capezzolo. Esercita una pressione in direzione del torace per 1-3 minuti poi sposta le dita per premere sopra e sotto il capezzolo.

     

     

     

     

     

     

     

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come si possono prevenire le ragadi?

    Non è necessario preparare il seno in gravidanza, poiché il modo più efficace per prevenire eventuali lesioni, come le ragadi, è curare l’attacco delle prime poppate il prima possibile dopo il parto, ricordandosi che l’allattamento deve essere piacevole e non doloroso.
    Se dovesse risultare doloroso, questo probabilmente significa che qualcosa non sta andando nel verso giusto e occorre far valutare l’attacco quanto prima, identificando la causa e correggendola.

    Può aiutarti vedere il Video sull'attacco efficace.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro, o nella categoria "Come si produce latte nel nostro seno?".

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Cosa posso fare per prevenire i morsi durante la poppata?

    Ecco alcuni suggerimenti utili per ridurre o eliminare questo problema.
    Può succedere che il tuo bambino non smetta di mordere ai primi tentativi, ma sicuramente smetterà.

    - È fisicamente impossibile che il bambino morda se è attaccato al seno in modo efficace e succhia e deglutisce attivamente il latte (per mordere dovrebbe smettere di succhiare). Quando il bambino succhia correttamente dal seno, il capezzolo si trova interamente in bocca; per morderlo, il bambino deve spostare la lingua e far scivolare il capezzolo verso i dentini. Osservando il suo comportamento al seno, potrai quindi anticipare il morso: in genere, quando il bambino comincia a sentirsi sazio, la tensione nei muscoli delle sue guance cambia e il capezzolo gli scivola dalla bocca.

    - Quando noti questo cambiamento, infila il mignolo all’angolo della sua bocca, tra le gengive, e lascia che il capezzolo scivoli fuori tenendo sempre il mignolo in posizione, proteggendo il capezzolo da possibili morsi. Allontanare di scatto il bambino è una risposta naturale e quasi automatica, ma può solo peggiorare le cose irritando il capezzolo.

    - La posizione in cui è tenuto il bambino è importante: occorre aiutarlo a stare vicino a te al punto da non potersi spingere via troppo facilmente. Se il bimbo fatica ad attaccarsi al seno, potrà spostarsi facilmente e quindi mordere. Un altro espediente, che alcune mamme hanno trovato utile, è quello di avvicinare il bambino ancora più vicino al seno, almeno momentaneamente. Se il bambino comincia a posizionarsi lontano dal capezzolo, controlla che non stia per mordere.

    - Durante una poppata attiva è impossibile che il tuo bimbo riesca a morderti, perché la lingua è protesa in avanti: per poter mordere di solito i bimbi fanno una piccola pausa e ritraggono la lingua. In quel momento se lo chiami per nome potrebbe distrarsi e fermarsi.

    - Quando la causa è un raffreddore, una posizione più eretta può aiutare il bambino a respirare meglio. Una posizione in cui il bambino è seduto di fronte al seno a cavalcioni sulle gambe della mamma può aiutarlo a respirare meglio. Chiedi al pediatra quale rimedio puoi usare per liberargli il nasino. Il bambino a volte popperà meglio se gli offri il seno mentre cammini.

    - Lascia scegliere al bambino il momento per poppare: se è distratto e si stacca spesso, prova ad allattarlo in un ambiente in penombra o a distrarlo per un momento.

    - Se la tua impressione è che morda perché il flusso di latte tarda ad arrivare o è lento, prova a prevenire il problema usando la compressione del seno.

    A volte, i bambini più grandi, che hanno già i denti, possono lasciare una caratteristica impronta a "corona" sull’areola, dopo la poppata. Questi segni lasciati dai dentini, in genere non provocano alcun dolore. Può capitare a volte che il bambino serri la bocca o lasci scivolare il capezzolo verso le labbra. Se senti fastidio, prova a seguire le tecniche proposte più sopra, per incoraggiare il bambino ad attaccarsi e poppare.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Devo aspettare che il mio seno si riempia prima di allattare?

    Assolutamente no. 

    Una buona produzione di latte avviene grazie allo svuotamento frequente ed efficace del seno. Il ruolo del FIL (Feedback Inhibitor of Lactation – Fattore di inibizione della lattazione), una piccola proteina contenuta nel siero del latte, è rallentare la produzione del latte quando il seno è pieno. Un meccanismo perfetto previsto dalla natura, perché permette di non sovraprodurre se non c’è richiesta. Se noi rimuoviamo spesso il FIL con poppate frequenti, la velocità di produzione del latte aumenta, mentre se non lo rimuoviamo spesso tenendo i seni pieni, la produzione di latte diminuisce.

    È attraverso la frequenza e l’efficacia delle poppate che i bambini “regolano” la produzione della mamma. Possono poppare più frequentemente, lasciare un intervallo più lungo, ciucciare per più tempo, fare solo una poppatina-express per addormentarsi o per riconnettersi alla mamma: o magari hanno bisogno di aiuto per evacuare, perché sono stanchi e succhiare li aiuta a rilassarsi, perché sono piccoli in questo mondo tutto nuovo e stare accoccolati al seno della mamma li conforta e dà loro sicurezza.
    Nella stragrande maggioranza dei casi questo meccanismo di domanda e offerta funziona perfettamente, perciò se i bambini sono lasciati liberi di accedere al seno quando e per il tempo che desiderano, il seno produrrà esattamente la quantità di latte che serve.
    Lo svuotamento del seno e la frequenza con cui ciò avviene, sono la chiave per mantenere una produzione di latte adeguata.
    Questo significa che a determinarne la produzione saranno la suzione efficace (vedi il video sull’attacco efficace qui) e la rimozione frequente da parte del bambino: “più efficacemente allatto e più latte produrrò”.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Durante la gravidanza devo preparare il seno per allattare?

    Spesso le donne in gravidanza incontrano persone che suggeriscono di preparare i capezzoli in previsione dell’allattamento.
    Un tempo le nonne dicevano di sfregarli, indurirli, applicare sostanze diverse (perfino il succo di limone...) e maltrattarli in vari modi per non avere problemi di ragadi. Oggi si invitano le donne ad idratarli per renderli più morbidi e flessibili.

    Serve davvero?
    In realtà no.

    La natura ha già provveduto fornendo tutto ciò che è necessario per idratare e rendere più elastici i capezzoli prima del parto. Il seno è perfetto e pronto così com’è, non ci sono creme, massaggi, aggeggi o pratiche più o meno strane che “servano” o “facciano bene”.

    L’unica “crema” utile la produci già tu.

    Infatti l’areola, la zona di pelle più scura che circonda il capezzolo, è sede delle ghiandole di Montgomery. Queste ghiandole producono sostanze grasse che (oltre ad attirare il neonato con un odore irresistibile) proteggono ed idratano la pelle, limitando anche lo sviluppo di batteri in quell'area.
    Lavando il capezzolo col sapone si rischia di rimuovere questo sottile strato protettivo e seccare la pelle; è sufficiente risciacquare quotidianamente il capezzolo con acqua per mantenerlo pulito e garantire la sua lubrificazione e l’azione anti-batterica.

    Durante la gravidanza è una buona idea verificare se i capezzoli siano piatti o introflessi: in questo caso puoi leggere i numerosi articoli su questo argomento.

    Talvolta si sente dire che l'allattamento irrita i capezzoli.
    In realtà allattare non deve comportare sofferenza: se ciò accade bisogna trovare il motivo ed eliminarlo. Se vuoi prevenire problemi ai capezzoli e prepararti ad allattare, una delle cose più utili è vedere altre mamme che allattano. Le ricerche ci dicono che i gruppi di mamme aiutano ad allattare. Partecipa agli incontri de LLL o contatta la Consulente più vicina, prima del parto. Gli incontri de LLL rappresentano per le mamme un'occasione di scambio di idee, informazioni e sostegno. Inoltre ogni gruppo ha una biblioteca con possibilità di prestito di libri sull'allattamento, la gravidanza e il parto, la nutrizione e il rapporto genitori-figli.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Ho dolore ai capezzoli e il seno è “gonfio”. Cosa posso fare?

    Nei primi giorni dopo il parto la “montata lattea” o, in periodi successivi, un ingorgo possono essere causa di indolenzimento del capezzolo, dato che il bambino ha più difficoltà ad attaccarsi e finisce con poppare solo dal capezzolo. Per ammorbidire l’areola una strategia che molte mamme hanno trovato utile è la “tecnica della pressione inversa”, una tecnica che aiuta ad allontanare i fluidi dalla zona dove il bambino appoggia la bocca.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Ho i capezzoli piatti o introflessi, sto tentando di allattare ma il capezzolo è irritato.

    Alcune mamme riferiscono di aver avuto irritazioni al capezzolo per le prime due settimane, mentre i capezzoli (piatti o introflessi) si adattavano alla suzione e i tessuti si allentavano. In caso di irritazioni serie (ragadi, dolore importante) o se l'irritazione non passa dopo un paio di settimane, contatta la Consulente LLL più vicina o un operatore del settore per ricevere assistenza, in modo da controllare se effettivamente il bambino stia poppando correttamente.

    Talvolta, dopo la poppata si forma dell'umidità nelle pieghe del capezzolo introflesso: se il capezzolo si ritrae dopo la poppata, potrebbe essere ancora umido danneggiando la pelle e facilitando irritazioni. In questo caso, dopo la poppata asciuga il capezzolo con una pezzuola asciutta, lasciandolo un po’ all’aria. Alcune mamme hanno trovato giovamento anche applicando un po’ di lanolina pura.
    Può capitare, anche se raramente, che l'irritazione al capezzolo persista più a lungo perché i tessuti connettivi non si allentano, provocando quindi punti di tensione che possono portare a taglietti o alla formazione di vescichette.

    Se i capezzoli sono profondamente introflessi, il bambino comprime il capezzolo sotto l'areola invece dei dotti lattiferi. Inoltre, dal momento che il bambino non riesce a posizionare correttamente il capezzolo in bocca, non riceverà una quantità di latte proporzionale ai suoi sforzi mentre la poppata può provocare dolore alla mamma. In questi casi, un tiralatte elettrico doppio può essere d'aiuto perché non comprime l'areola ma applica una forza di suzione uniforme che fa protrudere il capezzolo. Col passare del tempo, questa pressione favorisce l'allentamento del tessuto connettivo che lo trattiene.
    Se il bambino si attacca più facilmente ad un seno e riesce a nutrirsi bene, la mamma può continuare l'allattamento solo da quel seno e usare il tiralatte nel seno che non viene drenato dal bambino finché il capezzolo non protruda facilmente. Il bambino riceverà tutto il latte che gli serve da quell'unico seno, purché vi abbia accesso libero in termini di tempo e di frequenza.
    E' importante in queste situazioni controllare l'attacco del bambino al seno: puoi vedere
    il nostro Video o leggerenumerosi articoli a riguardo, cliccando sul tag "attacco efficace" in fondo alla pagina.

    Se entrambi i capezzoli sono gravemente introflessi, la mamma può usare il tiralatte e dare il latte al bambino con un dispositivo alternativo per dare il latte finché il bambino non sarà in grado di attaccarsi efficacemente e serenamente.
    Non è possibile stabilire a priori per quanto tempo sarà necessario usare il tiralatte.
    Ad alcune mamme basta una sola sessione al tiralatte perché il capezzolo sporga completamente, mentre per altre mamme sarà necessario più tempo. Non appena il capezzolo resta sporgente dopo la sessione al tiralatte, la mamma può riprendere immediatamente ad allattare.
    Quando il capezzolo entra correttamente nella bocca del bambino e questi riesce a poppare efficacemente, la mamma può finalmente sospendere l'uso del tiralatte e allattare senza avvertire alcun dolore. In qualche rarissima occasione, può capitare che l'allattamento provochi dolore anche se il capezzolo sporge completamente.

    Dopo una correzione del capezzolo, questo può introflettersi nuovamente non appena il bambino fa una pausa durante la poppata. In questo caso, la mamma può aver bisogno di fermarsi e usare di nuovo il tiralatte per un pochino prima di riportare il bambino al seno. In una fase di transizione all'allattamento esclusivo è possibile ricorrere alla compressione manuale del seno o all'uso di un dispositivo di allattamento supplementare per incoraggiare il bambino a continuare a succhiare e a deglutire per evitare che il capezzolo si introfletta.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Ho i capezzoli piatti o introflessi. Come posso avviare bene l’allattamento?

    Per le mamme con capezzoli piatti o introflessi è ancora più importante curare con attenzione l’attacco del bambino, perché il bambino deve imparare ad aprire bene la bocca per oltrepassare il capezzolo e afferrare una buona porzione dell'areola. Potresti dover sperimentare diverse posizioni per trovare quale sia la più comoda per voi due, oltre che la più efficace. 

    Allattare presto e spesso
    Organizzati in modo da poter allattare il più presto possibile dopo il parto e almeno ogni 2-3 ore dopo il parto, per i primi giorni, almeno finché la produzione non si sia avviata e il bambino abbia cominciato ad attaccarsi con efficacia. In questo modo potrai prevenire un eventuale ingorgo e consentirà al tuo bambino di esercitarsi a poppare prima che la produzione aumenti di volume. Fare molta pratica finché il seno della mamma è morbido, spesso aiuta il bambino a poppare bene anche quando il seno diventerà più turgido (e un capezzolo piatto in questa situazione è difficile da trovare).

    Curare bene l'attacco
    Puoi vedere
    il nostro Video sull'attacco efficace o leggerenumerosi articoli a riguardo, cliccando sul tag "attacco efficace" in fondo alla pagina.

    Calmare il bambino quando è agitato
    Il bambino non deve considerare l'allattamento come un momento di disagio, se si innervosisce interrompi subito la poppata e cerca di calmarlo: offrirgli un dito da succhiare, muoviti, cullalo o cantagli qualcosa. Aspetta che si sia calmato prima di riprovare, altrimenti non riesce a collaborare e diventa un momento molto frustrante per entrambi.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Ho i capezzoli piatti o introflessi. Potrò comunque allattare?

    È importante ricordare che si allatta “al seno” e non “al capezzolo”, quindi l’allattamento è possibile con qualsiasi tipo di capezzolo.

    Purché il bambino afferri una buona porzione dell'areola (le labbra e le gengive devono trovarsi sull’areola, ben oltre il capezzolo), gran parte dei capezzoli piatti o introflessi non sono un ostacolo per l’allattamento. In alcuni casi, il bambino può avere all’inizio qualche difficoltà ad attaccarsi, ma in genere, curando con particolare attenzione la posizione e l’attacco, aggiungendo un po’ di pazienza, l’allattamento può procedere senza ulteriori intoppi.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Ho i capezzoli piatti o introflessi. Quali tecniche posso usare al momento di attaccare il bambino?

    È importante assicurarsi che il bambino si attacchi sempre bene in profondità, prendendo buona parte dell’areola in modo che il capezzolo arrivi in fondo al palato.

    Quando il capezzolo è piatto o introflesso l’attacco profondo potrebbe essere difficile da concretizzare, ma è possibile usare varie tecniche, che qui di seguito descriviamo, per aiutare il bambino ad avere un migliore attacco: ovviamente puoi utilizzare quella o quelle che funzionano meglio nel tuo caso.

    Stimolazione del capezzolo prima della poppata
    Se riesci ad afferrare il capezzolo, stringilo tra l'indice e il pollice e muovi le dita avanti e indietro per un minuto o due. Puoi anche sfiorarlo rapidamente con una pezzuola imbevuta di acqua fredda o con del ghiaccio avvolto in un telo: questo metodo dovrebbe facilitare la protrusione del capezzolo, ma è importante non eccedere nell'uso del ghiaccio perché influenza negativamente il riflesso di emissione.

    Tirare il tessuto del seno durante l'attacco
    Con la mano con la quale reggi il seno durante la poppata (il pollice sopra e le dita sotto al seno e lontani dall'areola) tira leggermente la pelle verso la cassa toracica per favorire la protrusione del capezzolo.

    Paracapezzolo
    Il paracapezzolo è una tettarella in silicone flessibile e sottile che si posa sopra al capezzolo. Grazie ai forellini sulla punta, consente la fuoriuscita del latte. Se gli altri metodi non portano alcun risultato, il paracapezzolo può aiutare il bambino ad attaccarsi e poppare, stimolando il palato quindi attivando il suo riflesso di suzione. I paracapezzoli andrebbero utilizzati con l'aiuto di una Consulente per l'allattamento, perché un uso scorretto può creare difficoltà.

    Modellatori del capezzolo
    Li abbiamo descritti in Come posso trattare i capezzoli piatti o introflessi?

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

    Per saperne di più sui paracapezzoli, leggi l'articolo "Facciamo il punto sui paracapezzoli" nella nostra rivista "Lagazzettadellaprolattina.it" n 6 

  • Ho poco colostro, è normale?

    Questo primo latte è scarso in quantità (misurabile in cucchiaini piuttosto che in decine di ml) ma di elevato contenuto nutrizionale.

    Le mamme spesso si preoccupano quando viene loro detto che nei primi giorni dopo il parto producono “solo” piccole quantità di colostro; si chiedono: “Sarà sufficiente per il bambino?”. La risposta più diretta a questa domanda è che il colostro è l’unico alimento di cui un bambino sano e nato a termine abbia davvero bisogno.

     

  • Il bambino non riesce ad aprire bene la bocca (oppure la apre bene) ma mi fa ancora male.

    Il dolore può essere causato anche dal bambino che poppa tenendo la lingua o il labbro inferiore in una posizione scorretta. Quando il bambino si attacca, assicurati quindi che il suo labbro inferiore non sia ripiegato all’interno della bocca e, se necessario, abbassagli il labbro inferiore per essere sicura di vedere la lingua.

    Il labbro inferiore e quello superiore dovrebbero essere rilassati ed estroflessi verso l’esterno e la bocca ben spalancata (controlla che l’angolo delle labbra sia ampio).

    Esistono situazioni in cui i bambini sono effettivamente attaccati abbastanza bene ma hanno comunque difficoltà a trasferire latte a causa di limitazioni nei movimenti della lingua (a causa di un frenulo corto, per esempio). Anche in questi casi è importante cercare di ottenere l’attacco più efficace e profondo possibile (controlla l’attacco profondo nel Video), quindi valutare bene questo aspetto è comunque necessario.

    Per evitare ragadi ed indolenzimenti, se vuoi staccare il bambino dal seno mentre poppa, non allontanarlo bruscamente, ma inserisci il dito mignolo nell’angolo della bocca, interrompendo così la suzione ed eliminando il vuoto d’aria che si è creato senza rischiare di lesionarti il capezzolo.

    Non è necessario mettere creme o disinfettare: il latte materno e la pelle dell’areola forniscono le necessarie sostanze emollienti e antibatteriche. Usa acqua semplice per la normale igiene in caso di capezzoli sani, se invece i tuoi capezzoli sono lesionati, puoi usare acqua e sapone neutro più volte al giorno per abbattere la carica batterica.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Il bambino si attacca bene all’inizio ma non riesce a mantenere la presa.

    Se il tuo bambino si attacca al seno correttamente ma poi ti sembra che perda la presa, stringa le gengive e quindi ti provochi dolore, prova a sostenere il seno con una mano in modo da stabilizzare a posizione e non lasciar “pesare” il seno sul suo mento.

    Puoi provare anche la posizione semisdraiata, nella quale la testa del bambino poggia sul tuo corpo e la forza di gravità lo aiuta a tenere la presa efficacemente.

    Se anche sostenendo il seno o con la posizione semisdraiata il tuo bambino prede la presa, contatta una Consulente de La Leche League per ulteriori approfondimenti.

    Puoi approfondire questo argomento ancheconsultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Il medico dice che ho i capezzoli piatti o introflessi. Potrò comunque allattare?

    È importante ricordare che si allatta "al seno" e non "al capezzolo", quindi l'allattamento è possibile con qualsiasi tipo di capezzolo. Purché il bambino afferri una buona porzione dell'areola (le labbra e le gengive devono trovarsi sull'areola, ben oltre il capezzolo), gran parte dei capezzoli piatti o introflessi non saranno un ostacolo per l'allattamento. In alcuni casi, il bambino potrà avere all'inizio qualche difficoltà ad attaccarsi, ma in genere, curando con particolare attenzione la posizione e l'attacco e con un po' di pazienza, l'allattamento può procedere senza ulteriori intoppi.

    Come posso capire se i miei capezzoli sono piatti o introflessi?

    Spesso non basta osservare il seno per rispondere a questa domanda. Premi leggermente tra le dita l'areola a un paio di centimetri di distanza dal capezzolo. Se il capezzolo non sporge, viene definito piatto. Se si ritrae nel seno o appare concavo, si considera introflesso. I capezzoli piatti o introflessi non protrudono neppure se esposti al freddo. Se invece al freddo o alla pressione dell'areola il capezzolo sporge, non è introflesso o piatto e non richiede alcun tipo di trattamento.

    Diversi tipi di capezzoli piatti o invertiti

    • Infossato: il capezzolo protrude solo parzialmente. Può essere estratto ma non si ritrae immediatamente.

    • Unilaterale: solo una mammella ha un capezzolo piatto o introflesso.

    • Introflesso: nei casi di introflessione più leggera, un bambino con normali capacità di suzione non avrà grossi problemi nell'estrarre il capezzolo; un bambino prematuro o con qualche difficoltà di suzione avrà invece qualche problema, almeno inizialmente. Nelle forme di introflessione da moderata a grave invece, il capezzolo si ritrae nettamente quando l'areola viene compressa, a volte addirittura si "nasconde" dentro l'areola. In questi casi, il bambino non riesce ad attaccarsi e l'allattamento può essere molto difficoltoso, ma vi sono alcune tecniche in grado di ovviare a questo problema. È possibile infatti trattare il capezzolo già in gravidanza. Se la presenza di capezzoli introflessi viene rilevata solo al momento del parto, è ancora possibile trattare i capezzoli ma sarà particolarmente importante curare posizione e attacco del bambino al seno.

    Trattamento dei capezzoli piatti o introflessi e tecniche per facilitare l'attacco

    Le opinioni e le esperienze in questo campo possono variare, ma molte donne hanno trovato utili i trattamenti per i capezzoli piatti o introflessi e molti esperti di allattamento continuano a consigliarli. Questi esperti non sono d'accordo inoltre sull'importanza dello screeningdi tutte le donne in gravidanza, per rilevare la presenza di capezzoli piatti o introflessi o sulla necessità di prescrivere a tutte le donne interessate trattamenti di preparazione preventiva. Ad esempio, il British Royal College of Midwives (Collegio Reale Britannico delle Ostetriche) sostiene che i cambiamenti ormonali che avvengono durante la gravidanza e il parto possono portare alla protrusione spontanea del capezzolo in molte donne. Sebbene il trattamento dei capezzoli piatti o invertiti nel corso della gravidanza sia oggetto di discussione, se il neonato incontra difficoltà ad attaccarsi ad un capezzolo piatto o introflesso, potreste trovare utili uno o più di questi suggerimenti.

    • I modellatori di capezzolo

    Si indossano sotto al reggiseno e aiutano a far protrudere meglio i capezzoli piatti o introflessi. I modellatori sono formati da due parti e sono in materiale plastico. La parte interna ha un foro in corrispondenza del capezzolo e la pressione sul tessuto che circonda il capezzolo lo spinge verso l'esterno. I modellatori si usano in gravidanza e sfruttano l'aumento naturale dell'elasticità della pelle in questi mesi applicando una pressione delicata ma costante sulle aderenze sottostanti (tessuto connettivo) per far protrudere il capezzolo. Dopo il parto, i modellatori si indossano per una mezzora prima delle poppate. Non vanno indossati di notte e il latte che si raccoglie al loro interno non deve essere utilizzato.

    • La tecnica di Hoffman

    Questa procedura contribuisce ad allentare il tessuto connettivo alla base del capezzolo e può essere utilizzata durante la gravidanza e dopo il parto. Appoggia i pollici alla base del capezzolo (non sull'areola ma esattamente alla base del capezzolo). Premi con decisione verso la cassa toracica e contemporaneamente allontana i pollici. Questa manovra contribuisce a distendere il capezzolo e ad allentare le rigidità nei tessuti alla base del capezzolo stesso, spingendolo gradualmente a muoversi verso l'alto e verso l'esterno. Ripeti questo esercizio da due fino a cinque volte al giorno, spostando i pollici attorno alla base del capezzolo.

    • Il tiralatte

    Dopo il parto, puoi usare un tiralatte efficace (per ulteriori informazioni vedi "Come si sceglie un tiralatte?") per far sporgere il capezzolo subito prima della poppata e facilitare l'attacco del bambino. Puoi usare il tiralatte anche in altri momenti della giornata per allentare le rigidità del tessuto connettivo alla base del capezzolo, applicando una pressione uniforme che parta dal centro del capezzolo stesso.

    • Evert-it™

    Questo dispositivo è composto da una siringa con un'estremità morbida e flessibile in silicone, che facilita la protrusione dei capezzoli simulando la suzione. Si usa prima della poppata, come il tiralatte.

    • Stimolazione del capezzolo prima della poppata

    Se riesci ad afferrare il capezzolo, stringilo tra l'indice e il pollice e muovi le dita avanti e indietro per un minuto o due. Poi sfioralo rapidamente con una pezzuola imbevuta di acqua fredda o con del ghiaccio avvolto in un telo. Questo metodo dovrebbe facilitare la protrusione del capezzolo. Non eccedere nell'uso del ghiaccio perché può influire negativamente sul riflesso di emissione.

    • Tirare il tessuto del seno durante l'attacco

    Con la mano con la quale reggi il seno durante la poppata (il pollice sopra e le dita sotto al seno e lontani dall'areola) tira leggermente la pelle verso la cassa toracica per favorire la protrusione del capezzolo.

    • Paracapezzolo

    Il paracapezzolo è una tettarella in silicone flessibile e sottile che si posa sopra al capezzolo. Grazie ai forellini sulla punta, consente la fuoriuscita del latte. Se gli altri metodi non portano alcun risultato, il paracapezzolo può aiutare il bambino ad attaccarsi e poppare, stimolando il palato quindi attivando il suo riflesso di suzione. I paracapezzoli andrebbero utilizzati solo con l'aiuto di una Consulente per l'allattamento, perché un uso scorretto può creare difficoltà.

    Avviare bene l'allattamento

    • Un aiuto per posizione e attacco

    Per le mamme con capezzoli piatti o introflessi, una mano esperta è molto importante, perché il bambino deve imparare ad aprire bene la bocca per oltrepassare il capezzolo e afferrare una buona porzione dell'areola. Devi sperimentare diverse posizioni per trovare quale sia la più comoda voi due oltre che la più efficace. Alcune mamme trovano che la presa sottobraccio o la presa di transizione assicurino un maggior controllo e facilitino l'attacco da parte del bambino.

    • Allattare presto e spesso

    Organizzati in modo da poter allattare il più presto possibile dopo il parto e almeno ogni 2-3 ore dopo il parto. In questo modo potrai prevenire un eventuale ingorgo e consentirà al tuo bambino di esercitarsi a poppare prima che la produzione aumenti di volume. Fare molta pratica finché il seno della mamma è morbido, spesso aiuta il bambino a poppare bene anche quando il seno diventerà più turgido (e un capezzolo piatto è difficile da trovare).

    • Curare bene l'attacco

    Quando attacchi il bambino al seno, tienilo molto vicino a te, con orecchio, spalla e fianco allineati. Allinea il naso del bambino al tuo capezzolo. Tira la pelle del seno verso la cassa toracica per facilitargli l'attacco. Solleticagli le labbra con il capezzolo e aspetta che apra bene la bocca (come quando sbadiglia). Poi attaccalo, assicurandoti che afferri con la bocca una buona porzione di areola. L'attacco risulta quindi leggermente asimmetrico (il bambino avrà in bocca una porzione di areola più grande verso il mento che non verso il naso). Il naso del bambino deve sfiorare il seno (non affondarvi) e le labbra devono essere ben rivolte verso l'esterno.

    • Calmare il bambino quando è agitato

    Il bambino non deve considerare l'allattamento come un momento di disagio: se si innervosisce, interrompi subito la poppata e cerca di calmarlo: offrirgli un dito da succhiare, muoviti, cullalo o cantagli qualcosa. Aspetta che si sia calmato prima di riprovare.

    Se il capezzolo si irrita

    • L'allentamento dei tessuti connettivi provoca qualche disagio

    Alcune mamme riferiscono di aver avuto irritazioni al capezzolo per le prime due settimane, mentre i capezzoli (piatti o introflessi) si adattavano alla suzione. In caso di irritazioni serie o se l'irritazione non passa dopo un paio di settimane, contatta la Consulente LLL più vicina o una consulente professionale (IBCLC) per ricevere assistenza. Consulta la sezione dedicata al trattamento dei capezzoli dolenti.

    • Dopo la poppata, si forma dell'umidità nelle pieghe del capezzolo introflesso

    Se il capezzolo si ritrae dopo la poppata, potrebbe essere ancora umido danneggiando la pelle. In questo caso, dopo la poppata asciuga il capezzolo con una pezzuola e applica della lanolina pura.

    Se l'irritazione al capezzolo persiste

    Può capitare, anche se raramente, che l'irritazione al capezzolo persista più a lungo perché i tessuti connettivi non si allentano, provocando quindi punti di tensione che possono portare a tagliettio alla formazione di vescichette.

    Se i capezzoli sono profondamente introflessi, il bambino comprime il capezzolo sotto l'areola invece dei dotti lattiferi. Inoltre, dal momento che il bambino non riesce a posizionare correttamente il capezzolo in bocca, non riceverà una quantità di latte proporzionale ai suoi sforzi mentre la poppata può provocare dolore alla mamma. In questi casi, un tiralatte elettrico doppio automatico può essere d'aiuto perché non comprime l'areola ma applica una forza di suzione uniforme che si diparte dal centro del capezzolo, facendolo protrudere. Col passare del tempo, questa pressione favorisce l'allentamento del tessuto connettivo che trattiene il capezzolo.

    Se il bambino si attacca più facilmente a un seno e riesce a nutrirsi bene, la mamma può continuare l'allattamento solo da quel seno e usare il tiralatte nel seno che non viene drenato dal bambino finché il capezzolo non protrude. Il bambino riceverà tutto il latte che gli serve da quell'unico seno, purché vi abbia accesso libero in termini di tempo e di frequenza.

    Se entrambi i capezzoli sono gravemente introflessi, la mamma può usare il tiralatte su entrambi i seni per 15-20 minuti ogni 2 oree dare il latte al bambino con un dispositivo alternativo finché il bambino non sarà in grado di attaccarsi efficacemente e serenamente.

    Non è possibile stabilire a priori per quanto tempo sarà necessario usare il tiralatte, perché la protrusione spontanea del capezzolo dipende dalla rigidità del tessuto connettivo e dal grado di introflessione. Ad alcune mamme basta una sola sessione al tiralatte perché il capezzolo sporga completamente, mentre per altre mamme sarà necessario più tempo. Non appena il capezzolo resta sporgente dopo la sessione al tiralatte, la mamma può riprendere immediatamente ad allattare.

    Quando il capezzolo entra correttamente nella bocca del bambino e questi riesce a poppare efficacemente, la mamma può finalmente sospendere l'uso del tiralatte e allattare senza avvertire alcun dolore. In qualche rarissima occasione, può capitare che l'allattamento provochi dolore anche se il capezzolo sporge completamente. Causa di ciò potrebbe essere la correzione radicale del capezzolo.

    Dopo una correzione del capezzolo, questo può introflettersi nuovamente non appena il bambino fa una pausa durante la poppata. In questo caso, la mamma può aver bisogno di fermarsi e usare di nuovo il tiralatte per qualche minuto prima di riportare il bambino al seno. In una fase di transizione all'allattamento esclusivo, è possibile ricorrere alla compressione manuale del seno o all'uso di un dispositivo di allattamento supplementare per incoraggiare il bambino a continuare a succhiare e a deglutire per evitare che il capezzolo si introfletta.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

    Per saperne di più sui paracapezzoli, leggi l'articolo "Facciamo il punto sui paracapezzoli" nella nostra rivista "Lagazzettadellaprolattina.it" n 6 

  • Il mio bambino ha iniziato a mordermi durante la poppata! Perché lo fa?

    Il morso del bambino può essere veramente doloroso. Molte di noi lo hanno sperimentato...

    Potrebbe essere difficile rilassarsi ed apprezzare il momento dell’allattamento per il timore che il gesto si ripeta. Un tempo si diceva che quando il bambino morde è perché non gli interessa più poppare. In realtà, il morso durante la poppata è da associarsi raramente al desiderio di smettere di poppare. Ci sono molte ragioni per cui un bambino morde, ma la più comune (e la più semplice da risolvere) è una posizione scomoda. La posizione con cui solitamente lo hai sempre sorretto al seno potrebbe non essere più ottimale quando il tuo bambino è un po’ più grande; prova a controllare posizione e attacco e a modificare la sua posizione prestando attenzione a che il capo sia leggermente piegato indietro e il suo corpo non troppo lontano dal tuo. Ricorda di fargli aprire bene la bocca prima di attaccarsi al seno.

    Se modificando la posizione il problema non si risolve, puoi valutare le seguenti possibilità:

    • Stanno spuntando (o spunteranno prima o poi) i denti? In alcuni casi i bambini mordono anche diverse settimane prima che i denti facciano la loro comparsa, ma di solito il morso si ripete nel periodo compreso tra la comparsa degli incisivi e lo spuntare degli altri denti, che rendono le gengive infiammate e gonfie.
    • È in corso un raffreddore o un’otite? È difficile deglutire quando si ha il naso chiuso.
    • Siete sotto stress? Il tuo bambino potrebbe voler richiamare la tua attenzione?
    • Sta semplicemente giocando?

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Il mio bambino soffre di reflusso gastroesofageo. Posso allattarlo ugualmente?

    Negli ultimi anni c'è stato un grande aumento del numero di bambini cui è stato diagnosticato il reflusso gastroesofageo. In questi casi,l'allattamento non andrebbe interrotto. Sono stati condotti pochissimi studi sull'alimentazione dei bambini che soffrono di reflusso; tuttavia, è stato provato che i bambini con questo tipo di disturbo soffrono meno di reflusso notturno quando sono allattati.

    Per reflusso gastroesofageo si intende il ritorno nell'esofago del contenuto dello stomaco.

    I sintomi e le complicazioni di questo disturbo variano da paziente a paziente e possono comprendere:

    difficoltà a deglutire, singhiozzo e ruttini frequenti, conati di vomito, frequente dolore o arrossamento della gola, sonno disturbato, pianto improvviso o inconsolabile, dolore acuto, inarcamento durante le poppate, rigurgito e vomito frequenti, vomito molte ore dopo il pasto, rifiuto del cibo o costante richiesta di cibo o bevande, aumento di peso rallentato, otiti frequenti, problemi respiratori compreso il broncospasmo, respiro faticoso, asma, bronchite, polmonite, apnea.

    Quando allatti un bambino che soffre di reflusso gastroesofageo è importante ricordare prima di tutto le basi dell'allattamento: il bambino dovrebbe ricevere cibo a sufficienza, il bambino dovrebbe essere attaccato al seno nel modo efficace e nella giusta posizione.

    Posizione da assumere per il bambino con reflusso gastroesofageo:

      • Il bimbo dovrebbe essere messo in una posizione tale che la gravità sia di aiuto nell'impedire al latte di tornare indietro.
      • Il bambino potrebbe preferire una posizione eretta.
      • Può essere di aiuto un marsupio per tenere il bambino a livello del seno sia da seduta sia camminando.
      • Prova ad allattare da coricata, tenendo il bambino davanti a te e appoggiandolo sul braccio in modo che sia leggermente sollevato.
      • Prova ad allattare su una sedia a sdraio o adagiata sui cuscini sul letto. Metti il bambino pancia contro pancia, con il volto rivolto al seno.

    Alcuni bambini che soffrono di reflusso gastroesofageo poppano al seno in maniera accettabile. Vogliono essere allattati e non chiedono alle mamme di poppare 24 ore al giorno.

    Altri bambini che soffrono dello stesso disturbo imparano presto che l'atto di nutrirsi causa loro dolore e smettono di mangiare. Questi bambini possono trarre beneficio dalle tecniche di spremitura del latte in modo che la calata avvenga prima che il bambino cominci a succhiare; dall'essere allattati in differenti posizioni o mentre dormono; dall'eliminazione delle distrazioni; dal camminare mentre si sta allattando; da un bagno caldo; dal contatto pelle a pelle o dal massaggio infantile.

    Altri bambini che soffrono di reflusso gastroesofageo vogliono mangiare continuamente! Il latte infatti agisce come naturale antiacido ed è di conforto. In questo modo però, se il bambino si riempie troppo e supera la capacità del suo stomaco, i sintomi del reflusso possono peggiorare. Quando si ha a che fare con bambini di questo tipo, può essere meglio offrire loro solo un seno ad ogni poppata; poiché il seno non si svuota mai completamente, il bimbo avrà a disposizione un flusso meno copioso di latte che può essere di sollievo alla gola infiammata senza riempire troppo il suo stomaco. Alcune mamme hanno notato che anche il ciuccio può essere un modo per aiutare questi bambini (facendo attenzione ad una possibile confusione tra seno e tettarella). Ci può essere la tentazione di cambiare il modo con cui si alimentano i bambini che soffrono di reflusso gastroesofageo, nella speranza che i sintomi migliorino: ma questo disturbo è una malattia diagnosticata dal medico, non è un problema di alimentazione. In molti casi, con il passare del tempo il disturbo si attenua.

    Continuare ad allattare è fonte di molti benefici sia per il bimbo sia per la mamma poiché migliora lo state di salute, lo sviluppo e, cosa ancora più importante, rafforza il legame madre-figlio che potrà aiutarti a superare anche un momento difficile come questo.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • In quale posizione posso mettere il bambino al seno?

    Nelle prime settimane, una posizione efficace e comoda per mamma e bambino è molto importante per evitare dolori ai capezzoli e consentire alla bambina o al bambino di poppare efficacemente. Le domande legate alle irritazioni ai capezzoli sono tra le più frequenti che le mamme rivolgono alle Consulenti de La Leche League e la posizione e l’attacco efficace della bambina o del bambino al seno contribuiscono a risolvere molti di questi problemi.

    Come avrai notato, questa pagina è piuttosto lunga. Le mamme allattano da sempre, ma come spesso accade, ci vogliono molte parole per descrivere compiti in realtà semplici. Le Consulenti de La Leche League hanno una grande esperienza nel guidare le mamme a trovare la posizione più adatta al loro seno e al loro bambino o bambina.

    Se la preparazione all’allattamento ti sembra un’impresa difficile, contatta la Consulente più vicina per avere le informazioni e il sostegno necessari a rendere le cose più facili.

     

    Come trovare una buona posizione

    Trova una posizione comoda per te, che assicuri un solido sostegno alla schiena, quindi appoggia in grembo dei cuscini per sostenere le braccia e posa i piedi su un poggiapiedi o su un grosso libro.

    Accosta il bambino a te, in modo tale che non debba girare la testa per arrivare al seno e abbia le anche flesse. La bocca e il naso ma anche tutto il corpo sono rivolti verso il capezzolo.

    Se è possibile, chiedi a qualcuno che ti passi il bambino dopo aver trovato una posizione comoda. (Vedi altri dettagli nella sezione “Un passo avanti”).

    Sostieni il seno per evitare che prema sul mento del bambino, che deve essere ben appoggiato. (Vedi oltre la sezione su “Come sostenere il seno”.)

    Attacca il bambino al seno. Stimolalo ad aprire bene la bocca e avvicinalo a te sostenendogli la schiena e il collo (non la nuca) e facendo in modo che il mento si appoggi bene al seno.

    E ora goditi questo momento!

    Se avverti dolore, stacca delicatamente il bambino (mettendo un dito, pulito e con l'unghia tagliata nell'angolo della bocca per interrompere la suzione) e riprova. Nelle prime settimane, può essere necessario ripetere più volte questa sequenza. Con un po’ di esercizio, ed entrando in sintonia con il tuo bambino, troverai la tecnica più adatta a voi. Man mano che acquisisci esperienza nell’allattamento, scoprirai molte posizioni alternative, che potrai utilizzare nelle diverse poppate. Purché tu sia comoda e il bambino riesca a succhiare bene, puoi scegliere la posizione che ti è più congeniale. Prova le posizioni illustrate di seguito. Ricorda: indipendentemente dalla posizione, è molto importante portare il bambino alla stessa altezza del capezzolo. Se la posizione ti costringe a chinarti verso il bambino, rischi di provocarti dolore alla schiena, contratture al collo o alle spalle o irritazioni ai capezzoli.

     

     La posizione semisdraiata

    La posizione che probabilmente sperimenterai nel primo contatto pelle-a-pelle dopo il parto è la posizione semisdraiata o a stile libero, che trovi illustrata cliccando qui.

    È una posizione che risulta molto comoda e fisiologica per tante mamme e molti bambini; permette di rilassarsi mentre si allatta e poiché si allatta in tanti momenti della giornata, specie nelle prime settimane, vale senza dubbio la pena di provarla. 

    E se non ti senti tuo agio semisdraiata? Tranquilla non esistono obblighi o divieti in allattamento, cerca serenamente una posizione che funzioni per te. 

      

    La posizione tradizionale

    Questa posizione è la più usata dopo le prime settimane mentre all’inizio, la presa di transizione (vedi oltre) ti garantisce maggiore controllo se necessario.

    Quando allatti tenendo la tua bambina o il tuo bambino in braccio o in grembo, controlla che giaccia sul fianco, con le spalle allineate alle anche e la bocca alla stessa altezza del capezzolo. Soprattutto nei primi tempi, può essere d'aiuto usare uno o più cuscini per sorreggere gomiti e avambracci ed aiutarti a portare il bambino alla giusta altezza. Sostieni il seno come descritto di seguito nella sezione “Come sostenere il seno”. La testa della bambina o del bambino appoggerà sul tuo avambraccio mentre la sua schiena si troverà tra l’avambraccio e il palmo della tua mano. Guardando verso il basso, vedrai il suo fianco. La sua bocca dovrebbe coprire una buona porzione di seno, come se stesse dando un grosso morso ad un panino. Verifica inoltre che il suo l’orecchio, la spalla e le anche siano ben allineati, cioè che non ci siano torsioni o posizioni faticose per lui o lei.

     

    La presa di transizione

    Nel corso delle prime settimane, molte mamme trovano utile questa variante della posizione tradizionale. In questa posizione, la bambina o il bambino sono sostenuti dal braccio della mamma opposto rispetto al seno a cui si attacca: seno sinistro - braccio destro e viceversa (eventualmente appoggia il braccio su un cuscino). Il braccio materno, anche in questa posizione, porta la bambina o il bambino alla stessa altezza del capezzolo. Se ti stai preparando ad allattare con il seno sinistro, sostieni il seno con la mano sinistra usando la presa a “U”. (Vedi oltre nella sezione “Come sostenere il seno”.) Appoggia delicatamente la mano destra dietro alle orecchie e al collo del bambino, con indice e pollice dietro a ciascun orecchio. Il collo del bambino è quindi appoggiato tra il pollice e l’indice della tua mano, che sorreggono aiutando la testa. Il palmo della tua mano si trova invece tra le scapole del bambino. Assicurati che fin dall’inizio la sua bocca sia vicina al seno, con il capezzolo all'altezza del naso. Quando il bambino spalanca la bocca, avvicinalo velocemente a te usando la mano che sostiene il bambino o la bambina. La sua bocca coprirà una buona porzione di areola.

     

    La presa sottobraccio

    Questa posizione (nota anche come presa “a rugby”) è ottima per una mamma che ha subito il parto cesareo, perché il bambino è lontano dalla ferita. La maggior parte dei bambini apprezza molto questa posizione. Nella presa sottobraccio, sostieni la testa del bambino o della bambina con la mano del lato a cui si attacca, mentre la sua schiena è appoggiata al tuo braccio, col corpo posto lungo il tuo fianco, e con l’altra mano sostieni il seno con una presa a “C”. (Vedi “Come sostenere il seno”, più avanti). Il suo volto si trova di fronte a te, con la bocca all’altezza del capezzolo. La bambina o il bambino ha le gambe e i piedini sotto al tuo braccio. Anche in questo caso, i cuscini possono aiutarti a sostenere meglio il bambino.

     

    Allattare sdraiate

    Tante mamme trovano che questa posizione sia molto comoda, soprattutto di notte. Mamma e bambino giacciono di fianco, l’una di fronte all’altro, il bambino o la bambina è posizionato con il capezzolo della mamma di fronte al nasino. Puoi mettere dei cuscini dietro la schiena e dietro o tra le ginocchia, per stare più comoda e un cuscino o una coperta ripiegata dietro la schiena del bambino per sorreggerlo ed evitare che finisca a pancia in su. Invece del cuscino, puoi anche reggere la sua schiena con il braccio. Se tiene le anche flesse e orecchio, spalla e fianco allineati, ma soprattutto pancia e gambe aderenti al tuo corpo, la bambina o il bambino riuscirà a poppare più facilmente. Alcune mamme hanno visto che fare un po’ di pratica con questa posizione durante il giorno aiita a gestire poi meglio i movimenti nel bel mezzo della notte. 

     

    Come sostenere il seno

    Mentre tieni il bambino in una delle posizioni descritte in precedenza, potresti aver bisogno di sorreggere il seno con la mano libera, evitando che il peso delle mammelle possa ostacolare il bambino e facilitandogli in questo modo la poppata.

    La presa a “C”: vedi sopra, l’illustrazione della posizione tradizionale e le foto a sinistra. Sostieni il seno mettendo sopra il pollice e le altre dita al di sotto, ben lontane dall'areola. Le dita devono essere tenute ben lontane anche dalla bocca del bambino. Questa presa è utile quando si sceglie la posizione sottobraccio o una posizione in cui la bambina o il bambino sono posizionati in verticale.

    La presa a “U”: appoggia le dita di piatto sotto al seno, con il mignolo nella piega che si forma tra il seno e la cassa toracica. Lascia cadere il gomito in modo che il seno sia sostenuto tra il pollice e l’indice. Il pollice si troverà sul lato esterno del seno mentre le altre dita saranno sul lato interno. Questa presa è particolarmente utile quando si allatta nelle posizioni tradizionale e di transizione

     

    Il bambino è attaccato efficacemente?

    Al momento di attaccare il bambino, usa il capezzolo per solleticargli il labbro di sopra. Questo lo stimolerà ad aprire bene la bocca (come quando sbadiglia). Direziona il capezzolo verso il palato del bambino e avvicinalo a te facendo in modo che il mento si appoggi al seno.

    Come verificare che l’attacco della bambina o del bambino sia efficace: il suo naso è staccato dal seno, mentre il mento è attaccato, vicinissimo, sprofondato nel seno, ha le labbra ripiegate verso l’esterno la sua bocca copre una buona porzione di seno. Se l’attacco risulta scomodo o doloroso, inserisci delicatamente un dito nell’angolo della sua bocca per staccarlo e riprova.

    Quando il bambino o la bambina si attacca al seno, inizialmente succhierà senza deglutire, mentre posiziona il capezzolo in bocca e “segnala” al seno di essere pronto per l’emissione del latte. Non appena riceve il latte, vedrai mandibola e mascella in movimento, fino all’orecchio e gli vedrai fremere le tempie. Inoltre lo sentirai deglutire prima rapidamente, poi più lentamente, man mano che il suo appetito viene soddisfatto.

     

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • La posizione del bambino è corretta ma continuo ad avere ragadi/dolore. Che cosa posso fare?

    Hai verificato la posizione del bambino, l’attacco è asimmetrico, il tuo bambino spalanca bene la bocca ma... continui ad avere dolore ai capezzoli.
    Come è il seno? È morbido o è molto pieno? Il capezzolo è della sua solita forma o è stranamente poco pronunciato? Il tuo bambino riesce a prendere una buona porzione di seno e a mantenere la presa o ti sembra che “perda la presa”? Dopo la poppata il capezzolo appare deformato? Dopo aver guardato il Video sull’attacco efficace, chiama una di noi per approfondire il problema.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • La posizione è corretta… ma mi fa ancora male!

    Se sei sicura che il bambino si attacchi correttamente, ma il dolore non passa, forse è opportuno controllare se si tratti di mughetto, un’infezione da funghi che dalla bocca del bambino può passare al seno. Controlla quindi se hai la pelle dell’areola arrossata, se ha cambiato colore, se ti prude, oltre a dolerti, se ci sono macchie bianche nella bocca del tuo bambino (ma non è obbligatorio che ci siano), se ha un eritema da pannolino, e/o se tu provi fitte al seno durante o dopo l’allattamento, oppure se c’è prurito, arrossamento o screpolature sui capezzoli.

    Se sospetti di avere il mughetto, contatta un medico per avere una diagnosi precisa ed essere curata.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Ogni quanto devo allattare il mio bambino?

    Ognibambino è diverso!Alcuni sembra abbiano bisogno di poppare in continuazione, mentre altri lasciano passare più tempo tra una poppata e l'altra. Le mamme possono tranquillamente seguire i ritmi dei loro bambini, facendo solo attenzione che mangino a sufficienza. I bambini allattati, infatti, si autoregolano: prendono quello di cui hanno bisogno, non solo a ciascuna poppata, ma anche da ciascun seno. Inoltre, molti problemi legati all'allattamento - inclusi quelli legati a "carenza di latte" oppure a "eccesso di latte" - si risolvono proprio aumentando la frequenza delle poppate. Pertanto, se il tuo bambino mangia almeno 8-12 volte nell'arco delle 24 ore, puoi lasciar decidere a lui quando farlo per essere certa che mangi abbastanza.
    Se però, nelle prime settimane, il bambino non mangia con questa frequenza, probabilmente dovrai svegliarlo!

    Molte madri si preoccupano quando i loro piccoli non "tengono l'intervallo" delle due ore e vogliono poppare ancora più spesso, cosa che invece accade di frequente. I bambini che poppano spesso (sempre che siano attaccati correttamente al seno) assumono latte a sufficienza, proprio perché stimolano la produzione del latte materno. Alcune ricerche recenti hanno dimostrato che riducendo il tempo della poppata e aumentando l'intervallo tra una poppata e l'altra, si può ridurre non solo la quantità di latte materno, ma anche il suo contenuto di grassi - ed ecco che il bambino piange, affamato... Alcuni bambini amano ciucciare e dormicchiare in continuazione. Altri mangiano in quantità, restando attaccati a lungo a ciascun seno. Tieni presente che non c'è niente di sbagliato nel seguire il ritmo richiesto dal bambino, perché l'allattamento materno è una relazione a due vie, che richiede alla madre di rispondere non solo alle richieste del bambino, ma anche ai segnali inviati dal suo stesso corpo. Sarà proprio questa capacità di risposta che aiuterà il tuo bambino a formare con te uno stretto legame d'amore.

    Se sei seriamente preoccupata circa la frequenza dell'allattamento, puoi richiedere l'assistenza di una Consulente de La Leche League oppure di un medico con una specifica preparazione nel campo dell'allattamento.

    L'AAP (l'Accademia Americana dei medici Pediatri) ha ufficialmente dichiarato che i bambini sani, nati a termine, dovrebbero poppare 8-12 volte nell'arco delle 24 ore; in altre parole, un pasto ogni 2-3 ore. Dal momento che il latte umano viene digerito molto facilmente, si raccomanda spesso alle mamme di osservare il neonato alla ricerca di "segnali di fame", come il riflesso di "rooting" (cioè di girare la testa nella direzione di uno stimolo tattile posto sulla faccia), morsicarsi o succhiarsi le mani o le dita, piangere. E si raccomanda inoltre caldamente alle neo-mamme di non lasciare che il bambino superi l'intervallo delle 3 ore, per due ragioni:

    1) perché il seno sia stimolato a produrre latte a sufficienza, e

    2) per assicurarsi che il bambino mangi abbastanza prevenendo così la disidratazione.

     

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Perché è importante attaccare il bambino frequentemente soprattutto nei primi giorni?

    Nei primi giorni, le poppate frequenti e l’attacco efficace (vedi il video sull’attacco efficace qui) contribuiscono all’aumento del numero dei recettori della prolattina.

    La particolarità del ruolo dei recettori è di essere presenti sulle pareti delle cellule degli alveoli, protagonisti nella produzione di latte, e di permettere alla prolattina presente nel sangue di muoversi attraverso di loro e stimolare la produzione.
    Solo quando gli alveoli non sono pieni di latte le pareti sono libere e i recettori riescono ad essere contattati dalla prolattina per poter continuare ad aumentare la produzione.

    Poppate frequenti e svuotamento del seno nelle prime settimane dal parto saranno in grado di aumentare il numero dei recettori.
    Questo periodo - che mediamente dura 40 giorni - viene chiamato periodo di calibrazione.
    Anche nel caso in cui la calibrazione non sia stata perfetta, sarà comunque possibile recuperare con la stimolazione del seno attraverso frequenti rimozioni di latte.

    Il bambino ha bisogno di poppate frequenti per stabilire la relazione con la mamma (calore, protezione, consolazione, tranquillità, sguardo…)  tanto quanto ha bisogno di nutrirsi. Assecondando le sue richieste frequenti, la mamma potrà comprendere più facilmente i bisogni del suo bambino.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Perché è importante dare il colostro al bambino?

    Se il bambino è allattato il più spesso e il più presto possibile appena dopo il parto, il tuo seno, che all’inizio produce soltanto colostro, in seguito alla stimolazione comincerà a produrre latte maturo verso il terzo o quarto giorno dopo il parto (talvolta anche dopo). Gradualmente la quantità di latte prodotta aumenterà, il latte comincerà ad apparire più liquido e di colore più chiaro (più opaco). In questi primissimi giorni è estremamente importante allattare il neonato almeno 8-12 volte nelle 24 ore (più spesso è anche meglio), per consentire al bambino di ricevere tutti i benefici del colostro e di stimolare presto la produzione di un’abbondante quantità di latte maturo.

    L’allattamento frequente, inoltre, previene l’ingorgo o ne diminuisce l’intensità.

    Non meno importante, il colostro ha un effetto lassativo sul bambino: aiutandolo ad eliminare le prime feci, contribuisce all’espulsione dell’eccesso di bilirubina e aiuta a prevenire l’ittero.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Possono esserci altre cause per il dolore al seno?

    Altre cause di dolore al seno (non necessariamente durante la calata del latte) possono essere le seguenti:

    • uso improprio del tiralatte
    • reggiseno troppo stretto
    • lesione o intervento chirurgico al seno
    • dolori premestruali
    • seno fibrocistico

    Inoltre anche alcune donne con il seno molto grande provano dolori al seno mentre allattano.

    Il dolore al seno può anche essere causato dal fatto che il bambino stringe il capezzolo invece di succhiare: in questo caso approfondisci cliccando il tag "ragadi".

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Quali sono i fattori che influiscono sulla produzione di latte?

    La produzione di latte è determinata dalla frequenza ed efficacia delle poppate.

    La suzione del bambino determina il rilascio da parte dell’ipofisi degli ormoni prolattina e ossitocina: il primo è coinvolto nella produzione di latte. Il secondo causa delle contrazioni muscolari all’interno del seno, che spremono il latte nei dotti lattiferi fino al capezzolo in modo che il bambino possa assumerlo (riflesso di emissione).
    L’ossitocina che attiva la “spremitura” degli alveoli, arricchisce il latte di grassi. È importante lasciare che il bambino si alimenti ad un seno fino a che non si stacca da solo, proprio perché sarà lui a deciderne la sazietà, per poi passare all’altro seno se ce n’è ancora bisogno.

    Ecco alcuni fattori che NON influiscono sulla produzione di latte e che sono vecchi miti:

    • bere molto, oltre al proprio senso di sete
    • “bere latte perché fa latte”
    • mangiare alimenti particolari
    • aspettare un determinato intervallo fra una poppata e l’altra

    Essi vengono ancora considerati utili quando in realtà il meccanismo di produzione è regolato esclusivamente dalla rimozione efficace e frequente del latte dal seno.

    Talvolta il riflesso di emissione del latte è inibito da eventi stressanti, che bloccano l'ossitocina e quindi non facilitano la fuoriuscita di latte. Possono essere dei forti spaventi, dei lutti, degli attacchi di rabbia, o momenti di estrema preoccupazione, di dolore fisico o anche di forte stanchezza. Per questo si sente dire che uno spavento "fa andare via il latte": in realtà il latte non sparisce definitivamente, semplicemente non riesce ad uscire perché, in qualche modo è momentaneamente "bloccato" dagli ormoni.

    Per uscire da questa situazione è importante attaccare comunque il bambino al seno, trovare dei momenti sereni per mamma e bimbo, cercare di riposare e rilassarsi il più possibile per permettere al latte di uscire con più facilità. Questo permetterà di non diminuire il latte prodotto e proseguire con l’allattamento.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Quali sono i vantaggi nell’uso di un das?

    Ci sono tre vantaggi nell’uso di un DAS:
    1) Se il bambino aveva una suzione confusa da metodi di alimentazione differenti, solitamente questa confusione scompare, perché poppa sempre al seno. Niente biberon, niente tettarelle, niente confusione. La lingua si posiziona sempre nella maniera più efficace per drenare il seno.
    2) Poppando al seno, il bambino continua a stimolare la produzione di latte della mamma, quindi oltre a prendere l’integrazione prenderà anche il latte della mamma direttamente dal seno. Latte che aumenterà quindi di giorno in giorno.
    3) La mamma, vedendo che il bambino poppa dal seno, si sente più a suo agio e competente nella sua capacità di nutrire il suo bambino, e non c’è sentimento di competizione col biberon (che tante mamme, comprensibilmente, provano).

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Quante poppate dovrebbe fare il mio bambino?

    Inizialmente il corpo materno non sa di quanto latte avrà bisogno il bambino (quel bambino!) e pertanto, nelle prime settimane di vita, allattandolo frequentemente, almeno tra 8 e 12 volte nell’arco delle 24 ore, la produzione si stabilizzerà sui suoi effettivi bisogni. Ciò avviene secondo il principio della domanda e dell’offerta stimolando un’abbondante produzione di latte.

    Successivamente, dopo il primo mese, la produzione di latte è maggiormente influenzata dal maggior drenaggio del seno che dalla frequenza delle poppate; infatti se il seno è pieno più la velocità di produzione rallenta e al contrario più il seno viene svuotato maggiore è la velocità di produzione del latte.
    Un altro fattore di cui tener conto nella gestione dell’allattamento è la capacità che ha il seno di immagazzinare latte tra le poppate.
    È un fattore che cambia da mamma a mamma, da seno a seno, a volte anche tra un seno e l’altro della stessa madre; di conseguenza può essere molto vario. La cosa importante da sapere è che questa capacità non dipende dalle dimensioni del seno, anche se la taglia è uno dei fattori coinvolti nell’immagazzinamento.
    In pratica una madre con un seno grande che abbia una capacità d’immagazzinamento grande, potrebbe poter attendere più a lungo tra una poppata e l’altra prima di allattare o svuotare il seno. Una madre con un seno di dimensioni inferiori potrebbe avere una capacità d’immagazzinamento minore e quindi avrà bisogno di allattare più spesso per svuotare e calibrare la produzione. In questo modo potrà anche ridurre la sensazione di tensione dovuta al frequente riempimento del seno per non incorrere in un rallentamento della produzione.

    La capacità di immagazzinamento non ha nulla a che vedere con la produzione di latte: seni piccoli sono in grado di produrre latte allo stesso modo dei seni grandi ma a volte portano a gestioni diverse dell'allattamento.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Sento male durante la “calata” del latte. Come mai? Come posso risolvere?

    Un riflesso di emissione doloroso può occasionalmente verificarsi mentre il tuo corpo si prepara a nutrire il tuo bambino. Le tecniche di rilassamento che hai sperimentato durante il travaglio ti potrebbero aiutare ad affrontare anche questo piccolo disagio.

    Durante la poppata è importante adottare posizioni comode, senza sforzarti o chinarti sopra il tuo bambino mentre lo allatti. Schiena, braccia, gambe e gomiti devono essere ben sostenuti e i muscoli delle spalle e del collo devono essere rilassati.

    Potrai avvertire delle fitte acute all’interno del seno durante la calata del latte, dovute al fatto che i dotti galattofori stanno convogliando il latte verso il capezzolo. Queste fitte scompariranno mano a mano che il tuo organismo si “abitua” all’allattamento.

    Ci possono essere molte altre cause di calata dolorosa del latte che devono essere prese in considerazione:

    • Grande quantità di latte. Alcune donne scoprono di produrre una gran quantità di latte e/o di avere un riflesso di emissione molto forte. Se è il tuo caso, noterai che il bambino tossisce o sputa a causa della quantità del latte e dell’intensità della calata. Alcune madri trovano utile allattare solo ad un seno per volta, oppure, durante la tornata del latte, puoi aiutare il tuo bambino staccandolo dolcemente dal seno, spruzzando un po’ di latte in una salviettina e riattaccando il bambino quando il flusso di latte rallenta. Con il passar del tempo, il bambino riuscirà a controllare meglio la produzione e la fuoriuscita del latte e questi disturbi tenderanno a scomparire.
    • Ingorgo. Anche l’ingorgo può causare dolore al seno. Per ulteriori informazioni sull’ingorgo, clicca il tag "ingorgo" per leggere lepagine dedicate a questo tipo di dolore al seno.
    • Strappo muscolare o lesione durante il parto. Uno strappo o una lesione ai muscoli del torace – che sono gli stessi muscoli che sostengono il seno – può causare un dolore che sembra provenire dall’interno del seno stesso.
    • Infezione al seno o dotti ostruiti. Durante le prime settimane di allattamento è possibile che tu soffra di dotti ostruiti, o abbia contratto un’infezione al seno durante il soggiorno in ospedale. Per ulteriori informazioni clicca il tag "mastite" per leggere lepagine dedicate a questo tipo di dolore al seno.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Sui capezzoli si sono formate ragadi - i capezzoli sono doloranti. Come posso fare?

    I capezzoli doloranti sono uno dei problemi più comuni delle neo-mamme. Nei primi giorni di allattamento è normale un temporaneo fastidio, che dovrebbe però passare rapidamente quando il bambino inizia a poppare con efficacia (indicativamente il tempo di contare fino a 3 poi dovrebbe passare) e durare pochi giorni; ma se il dolore diventa più intenso o dura parecchi giorni è molto probabile che ci sia qualcosa da rivedere.

    La prima cosa da controllare è la posizione del bambino quando poppa.
    Tu sei comoda? Il suo corpo è ben aderente al tuo? Pensi di poter avvicinare il sederino a te ancora un po’? Il suo pancino è ben appoggiato su di te? Le sue gambe sono raccolte sotto il tuo braccio o “a penzoloni”? A che altezza si trova il suo viso rispetto al seno?

    Un trucco che agevola un attacco efficace è partire già con una posizione “ottimale” del corpo del tuo bambino prima che prenda in bocca il seno.
    Per prima cosa controlla che il capezzolo si trovi in corrispondenza del suo nasino, non della bocca, in modo che per prendere il seno il tuo bambino debba piegare all’indietro la testa e spalancare bene la bocca.
    Il suo corpo deve essere rivolto verso di te e aderente al tuo (orecchio, spalla e anca dovrebbero essere allineati).
    Se usi un cuscino, fa’ in modo che questo sorregga le tue braccia e non il bambino, che si ritroverebbe, in questo caso, lontano e non aderente al tuo corpo.
    Raccogli le gambine del tuo bambino sotto alla tua ascella, come faresti se indossassi una borsetta senza tracolla, in modo che non si ritrovi con le gambe a penzoloni (nel caso tu lo sostenga in posizione a culla) o comunque che siano aderenti al tuo corpo.

    Quando poppa, il tuo bambino è messo così? Ha la testina un po’ all’indietro e la bocca spalancata come per fare un grande sbadiglio? In questo modo il mento arriva al seno prima del naso, ci affonda proprio dentro, mentre il naso rimane anche un pochino staccato e il capezzolo punta verso il palato, non verso il centro della bocca. Questo rende l’attacco asimmetrico, non centrale, e fa in modo che possa essere preso in bocca anche “un buon boccone di seno” sotto al capezzolo.

    In alternativa prova la posizione semisdraiata che ribalta completamente la vostra posizione mettendo il bambino sopra di te e utilizzando la forza di gravità per mantenere una posizione efficace dell’attacco al seno.
    Dei cuscini dietro la schiena possono aiutarti a trovare una posizione comoda, mentre altri cuscini appoggiati sulle tue gambe sono utili per sostenere le tue braccia (che sostengono a loro volta il bambino).

    Allattare non dovrebbe essere doloroso, se la poppata è dolorosa puoi interromperla inserendo un dito all’angolo della bocca, per eliminare il vuoto formato dalla sua bocca, sfilare il capezzolo e riprovare un attacco migliore.

    Vedi anche il video “Attaccare il bambino al seno” tra i nostri Video.
    Tra le nostre Domande e Risposte puoi leggere anche La posizione semisdraiata, o "posizione a Stile libero" e In quale posizione devo mettere il bambino al seno?

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

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