Ann Dunnewold e Jeannette Crenshaw, da L’allattamento moderno n. 20

Per più di un secolo i medici hanno pensato che le donne che allattavano fossero esposte ad un maggior rischio di ansietà e depressione post-partum, originariamente chiamata “pazzia da lattazione”. D’altra parte, i  paladini dell’allattamento citavano una migliore condizione psicologica come un beneficio dell’allattamento.

Considerando gli effetti della prolattina e degli ormoni ad essa associati sull’umore materno, un legame tra allattamento e depressione post-partum (DPP) sembra possibile, ma qual è la natura di questa relazione? L’allattamento aumenta il rischio di DPP? Oppure, l’allattamento protegge dallo sviluppo di DPP?

Le neo-madri ascoltano opinioni contrastanti dai loro operatori sanitari: “Il mio dottore ha detto che sono un soggetto nervoso, e l’allattamento mi renderebbe ancora più ansiosa e depressa” oppure: “ La Consulente per l’allattamento mi ha detto che allattare il mio bambino allevierebbe la mia fatica, e gli ormoni mi aiuterebbero a sentirmi più rilassata”.

Prima di tutto, un chiarimento sulla sintomatologia della DPP è necessario.
Il termine “depressione” è inadeguato, poiché sintomi di ansia, di agitazione sono più comuni nella difficile situazione del dopo parto di quanto non lo siano l’isolamento, l’apatia depressiva nella madre. Poiché molti studi parlano di ansia piuttosto che di depressione, la distinzione tra queste è importante quando consideriamo l’influenza dell’allattamento al seno sull’umore materno nel dopo-parto.

Una rassegna di studi non recenti di Kumar e Brockington ha trovato risultati eterogenei. Alcune ricerche hanno dimostrato una relazione positiva tra allattamento materno e DPP: le madri che allattavano erano meno ansiose, depresse od ostili di quelle che invece allattavano artificialmente. La validità di questi risultati è discutibile in quanto che cosa si intendesse per “allattamento materno” non è ben definito; la raccolta dei valori ormonali nel sangue o nella saliva non è stato controllato per tempo o frequenza di allattamento. Inoltre, questi studi erano correlazionali. Una correlazione indica l’esistenza di una relazione, ma non ne dimostra le cause o le possibili influenze.

Studi più recenti illustrano un quadro più complesso. Bonnin ha dimostrato che l’umore negativo della madre era correlato all’allattamento, ma causato da fattori di stress fisico e psicologico durante la gestazione. Questi fattori di stress non erano stati controllati nei gruppi di mamme che allattavano naturalmente o artificialmente. Harris e colleghi hanno scoperto diverse relazioni tra le concentrazioni di prolattina e progesterone nelle madri, dipendenti dal metodo di allattamento e dall’umore materno. Un’alta concentrazione di progesterone ed una bassa concentrazione di prolattina erano associate ad una grande depressione nelle madri che allattavano artificialmente. L’individuazione di una bassa concentrazione di prolattina e/o una bassa concentrazione di progesterone associate ad una forte depressione nelle madri che allattavano ha spiegato che l’umore negativo era causato da un livello inadeguato degli ormoni legati all’allattamento. Le donne in allattamento aventi concentrazioni normali o alte di questi ormoni non erano depresse. Cooper e colleghi hanno riscontrato che le madri depresse erano esposte ad un maggior rischio di svezzamento precoce del bambino dal seno, tuttavia essi hanno messo in dubbio sia il fatto che le madri fossero depresse a causa del fallimento dell’allattamento, sia che l’allattamento non avesse avuto successo a causa della depressione. Tamminen e Salmelin hanno ripreso ed intervistato madri che allattavano. Le madri depresse avevano grosse difficoltà ad interpretare le richieste dei propri figli, e proiettavano un’interpretazione negativa del comportamento dei bambini nei confronti dell’allattamento. Questo ha causato il deterioramento del rapporto di allattamento. Qualitativamente, ma non statisticamente, ciò sembra rispondere alla questione sollevata da Cooper: l’allattamento non ha avuto successo poiché queste madri erano depresse.  

Molte ricerche indicano che i supporti sociali e la sicurezza materna sono variabili critiche che intervengono nella relazione tra DPP ed allattamento materno. I supporti sociali proteggono le madri dalla DPP e favoriscono il successo delle esperienze di allattamento. Isabella ed Isabella hanno dimostrato che le madri che allattavano esclusivamente al seno erano quelle che avevano avuto più supporti sociali ed un migliore adattamento alla maternità. Tra le madri prese in considerazione in questi studi quelle che manifestavano caratteristiche ansiogene evidenti usavano efficacemente l’allattamento materno per calmarsi, in modo da attenuare lo stato di ansia. Hillervik-Lindquist ha dimostrato che le madri con miglior sostegno sociale avevano meno crisi di ipogalattia (evidente insufficienza di produzione di latte); il 62% di queste crisi è stato attribuito all’ansia ed allo stress delle madri. Locklin e Naber hanno trovato che la sicurezza delle madri fosse associata ad allattamenti condotti con successo. In altri studi la sicurezza materna era associata alla diminuzione di DPP. Virden ha condotto uno studio sulle primipare; le madri che allattavano si adattavano meglio al ruolo materno e soffrivano meno di ansia.

Usando tecniche statistiche più sofisticate, questi studi più recenti denotano delle causalità: le madri in allattamento, che hanno livelli ormonali nella norma e con un buon sostegno sociale, hanno un adattamento migliore al ruolo materno, maggiore sicurezza come genitrici e meno ansia rispetto alle madri che allattano artificialmente.

Queste rassegne di studi scientifici indicano che l’allattamento non aumenta il rischio della DPP. Nelle donne con concentrazioni ormonali nella norma un allattamento ben riuscito può proteggere dallo svilupparsi di DPP. Una parziale spiegazione è che l’allattamento materno procura un rilassamento indotto dallo stato ormonale. Di uguale importanza è il fatto che un allattamento ben riuscito può accrescere la sicurezza della madre e l’adattamento al ruolo materno. Questo procura protezione contro l’insicurezza, la quale accresce la DPP.

Tutte le donne, esposte al rischio di depressione post-partum, dovrebbero essere incoraggiate ad allattare e dovrebbero avere il sostegno sociale necessario affinché comincino e mantengano un buon rapporto di allattamento. Le donne affette da DPP hanno bisogno di essere sostenute ed incoraggiate a continuare l’allattamento per l’opportunità che questo offre procurando una maggiore sicurezza come madri. Le donne che allattano non solo forniscono sostanze nutritive essenziali e protezione immunitaria, ma hanno anche un efficace strada da percorrere per acquisire fiducia e sicurezza nelle loro abilità di madri, nutrendo i propri figli così come solo loro possono fare.

 

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Tradotto da Cristina Timpano, revisionato da Carla Scarsi