Dopo la mia prima figlia, Lucia, che ora ha 8 anni e mezzo, mi è sempre rimasto il cruccio di non averla allattata e ogni volta che vedevo una mamma allattare al seno mi invadeva un senso di incompiuto e di tristezza. Avevo pianto tanto la prima settimana dopo il parto perché la bimba non si attaccava, poi me ne ero fatta una ragione, ma dentro di me risuonava spesso una frase illogica: "Sei una mamma di serie B".
Pensavo che non avrei più potuto avere un'altra possibilità perché non riuscivamo più ad avere figli, poi invece, la grande opportunità è arrivata dopo 8 anni e non me la sarei certo lasciata scappare !
Già prima di partorire mi sono recata da un omeopata e da un'ostetrica per avere indicazioni, ho letto il manuale di base della Lega del latte e ho partecipato ad un incontro de La Leche League dopo aver preso contatti con una consulente. Mi sono preparata i seni cospargendoli di olio di mandorle sia di mattina che di sera.
Al momento del parto ero prontissima.
Appena nata la mia seconda bambina, Miriam, ho fatto sì che me l'attaccassero subito al seno, ancora tutta ricoperta di vernice caseosa, secondo le indicazioni dell'OMS per facilitare l'avvio di un buon allattamento. Avevo stilato un piano del parto dove avevo scritto che non fossero dati alla neonata nè ciuccio, nè soluzione glucosata.
Durante i due giorni che ho passato in ospedale ho chiesto più volte aiuto alle infermiere del nido che mi aiutavano ognuna in modo diverso. C'era chi mi diceva: "Prova con i paracapezzoli, ma con un seno così ..."e alludevano al fatto che avessi qualcosa che non andasse bene, alcune dicevano:"I tuoi seni vanno benissimo, ma devi fare la presa a pinza perché il bambino ha bisogno di sentire la consistenza", e altre frasi più disparate. Una mia amica infermiera mi ha anche regalato i ciucci e un biberon da 0 mesi !
Appena tornata a casa ho fatto subito venire l'ostetrica esperta di allattamento e dopo un lungo tentativo di attaccare la bambina, accompagnato da urla e strepiti, mi ha fatto affittare il tiralatte. Dovevo tirare il latte ogni tre ore, dopo ogni tentativo di poppata al seno. Mi ha consigliato anche i paracapezzoli e per qualche giorno la bambina si attaccava, ma non bagnava i pannolini ed era chiaro che non aveva una suzione efficace.
Da questo momento in poi è stata una lunga lotta di trincea, in cui mi sono chiusa in casa e ho iniziato a tirare il latte e a darlo a Miriam col DAS, una bottiglietta con due tubicini che arrivano ai capezzoli. La bambina aveva sviluppato un'avversione isterica per il mio petto e grazie al DAS l'ho fatta riconciliare col mio seno e ho potuto mantenere alta la mia produzione di latte. Ogni settimana la bimba cresceva 200 grammi con evidente stupore della pediatra e dell'ostetrica privata. Passato il primo mese e mezzo dove ho vissuto tanti alti e bassi, persino l'ostetrica che mi seguiva aveva perso la speranza e mi sono sentita dire che la bambina era troppo pigra. Anche mio marito era stanco di questa battaglia insulsa, il latte stava diminuendo, io avevo perso fiducia, solo le consulenti de LLL continuavano a darmi coraggio e mi snocciolavano al telefono innumerevoli stratagemmi.
Tirare il latte più spesso, aumentare il contatto con la fascia o facendo il bagno insieme, giocando con il seno sul letto o dormendo insieme; provare altre posizioni come il biological nurturing, andare da un osteopata, guardare il sito del canadese Dott. Newman con vari video anche su come allattare al dito...
Io d'altro canto avevo già fatto molto: due visite al distretto dall'ostetrica dell'Asur, prendevo i rimedi omeopatici e le tisane per aumentare la produzione di latte, fiori di Bach, leggevo qualsiasi libro inerente all'allattamento, avevo affidato l'allattamento nella preghiera a Maria, mi facevo aiutare dalle mie amiche a far gli attacchi, utilizzavo mio marito come tiralatte umano, cercavo di resistere alla suocera che mi diceva: "Tanto è tutto secco, non esce niente" e ai miei genitori che avevano paura che cadessi in depressione....
La prima grande svolta è stata il libro "Latte di mamma...tutte tranne me" di Giorgia Cozza che mi ha fatto piangere per notti intere, ma che mi è servito per far cambiare l'atteggiamento di mio marito suĺl'allattamento. Prima lo vedeva come un'ostinazione, poi ha capito che era un dono d'amore. Un altro passo importante è stato il corso di massaggi insieme ad altre mamme, che mi ha dato un'ulteriore opportunità di contatto e confronto.
Dopo quasi tre mesi Miriam si è attaccata al seno, mentre un pomeriggio facevo vedere l'attacco ad un'amica.
Pensavo di aver risolto tutti i miei problemi, invece ho dovuto tribolare ancora un mese tra ragadi, attacchi superficiali, difficoltà della bambina di protendere la lingua, sedute dall'osteopata, video esplicativi di come ottenere attacchi profondi, paura del peso che non aumentava e discontinuità di Miriam che in alcune poppate mi rifiutava.
Ora è un mese che allatto esclusivamente al seno e spero di poter continuare ancora per molto.
Per me questo percorso è stato un viaggio alla riscoperta della mia natura, della forza della donna ed un ritorno alla naturalità. Allattare è un atto di fede perché anche se non vedi il latte c’è, anche se ne tiri poco tu sai di poterne produrre molto di più. E’ un atto di fiducia anche nel bambino perché sai che si regolerà da solo.
Un ringraziamento particolare alle consulenti de LLL senza le quali non ce l'avrei fatta!
Milena