• Avrei bisogno di aumentare il latte prodotto per riuscire a metterlo da parte in freezer

    "Due settimane fa sono rientrata al lavoro e lui va al nido. In questi ultimi giorni, però, credo anche per via del ritorno del ciclo mestruale, ho notato una riduzione del latte e temo vada a finire. Desidero davvero allattarlo ancora, sia per passargli altri anticorpi che per poter mantenere con lui quel legame speciale che ci lega. Sono molto ansiosa e poco sicura riguardo al mio latte. Ho il terrore di perderlo per sempre e questo mi stressa."
    Ciao,leggo nel tuo messaggio che il tuo piccolo ha iniziato a frequentare il nido.
    E leggo anche la tenacia e il desiderio di allattare il tuo piccino anche ora che hai ripreso il lavoro, misti alla paura di non poterlo più fare a causa di una diminuzione o di una perdita del latte. Tu stessa scrivi che ti senti insicura e ansiosa riguardo la tua capacità di produrre latte.
    Queste paure le hai da quando hai ripreso il lavoro o le avevi anche prima? Come ti senti rispetto all'essere rientrata al lavoro?
    La prima informazione importantissima è che il seno produce latte in base a quanto e a quanto spesso viene svuotato. Poppate più ravvicinate velocizzano la produzione, poppate più distanziate la rallentano.
    Ne consegue che estrazioni efficaci, effettuate con un tiralatte o manualmente, stimolano il seno in modo simile a quanto fa un bambino che poppa. Un'eventuale lieve differenza di efficacia viene facilmente recuperata dalle poppate che i bimbi richiedono quando la mamma torna a casa.

    Come ti senti rispetto al tirare il latte al lavoro? Sei a tuo agio? Hai a disposizione il tempo e la privacy necessari?
    Sei contenta perchè pur essendo lontana stai facendo qualcosa "per" il tuo bambino? O magari non ti piace affatto perchè ti ricorda che siete separati? Entrambe queste cose insieme? Qualcos'altro? La situazione in cui ci si trova ad estrarre il latte e il proprio stato d'animo possono fare la differenza sulla quantità di latte estratta!
    Infatti il nostro corpo reagisce in modo diverso alla stimolazione data da un bambino che poppa rispetto a quella di una macchina, "fredda", magari rumorosa, difficoltosa da usare, in un ambiente in cui non ci si può rilassare o con poco tempo a disposizione. In queste situazioni può servire conoscere qualche trucchetto utile, tipo guardare un video del proprio bimbo, ascoltare la sua voce, portare con sè la sua maglietta del giorno prima da annusare, trovare un luogo più confortevole, crearsene uno... Insomma, come dice il titolo del nostro libro proprio dedicato all'allattamento dopo il rientro al lavoro, che avrai già visto sul sito, Allattare e lavorare si può!
    Per ora scrivi che hai difficoltà a capire quale sia un buon momento per estrarlo... un buon momento è un momento tranquillo, quando puoi rilassarti un po', quando sai di avere tempo a disposizione.
    Quando il bambino ciuccia avverti come un formicolio al capezzolo, nel momento in cui il latte inizia a fluire? Te lo chiedo perchè le mamme che hanno questa sensazione quando il bambino è al seno spesso ce l'hanno anche quando sono lontane da lui e il seno inizia ad essere quasi pieno, oppure dopo un intervallo di tempo in cui lui di solito popperebbe: anche questo è un ottimo momento per tirare il latte.
    Che tiralatte usi? Come ti ci trovi?
    Quante ore rimani lontana, tra orario lavorativo e spostamenti vari?
    Tante mamme raccontano di aver visto ricomparire il ciclo mestruale proprio in concomitanza del rientro al lavoro: una separazione più lunga del solito, poppate forzatamente meno frequenti ed ecco che il meccanismo riproduttivo si rimette in moto. Si è osservato che nei giorni delle mestruazioni la produzione di latte sia leggermente inferiore al solito (normalmente si tratta di pochi punti percentuali!): si tratta di un fenomeno fisiologico e transitorio, spesso né mamme né bambini si accorgono di nulla e nel giro di qualche giorno tutto torna alla normalità.
    A te sembra che la quantità di latte sia molto meno del solito in quei giorni? Cosa te lo fa pensare? La quantità di latte estratta? Il comportamento del bambino? Qualcos'altro? In alcuni casi molto rari succede che la produzione in quei giorni cali notevolmente, ma nel caso di bambini che mangiano anche altro, com'è per voi, raramente è un problema.
    Mi dici che vorresti aumentare la tua produzione di latte per crearti una scorta a cui attingere per la merenda da lasciare al nido. Non ho ben capito se questa scorta dovrebbe servirti per evitare di tirarti il latte al lavoro o come "salvagente" nel caso un giorno tu non riesca a tirarne a sufficienza...
    Per quanto riguarda le tisane e le compresse per aumentare il latte, non posso darti la certezza scientifica che realmente facciano aumentare il latte, perchè sulle erbe galattogoghe ci sono pochi studi e pochissimi studi seri.
    In tutti i casi, se con le estrazioni che al momento fai al lavoro riesci a coprire il fabbisogno del giorno successivo, per creare una scorta bisogna aumentare le estrazioni: potresti farlo al lavoro ma anche a casa, se preferisci.
    A seconda di come è più comodo per te potresti estrarre latte da un seno mentre il bambino poppa dall'altro, oppure organizzarti per tirare il latte una volta durante la notte (magari nelle primissime ore del mattino), oppure ancora dedicartici nel weekend. Dipende molto da come ti senti più a tuo agio tu e dall'urgenza che hai rispetto alla creazione della scorta.
    Sempre che tu decida che ti serva davvero, perchè potresti anche arrivare alla conclusione, come altre mamme di bambini "grandicelli" come il tuo, che la scorta non sia poi così necessaria!
     
    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.
  • Che cos’è il DAS?

    Il DAS è un contenitore da cui partono uno o più tubicini, che vanno fissati sul seno. Il contenitore viene riempito di latte (possibilmente materno, tirato con un tiralatte o estratto tirandolo manualmente) e il tubicino fissato al seno con un cerotto delicato e posizionato a livello del capezzolo. Il bambino poppando prende in bocca anche il tubicino e in tal modo riceve il latte dell’integrazione.

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.


     

  • Che cosa succede quando il bambino poppa?

    Quando il bambino poppa dal seno (o estrai il latte con le mani, o il tiralatte è al lavoro), vengono stimolate le terminazioni nervose del capezzolo e dell’areola. Queste fanno partire una cascata di ormoni che, mandando segnali all’ipofisi, avviano la produzione di prolattina e ossitocina poi secrete nel circolo sanguigno.
    Il rilascio di prolattina stimola le cellule alveolari a produrre latte e l’ossitocina è responsabile del rilascio nei dotti del latte prodotto ed immagazzinato negli alveoli in attesa che qualcuno lo chieda; l’ossitocina svolge questo ruolo inducendo la contrazione dei muscoli che contornano gli alveoli. In questo modo il latte viene spruzzato fuori dal seno stesso, che collabora col bambino!

    Questo fenomeno, grazie all’azione finale svolta dall’ossitocina, prende il nome di riflesso di emissione, riflesso di eiezione, discesa del latte o calata... Molti dialetti lo chiamano ancora in modo diverso.
    Il riflesso di emissione può verificarsi anche senza la stimolazione fisica della suzione del bambino; per esempio alcune madri raccontano che “la calata” si verifica ogni volta che sentono piangere un bambino, proprio o altrui.

    Durante la poppata possono verificarsi più riflessi di emissione successivi: a differenza da quanto accade col biberon, da cui il latte esce in modo costante, il latte esce dal seno “a ondate”, che potresti riconoscere osservando il cambiamento nel modo di succhiare del tuo bambino o per una sensazione di formicolio nel momento in cui il latte inizia a fluire.

    Molte donne avvertono questa sensazione solo nelle prime settimane, alcune solo in occasione del primo riflesso di emissione, altre non la avvertono mai: non è certo un problema. La quantità o la qualità del latte non ne sono modificate.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come posso trattare i capezzoli piatti o introflessi?

    Le opinioni e le esperienze in questo campo variano tra loro, ma molte donne hanno trovato utili i trattamenti per i capezzoli piatti o introflessi e molti esperti di allattamento continuano a consigliarli.

    Questi esperti non sono d'accordo tra loro riguardo l'importanza dello screening di tutte le donne in gravidanza, allo scopo di rilevare la presenza di capezzoli piatti o introflessi, o sulla necessità di prescrivere a tutte le donne interessate trattamenti di preparazione preventiva. Ad esempio, il British Royal College of Midwives (Collegio Reale Britannico delle Ostetriche) sostiene che i cambiamenti ormonali che avvengono durante la gravidanza e il parto possono portare alla protrusione spontanea del capezzolo in molte donne. Sebbene il trattamento dei capezzoli piatti o introflessi nel corso della gravidanza sia oggetto di discussione, se il neonato incontra difficoltà ad attaccarsi ad un capezzolo piatto o introflesso, potreste trovare utili uno o più di questi suggerimenti.

    I modellatori di capezzolo
    Si indossano sotto al reggiseno e aiutano a far protrudere meglio i capezzoli piatti o introflessi. I modellatori sono formati da due parti e sono in materiale plastico. La parte interna ha un foro in corrispondenza del capezzolo e la pressione sul tessuto che circonda il capezzolo lo spinge verso l'esterno.
    I modellatori si possono usare già dalla gravidanza e sfruttano l'aumento naturale dell'elasticità della pelle in questi mesi applicando una pressione delicata ma costante sulle aderenze sottostanti (tessuto connettivo) per far protrudere il capezzolo. Dopo il parto, i modellatori si indossano per una mezz’ora prima delle poppate. Non vanno indossati di notte e il latte che si raccoglie al loro interno non deve essere utilizzato perché può contaminarsi.

    La tecnica di Hoffman
    Questa procedura contribuisce ad allentare il tessuto connettivo alla base del capezzolo e può essere utilizzata sia durante la gravidanza sia dopo il parto. Appoggiare i pollici alla base del capezzolo (non sull'areola ma esattamente alla base del capezzolo). Premere con decisione verso la cassa toracica e contemporaneamente allontanare i pollici. Questa manovra contribuisce a distendere il capezzolo e ad allentare le rigidità nei tessuti alla base del capezzolo stesso, spingendolo gradualmente a muoversi verso l'alto e verso l'esterno. Ripetere questo esercizio da due fino a cinque volte al giorno, spostando i pollici attorno alla base del capezzolo.

    Il tiralatte
    Dopo il parto, è possibile usare un tiralatte efficace (per ulteriori informazioni "Come si sceglie un tiralatte?") per far sporgere il capezzolo subito prima della poppata e facilitare l'attacco del bambino. E’ possibile usare il tiralatte anche in altri momenti della giornata per allentare le rigidità del tessuto connettivo alla base del capezzolo, applicando una pressione uniforme che parta dal centro del capezzolo stesso.

    La siringa invertita
    Funziona così: prendi una siringa normale, da 10ml e taglia con una lametta la parte conica, dove si mette l’ago. Si inserisce lo stantuffo dalla parte tagliata mentre l’altra si appoggia sul capezzolo. Infine tiri delicatamente lo stantuffo per mantenere l’aspirazione. Eventualmente, se non si vuole o non si riesce a tagliare la parte conica, si può semplicemente aggiungere alla parte conica una camicia per vacutainer (si tratta di un cilindro di plastica a cui si raccorda al siringa senza ago).

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come potrò gestire il distacco dal mio bambino di tre mesi con il rientro al lavoro?

    "Come potrò gestire il distacco dal mio bambino di tre mesi con il rientro al lavoro?
    E' possibile rendere un po' più regolari le poppate, per riuscire a mantenere i ritmi di sera e mattina, o è una falsa speranza?"

    Purtroppo il ritorno al lavoro spesso comporta un cambiamento dei vostri ritmi e della vostra gestione famigliare; è il primo distacco dal tuo bambino e dal punto di vista psicologico è comunque difficile, in particolare per te (lui è ancora tanto piccino). In questo momento può aiutarti pensare che, anche se non starai tutto il giorno a casa, potrai comunque continuare ad allattarlo fino a quando ti farà piacere. L’allattamento non è “o tutto o niente”, ma si adegua alla stimolazione del seno; per questo è possibile allattare a lungo anche dopo l’introduzione di cibi solidi: man mano che diminuiscono le poppate, diminuisce la produzione e si stabilizza in base alla quantità di latte che viene tolta giornalmente. Per questo motivo, se tu continui ad offrire il seno quando sarai a casa, oltre a estrarlo qualche volta durante la giornata, potrai continuare ad avere una produzione adeguata alla richiesta.

    Abbiamo un libro che si intitola "Allattare e lavorare SI PUO'!", che abbiamo voluto proprio perché tante mamme pensano che tornare al lavoro significhi smettere di allattare, il che non è vero: si può continuare e ogni coppia mamma/bambino trova la strategia e l’organizzazione adatta alla propria particolare situazione (età del bambino, durata del distacco, gestione famigliare, ecc.).

    Uno dei suggerimenti che si danno in questi casi, che aiutano a mantenere l’allattamento, è quello di allattare i bimbi appena prima di andare via per lavorare e appena tornate a casa, per ristabilire il contatto fisico ed emotivo con il bambino e stimolare la produzione. Molti bambini, inoltre, per compensare l’assenza dalla mamma, i primi tempi si svegliano più spesso durante la notte, sia per avere maggiore contatto fisico sia per avere più latte, e questo è fisiologico sia per bambini piccoli sia per quelli più grandi.

    Durante le ore in cui sarai al lavoro, almeno per il primo periodo probabilmente sarà necessario togliere del latte, per evitare che i seni si ingorghino. Stare a lungo con i seni troppo pieni può infatti portare ad un ingorgo, (oltre a rallentare la produzione). Per evitare un ingorgo basterà che tu ti tolga un pochino di latte, quanto basta per non sentire più la tensione nel seno: in questo modo non si produrrà altro latte ma i seni non si ingorgheranno. Molte mamme sfruttano questi momenti per togliersi più latte (non solo quel poco per togliere la tensione) e lo mettono da parte per il bambino per il giorno successivo. (all'articolo Quanto e come conservare il latte materno trovi la tabella di conservazione del latte materno). All’inizio dovrai farlo alcune volte durante la giornata, perché il tuo corpo è abituato ad un ritmo più frequente di stimolazioni, poi con il passare del tempo il corpo si abitua alla nuova richiesta. Difficile dire se sarà possibile dargli dei ritmi, è ancora tanto piccolo e specialmente i primi giorni sarà un po’ scombussolato dal cambiamento di routine.

    Quando sarà il momento di introdurre altri cibi, l’allattamento potrà proseguire normalmente: quando non tu ci sarai qualcuno gli darà il primo pasto ed eventualmente il tuo latte tirato, poi continuerai ad allattarlo mattina sera e notte (se ce ne sarà bisogno). Anche quando farà più pasti di cibo solido, potrai proseguire mantenendo le poppate che entrambi vorrete: è sempre un “gioco” a due, e il tuo bambino ti farà capire cosa preferisce fare.

    Tante mamme continuano ad allattare a lungo anche lavorando, mantenendo le poppate a richiesta negli orari in cui la mamma è disponibile, diminuendole poi gradualmente: le raccomandazioni OMS invitano a continuare ad allattare fino a due anni e anche oltre.

    Come dicevamo prima, ci sono anche mamme che, nonostante tornino a lavorare prima dei sei mesi di età del piccolo, riescono a tirare il latte al lavoro e poi lo lasciano a chi si occupa del bambino per poterglielo somministrare durante l’assenza del giorno successivo, così da mantenere l’esclusività dell’allattamento... In tal caso potresti organizzarti con una borsa termica e una mattonella di ghiaccio, un tiralatte portatile o utilizzare la spremitura manuale.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come si sceglie un tiralatte?

    Prima di decidere se è necessario acquistare un tiralatte e scegliere il modello, è importante avere chiaro l'uso che si intende farne.

    Infatti, ci sono donne che hanno capito di non avere bisogno di un tiralatte dopo avere scoperto quanto sia facile portare con sé un bambino allattato. Altre mamme invece devono lasciare il bambino per alcune ore durante il giorno e hanno in qualche modo bisogno di tirarsi il latte. E altre ancora si trovano perfettamente a proprio agio tirandosi il latte manualmente.

    Se hai effettivamente bisogno di un tiralatte, puoi scegliere tra molti tipi disponibili. Scegliere il tiralatte più adatto è un po’ come scegliere una borsa: ci sono molti tipi e modelli, e quello che va bene per una donna non è necessariamente il meglio per un’altra. Alcuni aspetti da considerare quando si deve scegliere un tiralatte sono il costo, la facilità di trasporto e di uso e l’efficacia.

    I tiralatte manuali, più utili per chi si toglie il latte occasionalmente, di solito sono facili da utilizzare, sono piuttosto piccoli e facili da portare con sé. Alcuni richiedono due mani, altri funzionano solo con una mano. I tiralatte manuali con la pompetta in gomma, che ricordano il clacson di una bicicletta, NON sono consigliati.

    Ci sono anche piccoli tiralatte elettrici di varie marche, alimentati a batterie o con un trasformatore. Sono tutti piuttosto piccoli e maneggevoli, ma non tutti sono silenziosi.

    Quando c’è bisogno di spremere grandi quantità di latte in poco tempo, forse è meglio utilizzare tiralatte elettrici automatici di normali dimensioni, detti anche tiralatte professionali e disponibili anche negli ospedali per le mamme con bimbi ricoverati. Essi riproducono più fedelmente il ciclo di suzione-rilascio caratteristico del bambino, mentre nei tiralatte più piccoli l'aspirazione è continua. Molte donne che li hanno usati riconoscono che sono molto pratici e silenziosi anche se non particolarmente comodi da portare con sé. Di solito possono essere noleggiati in farmacia, nelle sanitarie, talvolta in negozi per bambini: si prende in prestito il motore, mentre tutti i pezzi che vengono a contatto con il corpo della mamma e con il latte devono essere acquistati e rimangono alla mamma (in qualche modello la parte acquistata per l'uso personale può diventare un tiralatte manuale portatile). Il loro costo è variabile in base al tempo che si utilizzano, perché oltre al costo perl'acquisto dei pezzi per l'uso personale, c'è da pagare una quota giornaliera per il noleggio.

    Un’altra possibilità per le madri che necessitano di estrarsi il latte in modo costante è rappresentata dai tiralatte elettrici automatici di nuova generazione. Questi ultimi sono piuttosto cari e sono destinati dalle case produttrici ad un utilizzo esclusivamente personale. Sono contenuti in valigette dal design accattivante e sono dotati di tutti gli accessori necessari per estrarre il latte da entrambi i seni contemporaneamente. Sono ideali per le madri che lavorano fuori casa.

    In genere, nei casi in cui sia necessario aumentare sensibilmente la produzione e in cui il bambino nonfornisca un'adeguata stimolazione al seno (nel caso di un bambino prematuro o in altre situazioni in cui il bambino non poppi affatto o non poppi efficacemente) i tiralatte doppi elettrici di tipo ospedaliero (quelli noleggiabili) sono i più adatti.

    Per facilitare la scelta, potrebbe essere utile parlare con altre mamme per scoprire se abbiano avuto bisogno di un tiralatte e quale abbiano usato. Chiedi loro quali funzioni si siano rivelate più utili e quali difetti abbiano rilevato.

    Tieni presente che in genere i tiralatte sono considerati prodotti di utilizzo esclusivo e personale e che a causa del rischio di contaminazione (è possibile che il latte aspirato venga in contatto con le parti meccaniche interne che non possono essere sterilizzate) non devono essere prestati o presi in prestito, adeccezione dei tiralatte manuali del tipo che può essere sottoposto a trattamento in autoclave e dei tiralatte elettrici professionali.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Come si sceglie un tiralatte?

    Prima di decidere se è necessario acquistare un tiralatte e scegliere il modello, è importante avere chiaro l'uso che si intende farne.

    Infatti, ci sono donne che hanno capito di non avere bisogno di un tiralatte dopo avere scoperto quanto sia facile portare con sé un bambino allattato. Altre mamme invece devono lasciare il bambino per alcune ore durante il giorno e hanno in qualche modo bisogno di tirarsi il latte. E altre ancora si trovano perfettamente a proprio agio tirandosi il latte manualmente.

    Se hai effettivamente bisogno di un tiralatte, puoi scegliere tra molti tipi disponibili. Scegliere il tiralatte più adatto è un po’ come scegliere una borsa: ci sono molti tipi e modelli, e quello che va bene per una donna non è necessariamente il meglio per un’altra. Alcuni aspetti da considerare quando si deve scegliere un tiralatte sono il costo, la facilità di trasporto e di uso e l’efficacia.

    I tiralatte manuali, più utili per chi si toglie il latte occasionalmente, di solito sono facili da utilizzare, sono piuttosto piccoli e facili da portare con sé. Alcuni richiedono due mani, altri funzionano solo con una mano. I tiralatte manuali con la pompetta in gomma, che ricordano il clacson di una bicicletta, NON sono consigliati.

    Ci sono anche piccoli tiralatte elettrici di varie marche, alimentati a batterie o con un trasformatore. Sono tutti piuttosto piccoli e maneggevoli, ma non tutti sono silenziosi.

    Quando c’è bisogno di spremere grandi quantità di latte in poco tempo, forse è meglio utilizzare tiralatte elettrici automatici di normali dimensioni (detti anche tiralatte professionali, disponibili anche negli ospedali per le mamme con bimbi ricoverati), che riproducono più fedelmente il ciclo di suzione-rilascio caratteristico del bambino, mentre nei tiralatte più piccoli l'aspirazione è continua. Molte donne che li hanno usati riconoscono che sono molto pratici e silenziosi anche se non particolarmente comodi da portare con sé. Di solito possono essere noleggiati (si prende in prestito il motore, mentre tutti i pezzi che vengono a contatto con il corpo della mamma e con il latte devono essere acquistate) e il loro costo è variabile.

    Un’altra possibilità per le madri che necessitano di estrarsi il latte in modo costante è rappresentata dai tiralatte elettrici automatici di nuova generazione. Questi ultimi sono piuttosto cari e sono destinati dalle case produttrici ad un utilizzo esclusivamente personale. Sono contenuti in valigette dal design accattivante e sono dotati di tutti gli accessori necessari per estrarre il latte da entrambi i seni contemporaneamente. Sono ideali per le madri che lavorano fuori casa.

    In genere, nei casi in cui sia necessario aumentare sensibilmente la produzione, o per tirarsi il latte per un bambino prematuro o in altre situazioni in cui il bambino non poppa quindi non fornisce un'adeguata stimolazione al seno, i tiralatte doppi elettrici di tipo ospedaliero (noleggiabili) sono i più adatti.

    Per facilitare la scelta, potrebbe essere utile parlare con altre mamme per scoprire se abbiano avuto bisogno di un tiralatte e quale abbiano usato. Chiedi loro quali funzioni si siano rivelate più utili e quali difetti abbiano rilevato.

    Tieni presente che in genere i tiralatte sono considerati prodotti di utilizzo esclusivo e personale e che a causa del rischio di contaminazione (è possibile che il latte aspirato venga in contatto con le parti meccaniche interne che non possono essere sterilizzate) non devono essere prestati o presi in prestito, adeccezione dei tiralatte manuali del tipo che può essere sottoposto a trattamento in autoclave e dei tiralatte elettrici professionali.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Devo estrarre il latte per il mio bambino. Come si fa?

    Potresti aver bisogno di estrarre il latte per diversi motivi.

     

    Forse il tuo bambino è nato prima del termine, o per qualche motivo non riesce a prendere ancora il latte direttamente dal seno, oppure gli devi dare un’aggiunta (che può essere tranquillamente del tuo latte 😊), o magari stai lavorando per aumentare la tua produzione o fare una scorta per quando sarai lontana da lui…

    Qualunque sia il tuo caso, può essere utile conoscere alcune strategie per riuscire a estrarre il latte in maniera efficace.

     

    Per estrarre il latte puoi scegliere di usare il tiralatte oppure la spremitura manuale. Vanno bene entrambi, scegli quello che funziona per te.

    Tieni presente che non tutte le donne si trovano a loro agio con il tiralatte, e il modo in cui il latte viene estratto è completamente diverso rispetto ad un bambino che poppa. Ci sono mamme che con il tiralatte sono riuscite a estrarre solo poche gocce, ma che hanno lo stesso allattato esclusivamente i loro bambini. La quantità raccolta con il tiralatte non è indice della quantità che si produce.

    Se quindi vuoi provare la spremitura manuale trovi qui il video 3A - Come spremere manualmente il latte dal seno.

    La spremitura manuale richiede un po’ di pratica, non scoraggiarti se ai primi tentativi non sei soddisfatta della quantità estratta.

    Oppure, non è detto che tu ti trovi a tuo agio con la spremitura manuale. Tante donne non hanno familiarità col proprio seno e possono sentirsi a disagio, preferendo il tiralatte. Se quindi preferisci provare con il tiralatte leggi le faq su come scegliere un tiralatte:

    www.lllitalia.org/estrarre-e-conservare-il-latte/lm-come-si-sceglie-un-tiralatte.html

    www.lllitalia.org/quale-tiralatte-mi-consigliate-elettrico-o-manuale.html

    Inoltre, trovi qui il video 3B - Ottenere il massimo dall'estrazione con il tiralatte.

     

    Quando devi estrarre il latte, puoi favorirne il riflesso di emissione con alcune strategie.

    * Prepara il “set” prima dell’estrazione del latte. Potrebbe aiutarti abbassare la luce, avere una sedia comoda, cercare un po’ di privacy e tanto calore. Immaginalo come un “appuntamento romantico”!

    * La magia del contatto. Un abbraccio, delle coccole o dei massaggi prima o durante l’estrazione possono aiutare il rilascio dell’ossitocina, l’ormone dell’amore che fa espellere il latte. Se non c’è nessuno a disposizione, prova ad avvolgerti una sciarpa o uno scialle attorno alle spalle e al petto – questa zona è coperta dai recettori dell’ossitocina, ecco perché un abbraccio dà così tanto conforto.

    * Concentrati sul tuo bambino. La vista, il suono, la presenza e il suo profumo aiutano il flusso degli ormoni. Qualcuno potrebbe aiutarti tenendo il bambino vicino al tuo viso, così potresti annusarlo e sentire il profumo dei suoi capelli mentre stai estraendo il latte. Se il tuo bambino non è con te, un suo vestitino, una sua foto, un suo video possono aiutarti a concentrare i tuoi pensieri su di lui.

    * Rilassamento profondo. Puoi provare a respirare profondamente, prima di iniziare ad estrarre il latte, visualizzare qualcosa di bello, un prato, dei fiori, il mare… qualunque cosa ti faccia sentire “bene”. Puoi anche provare ad ascoltare i tuoi brani preferiti di musica lenta o di rilassamento, se ne hai.

    * Visualizzazione. Alcune madri trovano utile coprire il contenitore dove si raccoglie il latte con una calza così non riescono a vedere quanto velocemente si stia riempiendo. Invece di concentrarti sul gocciolare lento del latte, pensa che il contenitore si stia riempiendo velocemente, pensa al tuo bambino che poppa il latte dal seno, o immagina una cascata, una fontana, dell’acqua che scorre!

    * Ridi! Ridere stimola il rilascio di ossitocina. Guarda un film divertente o trova on-line i video del tuo comico preferito. 

     

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Ė possibile allattare dopo un tumore al seno? 

    Ė possibile allattare dopo un tumore al seno? 

    Le biopsie e la rimozione dei tumori toccano la ghiandola mammaria. Il problema principale che potrebbe presentarsi è l’isolamento di una parte della ghiandola mammaria che non riesce più a drenare efficacemente. In questo caso, noterai una stasi di latte localizzata, che potrà risolversi col tempo, così come potrà causare uno stato infiammatorio doloroso cronico. In quest’ultimo caso dovrai interrompere l’allattamento da quel seno, ma questo non significa non poter più allattare: se lo vorrai, potrai infatti continuare ad allattare dall’altro. 

    Una mamma che aveva subito una biopsia ha raccontato che allattava il suo bambino senza particolari problemi, ma sentiva dolore quando si tirava il latte. 

    Se sei stata operata per la rimozione di un tumore o per una biopsia, la cosa più semplice è iniziare ad allattare e vedere come va.

    Bisogna tenere sempre a mente che questo tipo di chirurgia coinvolge un solo seno, lasciando l’altro integro e quindi perfettamente funzionante. Questo vale anche nel caso in cui tu abbia subito una mastectomia a seguito di un tumore o di un incidente. 

     

    Ė sicuro allattare dopo un tumore al seno? 

    Molte mamme raccontano di aver allattato dopo un intervento chirurgico e terapia radiante per cancro al seno. Alcune hanno prodotto poco latte dal seno trattato ed è capitato che il bambino rifiutasse di poppare a quel seno, mentre altre (coloro per le quali la dose di radiazioni è stata più bassa), hanno avuto una produzione pressoché normale dal seno trattato.  

    Se hai avuto un tumore al seno, forse ti stai chiedendo se allattare sia una scelta sicura per il tuo bambino.

    Gli studi evidenziano che non c’è alcun rischio. Tuttavia, sarà necessario tenere monitorata con particolare attenzione la crescita del tuo bambino. La produzione di latte potrebbe essere sufficiente durante le prime settimane e non esserlo in seguito quando le richieste del bambino aumentano. 

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando il n. 8 de “La Gazzetta della Prolattina” nel sito www.lagazzettadellaprolattina.it.

  • Ho i capezzoli piatti o introflessi, sto tentando di allattare ma il capezzolo è irritato.

    Alcune mamme riferiscono di aver avuto irritazioni al capezzolo per le prime due settimane, mentre i capezzoli (piatti o introflessi) si adattavano alla suzione e i tessuti si allentavano. In caso di irritazioni serie (ragadi, dolore importante) o se l'irritazione non passa dopo un paio di settimane, contatta la Consulente LLL più vicina o un operatore del settore per ricevere assistenza, in modo da controllare se effettivamente il bambino stia poppando correttamente.

    Talvolta, dopo la poppata si forma dell'umidità nelle pieghe del capezzolo introflesso: se il capezzolo si ritrae dopo la poppata, potrebbe essere ancora umido danneggiando la pelle e facilitando irritazioni. In questo caso, dopo la poppata asciuga il capezzolo con una pezzuola asciutta, lasciandolo un po’ all’aria. Alcune mamme hanno trovato giovamento anche applicando un po’ di lanolina pura.
    Può capitare, anche se raramente, che l'irritazione al capezzolo persista più a lungo perché i tessuti connettivi non si allentano, provocando quindi punti di tensione che possono portare a taglietti o alla formazione di vescichette.

    Se i capezzoli sono profondamente introflessi, il bambino comprime il capezzolo sotto l'areola invece dei dotti lattiferi. Inoltre, dal momento che il bambino non riesce a posizionare correttamente il capezzolo in bocca, non riceverà una quantità di latte proporzionale ai suoi sforzi mentre la poppata può provocare dolore alla mamma. In questi casi, un tiralatte elettrico doppio può essere d'aiuto perché non comprime l'areola ma applica una forza di suzione uniforme che fa protrudere il capezzolo. Col passare del tempo, questa pressione favorisce l'allentamento del tessuto connettivo che lo trattiene.
    Se il bambino si attacca più facilmente ad un seno e riesce a nutrirsi bene, la mamma può continuare l'allattamento solo da quel seno e usare il tiralatte nel seno che non viene drenato dal bambino finché il capezzolo non protruda facilmente. Il bambino riceverà tutto il latte che gli serve da quell'unico seno, purché vi abbia accesso libero in termini di tempo e di frequenza.
    E' importante in queste situazioni controllare l'attacco del bambino al seno: puoi vedere
    il nostro Video o leggerenumerosi articoli a riguardo, cliccando sul tag "attacco efficace" in fondo alla pagina.

    Se entrambi i capezzoli sono gravemente introflessi, la mamma può usare il tiralatte e dare il latte al bambino con un dispositivo alternativo per dare il latte finché il bambino non sarà in grado di attaccarsi efficacemente e serenamente.
    Non è possibile stabilire a priori per quanto tempo sarà necessario usare il tiralatte.
    Ad alcune mamme basta una sola sessione al tiralatte perché il capezzolo sporga completamente, mentre per altre mamme sarà necessario più tempo. Non appena il capezzolo resta sporgente dopo la sessione al tiralatte, la mamma può riprendere immediatamente ad allattare.
    Quando il capezzolo entra correttamente nella bocca del bambino e questi riesce a poppare efficacemente, la mamma può finalmente sospendere l'uso del tiralatte e allattare senza avvertire alcun dolore. In qualche rarissima occasione, può capitare che l'allattamento provochi dolore anche se il capezzolo sporge completamente.

    Dopo una correzione del capezzolo, questo può introflettersi nuovamente non appena il bambino fa una pausa durante la poppata. In questo caso, la mamma può aver bisogno di fermarsi e usare di nuovo il tiralatte per un pochino prima di riportare il bambino al seno. In una fase di transizione all'allattamento esclusivo è possibile ricorrere alla compressione manuale del seno o all'uso di un dispositivo di allattamento supplementare per incoraggiare il bambino a continuare a succhiare e a deglutire per evitare che il capezzolo si introfletta.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Ogni quanto devo tirare il latte?

    A questa domanda non c'è una risposta che vada bene per tutte le mamme, e la cosa migliore è parlarne direttamente con una Consulente de La Leche League. Di solito, le mamme che lavorano possono togliersi il latte durante l'intervallo per il pranzo e in qualche altro momento di pausa. In ogni caso, indipendentemente dall'orario di lavoro, molte mamme riescono a continuare l'allattamento una volta ripreso a lavorare, anche se togliersi il latte durante il giorno può essere complicato.

    Allattare è una scelta importante sia per la mamma che per il bambino e ci sono grandi vantaggi nel continuare l'allattamento quando si riprende il lavoro. Per esempio, i bambini allattati si ammalano la metà delle volte rispetto ai bambini nutriti artificialmente e, se il bambino non si ammala spesso, la mamma non deve allontanarsi troppo frequentemente dal lavoro. Questo è il motivo per cui, negli USA, alcuni Stati hanno varato una legge che incoraggia le impiegate statali ad allattare. In ogni caso, al di là dei vantaggi per la salute, molte donne hanno scoperto che l'allattamento aiuta mamma e figlio a vivere meglio l'inevitabile separazione che il lavoro implica.

    Continuare ad allattare quando si riprende il lavoro è più semplice di quanto si possa credere! Gli incontri de La Leche League sono una ricca fonte di informazioni, non solo rispetto agli aspetti tecnici come la spremitura e la conservazione del latte, ma anche per apprendere soluzioni e idee da altre mamme che lavorano e che possono essere veramente utili per evitare problemi.

    La frequenza con cui bisogna togliersi il latte dipende da quanto spesso il bambino poppa nell'arco di tempo in cui si è fuori casa, dall'età del bambino e da quanto tempo si ha a disposizione al lavoro. Le mamme che sanno di non avere tempo sufficiente per tirarsi al lavoro la quantità di latte necessario, lo tirano nei giorni liberi o durante il fine settimana. Altre ricorrono a un'aggiunta di formula artificiale.

    Le mamme sono tutte diverse nella capacità di tirarsi il latte. Se hai tantissimo latte per il bambino ma quasi nulla per il tiralatte, non ti preoccupare. Cerca di rilassarti il più possibile quando ti tiri il latte, pensa al tuo bambino e sii orgogliosa del tuo latte, qualunque sia la quantità, perché, in ogni caso, gli stai dando nutrimento e immunità, anche se ci fosse bisogno di un'integrazione. I compromessi sono talvolta inevitabili, e ognuna è libera di decidere cosa funzioni meglio per sé.

    Alcuni bambini non sono troppo attratti dal latte tirato e preferiscono aumentare la frequenza delle poppate quando stanno con la mamma, per esempio la sera o di notte. Alcune mamme preferiscono allattare la notte proprio perché è un modo di mantenere la vicinanza con il bambino e di togliersi meno latte durante il giorno. Se il bambino cresce bene, bagna e sporca parecchi pannolini, e la mamma riesce a riposarsi adeguatamente, questo allattamento "alla rovescia" può funzionare perfettamente.

    Una volta tornate al lavoro, molte mamme scoprono che devono tirarsi il latte con la stessa frequenza con cui avrebbero allattato il bambino se fossero restate a casa. Questo significa, nel caso di una giornata lavorativa di otto ore, che occorre utilizzare la pausa del mattino, quella del pranzo e quella del pomeriggio. Dato che una mamma che lavora ha di solito poco tempo, può esserle veramente d'aiuto un tiralatte che agisce su tutti e due i seni allo stesso tempo. Con un tiralatte doppio la mamma riesce a tenere elevati i livelli (ormonali) di prolattina e può togliersi il latte necessario in 10 - 15 minuti. Utilizzando questi tiralatte doppi almeno tre volte al giorno durante i primi mesi di vita del bambino, molte mamme sono riuscite a lasciare latte sufficiente al bambino per il giorno successivo, in modo di non avere bisogno di aggiunte.

    A mano a mano che il bambino cresce, ci sarà meno bisogno di tirare il latte così frequentemente.

    Dato che, stando al lavoro, ti allontanerai dal bambino, allattalo spesso quando sei a casa - la mattina, la sera e i fine settimana: è un modo bellissimo di sentirsi vicine e legate al bambino!

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Quale tiralatte mi consigliate? Elettrico o manuale?

    "Quale tiralatte mi consigliate? Elettrico o manuale?
    Non vorrei spendere soldi per nulla e poi vedere che non funziona...
    L'unica cosa che non vorrei fare è smettere di allattare mia figlia."

    Non so se tu abbia già iniziato ad informarti su questo argomento, magari navigando nel web o buttando l'occhio sulle tante confezioni presenti nei negozi di puericultura. Vorrei provare ora a farti una panoramica dei diversi tipi di tiralatte esistenti, così che tu possa almeno avere un'idea delle loro caratteristiche e magari capire verso quale orientarti per una prima scelta.

    Tutti i tiralatte hanno una coppa a forma di imbuto che si posiziona sul seno e che termina con un tunnel in cui scorre il capezzolo durante l'estrazione, a cui si attacca il contenitore in cui va a finire il latte. Nei tiralatte ad attacco doppio ce ne sono due, permettendo così l'estrazione contemporanea da entrambi i seni, il che dimezza il tempo necessario. Tutti i tiralatte agiscono alternando fasi di aspirazione e rilascio: la fonte di energia necessaria (corrente elettrica, batteria, forza muscolare della mamma) e la possibilità o meno di regolare intensità e frequenza dell'aspirazione variano a seconda del tipo di tiralatte scelto.

    Tiralatte elettrici

    Ce ne sono di tipo “professionale”, come quelli in uso in molti ospedali, composti da una parte noleggiabile (sostanzialmente il motore) e da un kit ad uso personale che in genere va acquistato a parte e comprende tutte le parti che entrano in contatto con il latte e il corpo della mamma, a garanzia di sicurezza e igiene. Sono molto efficaci e di solito con la possibilità dell'attacco doppio. Sono un po' ingombranti e alla lunga possono risultare costosi.

    Esistono poi tiralatte elettrici per uso personale, che sono più facili da trasportare, abbastanza silenziosi e a volte sono dotati anche di batterie ricaricabili, in modo da poter essere usati anche senza avere a disposizione una presa di corrente. Ce ne sono anche ad attacco doppio. A seconda del modello possono avere la possibilità di regolare l'intensità dell'aspirazione (da settarsi a quella più alta possibile confortevole per la mamma) e la frequenza con cui ogni ciclo di aspirazione e suzione si ripete.

    In alcuni si possono anche impostare brevi fasi ad alta frequenza che si alternano a fasi con frequenza più bassa, in modo da imitare le due fasi di suzione dei bambini, rapida per stimolare il riflesso di emissione (che è il meccanismo ormonale per cui il latte presente nel seno viene spinto verso l'esterno), lenta e profonda quando questo riflesso si verifica, il latte esce e viene deglutito spesso. “si è visto che una velocità attorno ai 40-60 cicli al minuto solitamente garantisce i risultati migliori in termini di estrazione del latte” [...] “se la mamma deve usarlo spesso per preparare una scorta di latte e poi svuotare il seno al lavoro, può essere opportuno scegliere un buon modello, ovvero un tiralatte che garantisca più di quaranta cicli al minuto” (Allattare e lavorare... si può!, pag 157).

    Tiralatte manuali

    Sono solitamente ad attacco singolo, vengono azionati meccanicamente dalla mamma che tira una leva (tipo freno della bici) o che schiaccia un pulsante. Anche la regolazione della frequenza e dell'intensità dell'aspirazione vengono gestiti - in modo ovviamente più approssimativo rispetto a tiralatte programmabili - dalla mamma stessa, aumentando o diminuendo forza e/o velocità con cui aziona il tiralatte. Sono meno costosi dei tiralatte elettrici e non credo che ne esistano a doppio attacco. Alcune mamme hanno giudicato questo tipo di funzionamento scomodo, faticoso e per questo poco efficace, mentre altre ci si sono trovate molto bene, giudicando il tiralatte manuale pratico, utilizzabile ovunque, facile da trasportare ed efficace rispetto alle proprie esigenze.

    Quest'ultima osservazione ci porta alla considerazione finale:

    “...c'è un'ultima variante che è ancor più importante, ed è il feeling che si crea (o non si crea) tra la mamma e il tiralatte. Se la mamma non si sente a suo agio, il modello può essere quello più funzionale, moderno ed efficace, ma... molto semplicemente per lei non va bene!” (Allattare e lavorare... si può!, pag 159).

    Una volta individuato il modello che ti ispira di più bisogna prepararsi ad alcune prime sedute “di conoscenza”, in cui tu familiarizzerai con il tiralatte (monta, smonta, risciacqua, accendi qui, regola lì!) e il tuo corpo si abituerà a rispondere a questa nuova stimolazione. Se poi durante questi primi tentativi riuscirai anche ad estrarre più di qualche goccio di latte ancora meglio, ma è abbastanza frequente il contrario (senza che questo abbia un qualche legame con l'efficacia nell'utilizzo successivo né tantomeno con l'adeguatezza della produzione di latte!).

    Ci sono mamme che hanno trovato il tiralatte adatto a sé al primo tentativo, altre hanno dovuto sperimentare un po', altre ancora hanno scoperto che il tiralatte proprio non faceva per loro e hanno imparato come spremersi il latte manualmente. Sapevi di questa possibilità?

    Si tratta di una serie di massaggi e stimolazioni del seno che facilitano il riflesso di emissione (dopo un po' di tentativi ogni mamma trova ciò a cui risponde meglio: carezze, massaggi circolari, scuotere il seno, spugnature calde...), a cui far seguire la vera e propria spremitura: si prende in mano il seno tenendolo poco oltre l'areola, lo si spinge un po' all'indietro perchè resti “intrappolato” tra le mani e la cassa toracica e non possa “sfuggire”, poi si stringe, senza fare male ovviamente! Si ripete l'operazione lungo la circonferenza del seno in modo da drenarne tutte le zone.

    Anche qui all'inizio serve un po' di pratica, ma con qualche tentativo diventa un'operazione davvero semplice, perchè si impara a conoscere “cosa” e “come” è più efficace per sé.

    Conosci il nostro sito? Vi sono pubblicati degli articoli molto interessanti, che ti linko, riguardanti proprio il tema “allattamento e lavoro”, che penso possano esserti utili per iniziare a crearti un tuo bagaglio di informazioni prima di questa nuova avventura che vi aspetta:

    Ogni quanto devo tirare il latte?

    Come si sceglie un tiralatte?

    Lavoro e allattamento

    Come potrò gestire il distacco dal mio bambino di tre mesi con il rientro al lavoro?

    Allattare e lavorare: le esperienze delle mamme

    Riuscirò ad allattare e lavorare?

    Chiedi ancora se ne hai bisogno, siamo qui per questo!

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Recuperare l’allattamento - Come una mamma ha deciso di tornare indietro

    Durante un incontro in diretta su FB una mamma ci ha raccontato un pezzetto della sua storia, ed è nata questa testimonianza, che pubblichiamo con la certezza che questa testimonianza potrà aiutare tante altre mamme in difficoltà.

     

    Ho 28 anni e sono mamma di due bambine, una di 3 anni e l’altra di 3 mesi.

    Quando è nata la prima non sapevo praticamente nulla sull’allattamento e per 4 mesi ho dato il seno e poi sempre un’aggiunta, non sapevo a chi rivolgermi e in ospedale mi sono sentita totalmente abbandonata a me stessa.

    Quando sono rimasta incinta della seconda, la prima cosa che ho detto al mio compagno è stata “Succeda quel che succeda io desidero allattare, questa volta”, nonostante non avessi un bel ricordo della prima esperienza (tra ingorghi e febbricciole mi sentivo sempre tanto spossata).

    In questi 3 anni ho avuto modo di informarmi, ho visto amiche fare corsi e consulenze, captavo informazioni ovunque, mi sentivo invincibile e niente avrebbe potuto ostacolare il mio desidero di allattare.

    Ho partorito con un parto cesareo d’urgenza l’8 luglio 2020. Ho attaccato la bambina per la prima volta dopo 7 ore e mi sono alzata dopo 10, non lasciandola più se non per le visite di routine. L’ho tenuta attaccata a me di continuo e al terzo giorno di vita siamo tornate a casa che avevo già la montata (per sfatare il mito secondo il quale chi fa il cesareo non riesce ad allattare).

    Tutto procedeva bene, avevo qualche ragade e qualche piccolo ingorgo ma cercavo di risolverli tempestivamente.

    Fino al 24 luglio.

    La bimba nelle ore precedenti si era attaccata spessissimo, tant’è che la sera prima mi sentivo i seni praticamene sgonfi e il destro faceva male, mi lanciava degli spilli in alcuni punti, ma non sentivo ingorghi e mi sentivo tranquilla per questo.

    Mi sentivo però molto debole e spossata, molto più dei giorni precedenti.

    Ceno e mi metto poi a letto all’una, prendendo una Tachipirina per dormire meglio.

    Alle 4:30 mi sveglio con i brividi di freddo, battevo i denti: il seno destro era un marmo, quei due punti che mi “pulsavano” la sera prima erano diventati durissimi, bollenti, non potevo sfiorare il seno per il dolore. Misuro due volte la febbre che nel giro di 15 minuti passa da 37,5 a 39,8.

    Sto male ma continuo ad attaccare la bimba, che dormiva accanto a me. Alle 7 di mattina, già sfinita, decido di chiamare la guardia medica che mi prescrive subito l’antibiotico, una compressa ogni 8 ore. Il mio compagno decide di non andare a lavoro, eravamo totalmente soli e io come provavo ad alzarmi svenivo. Lui tiene la bambina e me la porta a letto non appena inizia a mostrare segnali di fame. Tutto il giorno così. Nel frattempo faccio impacchi, massaggio, spremo, provo col metodo della bottiglia. Insomma le provo tutte.

    Ma niente, il latte dal seno destro fatica ad uscire. Diventa rosso e molto molto teso e così ho capito che avevo una mastite in corso.

    Sotto consiglio del ginecologo chiamo in ospedale (anche perché la febbre non scendeva sotto i 39,5 nonostante la tachipirina) e mi viene risposto di andare per un controllo.

    Inizia il giro di chiamate per capire a chi lasciare le bambine.

    Allatto la mia piccolina l’ultima volta alle 20 del 24 luglio, e alle 21 sono in ospedale pronta per la consulenza.

    Dopo analisi, tac, rx e visite varie mi ricoverano con quadro settico; l’infettivologo mi chiede “Vuoi ancora allattare? Perché devo decidere che antibiotici somministrarti”, di getto rispondo di no.

    Chi me lo fa fare, mi sento morire, sto così male che devo chiedere aiuto anche per girarmi nel letto.

    Iniziamo la terapia, mi portano in reparto e mi somministrano la prima dose di Dostinex, (un farmaco a base di Cabergolina, inibitore della prolattina, ndr) tanto non volevo allattare più.

    Mi fasciano il seno strettissimo.

    Dopo diverse ore mi danno la seconda dose, ne mancano due (due compresse divise a metà).

    Passano le ore, i seni mi fanno male. La febbre inizia a scendere, anche se lentamente, mentre il quadro clinico rimane sempre serio.

     

    Rinsavisco.

    O meglio inizio a recuperare un po’ di lucidità. Io non volevo smettere di allattare, non me lo sarei perdonata.

    Mi tolgo la fasciatura e chiedo di poter andare a tirare il latte.

    Nel frattempo contatto una Consulente della Leche League (Manuela❤️) e chiedo consiglio anche ad altre mamme.

    Parlo con ostetrica e ginecologa e chiedo che venga sospesa la somministrazione del Dostinex, inoltre chiedo di chiamare il CAV (Centro Anti Veleni) per capire se quegli antibiotici fossero compatibili (erano belli pesanti) - CAV che mi da l’ok. Chiedo che la bimba venga ricoverata con me per attaccarla, ma acconsentono al suo ricovero solo dopo due giorni. Nel frattempo io avevo la sveglia ogni 2 ore. Mi alzavo con le poche forze che avevo e andavo a tirare il latte. Ne usciva meno ogni volta che andavo, e questa cosa mi scoraggiava moltissimo.

    Dopo tre giorni mi portano finalmente la bambina (il 27 luglio) ma piange. Piange quando l’attacco, strilla proprio, in reparto mi dicono che ha fame e iniziano a portarmi biberon di LA. Lascio cadere gocce di LA sul seno ogni volta che si stacca urlando per farla attaccare, ma dura poco, si stacca sempre più disperata.

    Il giorno dopo cedo totalmente all’artificiale, demoralizzata, depressa, sola e scoraggiata e così smetto di stimolare il seno.

    La bimba torna a casa perché vengo spostata in un altro reparto (agli infettivi) e non aveva senso tenerla lì se nemmeno l’attaccavo.

     

    Mi sentivo una fallita. Debole e senza forze, piangevo di continuo pensando al mio allattamento tanto desiderato ridotto in fumo.

    Torno a casa il 4 agosto con una sfilza di farmaci, firmando le dimissioni volontarie (le analisi andavano finalmente migliorando).

    A casa continuo con LA (ne prendeva anche 150 ml) ma niente, non mi do pace, mi manca il contatto con la mia bambina, nonostante la mettessi in fascia tenendola sempre sul mio cuore.

    L’8 agosto non resisto più, decido di darmi uno scossone per riprendermi e inizio a riattaccare la bambina, inizialmente per coccola.

    Il 10 agosto noleggio il tiralatte in farmacia e inizio a stimolare il seno (avevo deciso di allattare solo col sinistro, il destro mi aveva lasciato un trauma).

    Dal 10 agosto, quando la bimba doveva mangiare le davo l’artificiale con il DAS, per non abituarla al biberon e per stimolare il seno. Quando finiva me lo tiravo. E via così.

    Dico al mio compagno che mi do un mese di tempo per tornare all’allattamento esclusivo.

    Dopo una settimana inizio a stimolare anche il seno destro - cercando di superare il trauma - e allo stesso tempo inizio a diminuire le dosi di LA. Attacco la bimba e nel frattempo tiro l’altro seno, così tutti i giorni, ad ogni poppata. Non volevo nemmeno uscire di casa per non saltare i miei appuntamenti col tiralatte, tanto che ci tenevo.

    Io ci metto tutta me stessa e mia figlia mi aiuta.

    Il 30 agosto, dopo poco più di un mese da quella terribile esperienza, io e la mia cucciola torniamo finalmente all’allattamento esclusivo.

    Abbiamo superato ostacoli che sembravano insormontabili con costanza, pazienza, amore e forza di volontà. Abbiamo avuto contro tutti, mi dicevano che ero una pazza a voler ancora allattare dopo quello che avevo passato.

    Ma io lo volevo con tutto il cuore.

    E ce l’ho fatta. Ce l’abbiamo fatta.

    Senza le Consulenti e le mamme che ho conosciuto non so se ce l’avrei fatta, non finirò mai di ringraziarle per la forza, la fiducia e le informazioni che mi hanno trasmesso.

    Volere è potere!

    Grazie a voi Consulenti per lo splendido lavoro che fate, siete state il nostro faro quando tutto sembrava perso.

     La Leche League Recuperare lallattamento

     

  • Se mi tiro il latte da lasciare alla baby sitter è vero che inizierà a diminuire fino a scomparire?

    "Dovrei riniziare a lavorare e non so come gestire l'allattamento.Il mio lavoro e' solamente serale... Sono assalita da mille dubbi...Mi e' stato anche suggerito di prendere delle pastiglie di galega per aumentare il latte... E' una cosa giusta?"

    Ciao. Mi dici che (a breve?) dovrai rientrare al lavoro e che hai dei dubbi sulla gestione dell’allattamento in questa situazione.
    Temi che il latte possa progressivamente diminuire fino a scomparire a causa delle estrazioni per lasciarlo alla baby sitter e ti chiedi se sia corretto assumere pastiglie di galega per ovviare a questo.
    Se può confortarti, non sei sola in questi dubbi: tante mamme si trovano e si sono trovate nella tua stessa situazione, con la necessità di riprendere il lavoro e il desiderio di non allontanarsi dal proprio bambino... È un desiderio comune, e normale da un punto di vista biologico.
    Nei primi anni di vita, infatti, i bambini hanno un bisogno intenso di vicinanza con la mamma, intenso quanto quello di essere nutriti. Allo stesso modo le mamme sono portate a non separarsi dal proprio bambino, e quando questo deve avvenire, ne soffrono. Si sentono in colpa, temono che il bambino possa soffrire la fame, che possa avere bisogno di loro quando non ci saranno e non accetti di essere accudito da altri, o che, al contrario, si rassegni all’assenza della mamma, per esempio.
    Qual è la tua paura principale? Cosa ti spaventa di più? Da cosa pensi che dipenda?
    Sapendo questo è possibile provare a dare una risposta su quel che può accadere, basandoci sulle numerose testimonianze di mamme lavoratrici, raccolte nel nostro libro "Allattare e lavorare... SI PUO'!": una miniera di informazioni pratiche, di testimonianze di mamme, di “trucchetti” di mamme che ci sono passate! Il libro abbraccia diversi argomenti: dalla scelta del tiralatte alla legislatura in materia, dalle cose da tenere a mente quando si sceglie una baby sitter o un nido a come sopravvivere alla doppia fatica di lavorare in casa e fuori quando si ha un bambino piccolo, dai sentimenti delle mamme a modi e tempi di conservazione del latte materno.
    Riguardo la tua preoccupazione che il latte vada via a causa della separazione, posso rassicurarti subito: il seno produce latte in base a quanto e a quanto spesso viene svuotato. Poppate più ravvicinate velocizzano la produzione, poppate più distanziate la rallentano.
    Ne consegue che estrazioni efficaci, effettuate con un tiralatte o manualmente, stimolano il seno in modo simile a quanto fa un bambino che poppa. Un’eventuale lieve differenza di efficacia viene facilmente recuperata dalle poppate che i bimbi richiedono quando la mamma torna ed è con loro, che servono a riempire il pancino di latte e il cuore di mamma :-)
    Per quanto poi riguarda la galega, non posso darti la certezza scientifica che realmente faccia aumentare il latte, perchè sulle erbe galattogoghe ci sono pochi studi e pochissimi studi seri. La tradizione popolare la include tra le piante che “fanno bene al latte” e ci sono mamme che riferiscono un aumento nella propria produzione di latte legato all’assunzione di galega. L’incertezza legittima arriva dal fatto che comunque, per essere davvero efficaci, le erbe galattogoghe vanno accompagnate a frequenti ed efficaci svuotamenti del seno, che come abbiamo detto poco fa sarebbero comunque sufficienti da soli ad incrementare la quantità di latte prodotto.
    Quanto tempo, tra lavoro e spostamento casa/lavoro starai complessivamente lontana dalla bambina? Sai già se avrai la possibilità di tirarti il latte durante l’orario lavorativo (con un tiralatte ad attacco doppio ci vogliono circa venti minuti)?
    Fare mente locale su questi aspetti ti può essere utile per pensare ad un piano, ad una strategia per realizzare il tuo scopo di lasciare a casa con la bambina e con la baby-sitter anche un pezzetto di te: il tuo latte!
    Non temere: allattare e lavorare si può!
    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Sto tirando il latte per allattare il mio bambino, ma la quantità di latte prodotta sta diminuendo.

    Per prima cosa, osserva che tipo di tiralatte stai usando. Quelli prodotti dalle società la cui unica attività commerciale è costituita dai tiralatte tendono ad essere più efficienti. Se tiri il latte tutti i giorni, puoi passare a un tiralatte a noleggio. Inoltre, prendi in considerazione l'idea di procurarti l'apparecchio che ti permetta di estrarre il latte da entrambi i seni contemporaneamente. Parlarne con la Consulente de La Leche League della tua zona, potrebbe darti chiarimenti a proposito dei diversi modelli disponibili.

    Forse stai tirando il latte per un bambino che si trova nell'unità di terapia intensiva neonatale o perché stai per tornare al lavoro. Conciliare la maternità e il lavoro o tirare il latte per un bambino malato può essere impegnativo, ma è uno sforzo che vale la pena fare. Se sedi e orari sono comodi per te, puoi prendere in considerazione l'idea di partecipare agli incontri de La Leche League nella tua zona. Le altre mamme e le Consulenti presenti ti aiuteranno e ti daranno il sostegno che può servirti per andare avanti.

    Quando sei molto impegnata con la famiglia e un lavoro o un bambino malato, la quantità di latte prodotta può diminuire. Pensa a renderti la vita il più semplice possibile in questo periodo cruciale. Riduci i tuoi impegni esterni. Chiedi aiuto al resto della famiglia per le faccende domestiche e la cura dei bambini. Assicurati di mangiare e bere a sufficienza. E soprattutto, riposa molto e dedica molto tempo all'allattamento nei tuoi giorni liberi o quando vai a trovare il tuo bambino!

    Quando allatti, il corpo produce un ormone chiamato prolattina. Se la quantità di questo ormone diminuisce a causa dello stress, il tuo corpo produrrà meno latte. È semplice: più i tuoi seni sono stimolati, maggiore sarà la prolattina e maggiore sarà la quantità di latte prodotta. Assicurati di attaccare il bambino al seno o di tirare il latte molto spesso, almeno ogni 2 o 3 ore, nel corso della giornata. Per le madri lavoratrici, le poppate notturne sono ancor più importanti perché madre e figlio sono separati durante il giorno. Alcune madri che lavorano risolvono queste poppate tenendo il bambino nel letto con loro per tutta la notte o parte di essa. È anche un modo straordinario per recuperare il tempo dell'unione madre-figlio.

    Se il tuo bambino ha uno scatto di crescita e non riesci a stare al passo, vedi se riesci a trovare un buco per un'altra poppata o un'altra seduta con il tiralatte: basta anche poco tempo. Meglio ancora, se possibile, prenditi un giorno di vacanza e riposati, rilassati e allatta, allatta, allatta. Dopo un giorno o due, sarai ripagata dall'aumento della quantità di latte prodotta.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Tiralatte e spremitura

    Si può fare tiralatte“Non spremere il seno! Non usare il tiralatte! Non lo sai che il latte può finire?”
    È FALSO!

     

    In alcune situazioni, il tiralatte e la spremitura manuale possono essere validi alleati dell’allattamento. A volte si vivono primi giorni difficili, il bambino viene allontanato dalla mamma, ha delle difficoltà a poppare o non ha ancora imparato a stimolare e drenare correttamente il seno; altre volte il rientro al lavoro o altre situazioni di allontanamento dal tuo bambino comportano la necessità di avere una scorta di latte conservato o di drenare il seno per una eventuale tensione.

    Tirando o spremendo il latte puoi avviare, implementare o mantenere la produzione, estrarre e conservare il latte, drenare il seno teso, quando per qualche motivo il tuo bambino non può farlo. 

    Se per qualunque motivo hai bisogno di aumentare la produzione di latte, contatta una Consulente de La Leche League, qui  https://www.lllitalia.org/contattaci/cerca-una-consulente-in-zona.html

     

     

  • Video

    ATTACCO E GESTIONE DELL'ALLATTAMENTO

     


    RISOLVERE IL DOLORE

     


    ESTRARRE IL LATTE


    METODI ALTERNATIVI DI ALIMENTAZIONE


    APPENA NATI

     


    INIZI SPECIALI - PREMATURI