• Allattamento e salute mentale

    Allattamento e salute mentale

    Disturbi mentali come depressione, disturbo da stress post-traumatico e disturbi d'ansia possono portare all'interruzione dell'allattamento.
    Gli studi stimano che circa il 10-20% delle madri si trovano ad affrontare la depressione post partum dopo la nascita dei loro bambini.
    Un sostegno adeguato e le informazioni corrette possono però consentire la prosecuzione dell'allattamento.
    Poiché l'allattamento riduce la risposta infiammatoria, aumenta la risposta dell'ossitocina e migliora il sonno, è un meccanismo importante che protegge la salute mentale e può aiutare il recupero in situazioni di difficoltà.
    Qui di seguito si potranno leggere alcuni articoli sull'argomento estratti dal nostro sito e sarà possibile consultare il nuovo position statement a cura del Tas su "Allattamento e promozione della salute materno-infantile: focus sulla salute mentale".
     
     
     
    Clicca sull'immagine per scaricare il documento allattamento e promozione della salute mentale
    "Allattamento e promozione della salute materno-infantile:
    focus sulla salute mentale". 
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     
     

     

  • Allattamento materno e depressione post-partum: esiste un legame?

    Ann Dunnewolde Jeannette Crenshaw,da L’allattamento moderno n. 20

    Per più di un secolo i medici hanno pensato che le donne che allattavano fossero esposte ad un maggior rischio di ansietà e depressione post-partum, originariamente chiamata “pazzia da lattazione”. D’altra parte, i  paladini dell’allattamento citavano una migliore condizione psicologica come un beneficio dell’allattamento.

    Considerando gli effetti della prolattina e degli ormoni ad essa associati sull’umore materno, un legame tra allattamento e depressione post-partum (DPP) sembra possibile, ma qual è la natura di questa relazione? L’allattamento aumenta il rischio di DPP? Oppure, l’allattamento protegge dallo sviluppo di DPP?

    Le neo-madri ascoltano opinioni contrastanti dai loro operatori sanitari: “Il mio dottore ha detto che sono un soggetto nervoso, e l’allattamento mi renderebbe ancora più ansiosa e depressa” oppure: “ La Consulente per l’allattamento mi ha detto che allattare il mio bambino allevierebbe la mia fatica, e gli ormoni mi aiuterebbero a sentirmi più rilassata”.

    Prima di tutto, un chiarimento sulla sintomatologia della DPP è necessario.
    Il termine “depressione” è inadeguato, poiché sintomi di ansia, di agitazione sono più comuni nella difficile situazione del dopo parto di quanto non lo siano l’isolamento, l’apatia depressiva nella madre. Poiché molti studi parlano di ansia piuttosto che di depressione, la distinzione tra queste è importante quando consideriamo l’influenza dell’allattamento al seno sull’umore materno nel dopo-parto.

    Una rassegna di studi non recenti di Kumar e Brockington ha trovato risultati eterogenei. Alcune ricerche hanno dimostrato una relazione positiva tra allattamento materno e DPP: le madri che allattavano erano meno ansiose, depresse od ostili di quelle che invece allattavano artificialmente. La validità di questi risultati è discutibile in quanto che cosa si intendesse per “allattamento materno” non è ben definito; la raccolta dei valori ormonali nel sangue o nella saliva non è stato controllato per tempo o frequenza di allattamento. Inoltre, questi studi erano correlazionali. Una correlazione indica l’esistenza di una relazione, ma non ne dimostra le cause o le possibili influenze.

    Studi più recenti illustrano un quadro più complesso. Bonnin ha dimostrato che l’umore negativo della madre era correlato all’allattamento, ma causato da fattori di stress fisico e psicologico durante la gestazione. Questi fattori di stress non erano stati controllati nei gruppi di mamme che allattavano naturalmente o artificialmente. Harris e colleghi hanno scoperto diverse relazioni tra le concentrazioni di prolattina e progesterone nelle madri, dipendenti dal metodo di allattamento e dall’umore materno. Un’alta concentrazione di progesterone ed una bassa concentrazione di prolattina erano associate ad una grande depressione nelle madri che allattavano artificialmente. L’individuazione di una bassa concentrazione di prolattina e/o una bassa concentrazione di progesterone associate ad una forte depressione nelle madri che allattavano ha spiegato che l’umore negativo era causato da un livello inadeguato degli ormoni legati all’allattamento. Le donne in allattamento aventi concentrazioni normali o alte di questi ormoni non erano depresse. Cooper e colleghi hanno riscontrato che le madri depresse erano esposte ad un maggior rischio di svezzamento precoce del bambino dal seno, tuttavia essi hanno messo in dubbio sia il fatto che le madri fossero depresse a causa del fallimento dell’allattamento, sia che l’allattamento non avesse avuto successo a causa della depressione. Tamminen e Salmelin hanno ripreso ed intervistato madri che allattavano. Le madri depresse avevano grosse difficoltà ad interpretare le richieste dei propri figli, e proiettavano un’interpretazione negativa del comportamento dei bambini nei confronti dell’allattamento. Questo ha causato il deterioramento del rapporto di allattamento. Qualitativamente, ma non statisticamente, ciò sembra rispondere alla questione sollevata da Cooper: l’allattamento non ha avuto successo poiché queste madri erano depresse.  

    Molte ricerche indicano che i supporti sociali e la sicurezza materna sono variabili critiche che intervengono nella relazione tra DPP ed allattamento materno. I supporti sociali proteggono le madri dalla DPP e favoriscono il successo delle esperienze di allattamento. Isabella ed Isabella hanno dimostrato che le madri che allattavano esclusivamente al seno erano quelle che avevano avuto più supporti sociali ed un migliore adattamento alla maternità. Tra le madri prese in considerazione in questi studi quelle che manifestavano caratteristiche ansiogene evidenti usavano efficacemente l’allattamento materno per calmarsi, in modo da attenuare lo stato di ansia. Hillervik-Lindquist ha dimostrato che le madri con miglior sostegno sociale avevano meno crisi di ipogalattia (evidente insufficienza di produzione di latte); il 62% di queste crisi è stato attribuito all’ansia ed allo stress delle madri. Locklin e Naber hanno trovato che la sicurezza delle madri fosse associata ad allattamenti condotti con successo. In altri studi la sicurezza materna era associata alla diminuzione di DPP. Virden ha condotto uno studio sulle primipare; le madri che allattavano si adattavano meglio al ruolo materno e soffrivano meno di ansia.

    Usando tecniche statistiche più sofisticate, questi studi più recenti denotano delle causalità: le madri in allattamento, che hanno livelli ormonali nella norma e con un buon sostegno sociale, hanno un adattamento migliore al ruolo materno, maggiore sicurezza come genitrici e meno ansia rispetto alle madri che allattano artificialmente.

    Queste rassegne di studi scientifici indicano che l’allattamento non aumenta il rischio della DPP. Nelle donne con concentrazioni ormonali nella norma un allattamento ben riuscito può proteggere dallo svilupparsi di DPP. Una parziale spiegazione è che l’allattamento materno procura un rilassamento indotto dallo stato ormonale. Di uguale importanza è il fatto che un allattamento ben riuscito può accrescere la sicurezza della madre e l’adattamento al ruolo materno. Questo procura protezione contro l’insicurezza, la quale accresce la DPP.

    Tutte le donne, esposte al rischio di depressione post-partum, dovrebbero essere incoraggiate ad allattare e dovrebbero avere il sostegno sociale necessario affinché comincino e mantengano un buon rapporto di allattamento. Le donne affette da DPP hanno bisogno di essere sostenute ed incoraggiate a continuare l’allattamento per l’opportunità che questo offre procurando una maggiore sicurezza come madri. Le donne che allattano non solo forniscono sostanze nutritive essenziali e protezione immunitaria, ma hanno anche un efficace strada da percorrere per acquisire fiducia e sicurezza nelle loro abilità di madri, nutrendo i propri figli così come solo loro possono fare.

     

    Bibliografia
    (1) Rohe, G.H. Lactational insanity (JAMA 100 years ago). J Am Med Assoc. 1993; 270:1180.
    (2) Lawrence, R.A. Breastfeeding: A guide for the medical profession.St. Louis: Mosby-Year Book, Inc.,1994
    (3) Dunnewold, A.L., and D.G. Sanford. Postpartum Survival Guide. Oakland : New Harbinger Publication,1994.
    (4) Kumar, R. and I.F. Brockington. Motherhood and Mental Illness II : Causes and Consequence. Boston:Wright, 1988.
    (5) Bonnin, F. Cortisol levels in saliva and mood changes in early puerperium. J Aff Dis 1992; 26: 231-40.
    (6) Harris, B., S. Johns, H. Fung et al. The hormonal environment of postnatal depression. Br J Psychiatr1989 ; 154:660-67.
    (7) Cooper, P.J., L. Murray, and A. Stein. Psychosocial factors associated with the early termination of breastfeeding. J Psychosomat Res 1993; 37:171-76.
    (8) Tamminen, T.M. and R.K. Salmelin. Psychosomatic interaction between mother and infant during breastfeeding. Psychother Psychosomat 1991; 56: 78-84.
    (9) Wolman, W.L., B. Chalmers, G.J. Hofmeyr, and C. Nikodem. Postpartum depression and companionship in the clinical birth environment: a randomized, controlled study. Am J Obstet Gynecol 1993; 168 :1388-94.
    (10) Hofmeyr , G.J., V.C. Nikodem, W.L. Wolman et al. Companionship to modify the clinical birth environment : effects on progress and perceptions of labour, and breastfeeding. Br J Obstet Gynecol 1991 ; 98: 756-64.
    (11) Isabella, P.H. and R.A. Isabella. Correlates of successful breastfeeding: A study of social and personal factors. J Hum Lact 1994; 10: 257-64.
    (12) Hillervik -Lindquist, C. Studies on perceived breast milk insufficiency: A prospective study in a group of Swedish women. Acta Pediatr Scand 1991; Supplement 376: 1-27.
    (13) Locklin, M.P. and S.J. Naber. Does breastfeeding empower women? Insights from a select group of educated, low-income, minority women. Birth 1993; 20: 30-35.
    (14) Cutrona, C.E. and Troutman, B.R. Social support, infant temperament, and parenting self- efficacy: A mediational model of postpartum depression. Child Dev 1986; 57: 1507-18.
    (15) Virden, S.F. The relationship between infant feeding method and maternal role adjustment. J Nurs Midw 1988; 33: 31-35.

    Tradotto da Cristina Timpano, revisionato da Carla Scarsi

     

  • Effetti di stress e depressione materna sull’allattamento: conoscenze attuali

    kkt.jpgLa  depressione  post-partum colpisce  circa  il 10-20% delle neomamme a livello mondiale e può portare a serie conseguenze sia per la madre sia per il bambino. Anche se negli ultimi 15 anni sono  stati  pubblicati  centinaia  di  studi sulla  depressione  post-partum,  pochi hanno  incluso  l’allattamento  tra  le  variabili  e  questi  si  sono  generalmente  focalizzati  sulla  trasmissione di farmaci attraverso il latte materno.  Tuttavia  recentemente  alcuni studi hanno esaminato la relazione tra stress, depressione materna e allattamento. Nancy  Aaron  Jones ha  descritto come l’allattamento protegga i bambini di madri depresse dall’impatto negativo  della  depressione  materna.
    Questo articolo riassume altri studi recenti  che  hanno  preso  in  esame  la  relazione  tra depressione, stress e allattamento.
    Depressione e interruzione dell’allattamento. Alcuni  ricercatori  hanno  preso  in  esame  la relazione tra interruzione dell’allattamento e  depressione.  In  uno  studio  nelle  Barbados,
    Galler e collaboratori  hanno scoperto che le madri  con  sintomi  di  depressione  a  7  settimane  dal parto  dimostravano  una  ridotta  preferenza  per l’allattamento  al  momento  della  valutazione e pensieri negativi circa l’allattamento per il futuro.  Gli  autori concludono  che  la  depressione post-partum dovrebbe essere curata allo scopo di migliorare     le     speranze     di     buon     esito dell’allattamento.
    Misri,  Sinclair  e  Kuan ,  nel  loro  studio  su  51 donne  nel  post-parto  con  depressione  maggiore, riportano che nell’83% delle donne la depressione ha  preceduto  l’interruzione  dell’allattamento. Solo il 17% riferiva che la depressione era iniziata dopo la sospensione dell’allattamento. In  uno  studio  inglese,  Bick  e  collaboratori  hanno  avuto  risultati  simili  con  donne  nel  post-parto. Hanno intervistato 906 donne 45 settimane dopo  il  parto.  In  questo  campione  il  63%  aveva allattato, ma di queste il 40% aveva interrotto entro  il  terzo mese.  I fattori  predittivi  di  interruzione precoce dell’allattamento comprendevano depressione, ritorno al lavoro entro 3 mesi e la regolare cura del bambino da parte di altri famigliari di sesso femminile. Uno  studio  australiano   su  790  donne  a  8-9 mesi  dal  parto  ha  rilevato  che  donne  che  non avevano allattato dalla nascita o che non stavano allattando a 3 mesi dal parto erano in modo significativo  più inclini  alla  depressione.  Uno  studio  in Pakistan  ha riportato risultati simili. Questo campione comprendeva 100 donne con figli in  età  da  allattamento  compresa  tra  2 mesi  e  2  anni.  Di  queste  donne  il  38% aveva  sospeso  l’allattamento  al  seno, con il 36,8% che riferiva che la depressione   aveva   preceduto   l’interruzione dell’allattamento  e  l’1,2%  che  riferiva che  la  depressione  si  era  sviluppata dopo  la  conclusione  dell’allattamento. Le    donne    che    avevano    sospeso l’allattamento  avevano  conseguito,  sulla  versione  Urdu  della  HADS (Hospital anxiety and depression scale), un punteggio del valore medio di 19,66, contro    il    3,27    delle    donne    che allattavano.  Gli  autori  concludono  che  la  depressione  materna  è  stata  la  causa  dell’interruzione dell’allattamento per queste donne.
    Stress post-parto e allattamento. Dall’esperienza  clinica  gli  specialisti  di  allattamento    sono    consapevoli    da    tempo    che l’allattamento  riduce  lo  stress  materno.
    Tuttavia è stato difficile dimostrarlo empiricamente perché spesso ci sono notevoli differenze preesistenti  tra  le  madri  che  allattano  e  quelle che  danno  il  biberon.  Mezzacappa  e  Katkin hanno presentato dati da 2 studi che indicano che l’allattamento difende le donne dall’umore
    negativo.  Nel  primo  studio  hanno  confrontato  28 madri che allattavano al seno e 27 che allattavano artificialmente  sul  livello  di  stress  percepito  nel mese precedente. Come previsto le madri che allattavano  riferivano  meno  stress  anche dopo  aver  controllato  per  possibili  variabili  confondenti. In un secondo studio hanno confrontato 28 madri, che allattavano sia al seno sia con il biberon,  immediatamente  dopo  aver  allattato  e immediatamente dopo aver dato  la formula con il biberon. Il disegno di questo  studio ha permesso agli autori di tenere conto delle differenze preesistenti  nelle  madri  che  sceglievano  di  allattare  piuttosto  che  nutrire con il  biberon,  dato  che  ogni madre  veniva  confrontata  con  se  stessa.  Essi hanno  rilevato  che  l’allattamento  era  associato  a  una  riduzione  dell’umore  negativo  e la nutrizione artificiale a una riduzione dell’umore positivo nelle stesse donne.
    Le  difficoltà  nell’allattamento  al  seno  tuttavia possono  aumentare  lo  stress  e  la  depressione materna. In un campione di 41 madri che allattavano  la  stanchezza  era  moderatamente correlata con depressione, stress percepito e gravità  dei  problemi  nell’allattamento.  Queste rilevazioni sono state fatte a 3 giorni e a 3,6 e 9  mesi  dal  parto.  Come  previsto  le  madri  depresse  riferivano  più  stanchezza  in  ciascuno  di
    questi periodi. Le madri più anziane e quelle i cui figli  avevano  temperamento  difficile  riportavano i livelli più alti di stanchezza.
    In un altro studio su 465 donne i pensieri negativi 1 mese dopo il parto erano predittivi di depressione  a  4  mesi.  Le  donne  che  allattavano  al
    seno  i  loro  bambini  non  differivano  dalle  donne che  li  allattavano  artificialmente  nello  sviluppo  di depressione, ma le donne preoccupate per l’allattamento avevano più probabilità di diventare depresse rispetto a quelle non preoccupate. 
    Il  dolore  ai  capezzoli,  un tipo  di  dolore  relativamente  comune  nelle  donne  che  allattano,  può portare a svezzamento prematuro anche in madri motivate ad allattare e può anche avere un  impatto  psicologico  sulle  madri.  In  uno  studio di  Amir  e  collaboratori su  madri  australiane,  48 donne  che  allattavano  con  dolore  ai  capezzoli  furono  confrontate  con  65  donne  che  allattavano senza dolore. Le donne con dolore avevano  una  probabilità  significativamente  maggiore di essere depresse. Delle donne con dolore il 38% aveva  un  punteggio  oltre la  soglia  per la  depressione  contro  il  14%  nel  gruppo  di  controllo.  In modo simile le donne nel gruppo con dolore avevano punteggi significativamente più alti su tutti gli indici  della  scala  Profile  of  Mood  States  (Profilo degli stati dell’umore). Tali stati sono tensione, depressione, stanchezza, aggressività, confusione e vigore.  Una  volta  risolto  il  dolore  i  punteggi  su questa scala scendevano a livelli normali.
    Ormoni dello stress e allattamento.

    Secondo  Marshall livelli  elevati  di  stress  alterano  l’equilibrio  tra  i  neurotrasmettitori  acetilcolina  e  noradrenalina  portando  a  un  eccesso  di acetilcolina. Lo stress prolungato non inibisce più l’attività  colinergica  con  conseguente  aumento dell’ormone dello stress: il cortisolo. I livelli di cortisolo sono  spesso elevati in persone depresse e elevati    livelli    di    cortisolo    possono    influire sull’allattamento.
    Grajeda  e  Perez-Escamilla  hanno  misurato  i livelli di cortisolo di 136 donne cittadine del Guatemala prima e dopo il parto. Hanno scoperto che
    le  donne  primipare  hanno  nell’insieme  livelli  di cortisolo  più  elevati,  in  particolare  dopo  il  parto.
    Per  le  donne  con  i  più  alti  livelli  di  cortisolo  la montata  lattea  (lattogenesi  II)  era  ritardata  di  parecchi giorni  Più recentemente Groër e collaboratori  hanno  esaminato  la  relazione  tra  stanchezza materna e depressione, trovando una correlazione  positiva  tra  cortisolo  sierico  e  stanchezza  in  donne  che  stavano  allattando.  Hanno inoltre  scoperto  che  le  madri  stressate,  affaticate o con umore negativo avevano livelli più bassi di prolattina e livelli più alti di melatonina nel latte rispetto a madri non stanche e stressate. Inoltre la prolattina  sierica  era  più  bassa  nelle  donne  depresse.  Livelli  più  bassi  di  prolattina  possono  ridurre  la  produzione  di  latte  che  a  sua  volta  può condurre a interruzione dell’allattamento.
    Implicazioni •    Dato che la depressione è un importante fattore     di     rischio     per     la     sospensione dell’allattamento,    gli    specialisti
    dell’allattamento   dovrebbero   effettuare   uno screening  per  identificarla  (2  scale  per  lo screening  della  depressione,  libere  da  diritti
    d’autore      sono      disponibili      sul      sito: www.GraniteScientific.com).
    •    Stress e stanchezza materna riducono i livelli di  prolattina  e  possono  condurre  a  interruzione  dell’allattamento.  Alti  livelli  di cortisolo possono ritardare la lattogenesi II.
    •    Difficoltà  nell’allattamento  al  seno,  in  particolare il dolore ai capezzoli, possono condurre a depressione   e   devono   essere   affrontate
    prontamente.
    •    Le    madri    depresse    dovrebbero    essere incoraggiate   a   continuare   l’allattamento   dal  momento  che  questo  protegge  il
    bambino  dagli  effetti  dannosi  della  depressione materna.
    Bibliografia
    Kendall-Tackett KA. Depression in new mothers. Binghanton, New York: Haworth 2005.
    Jones NA. The protective effects of breastfeeding for infant of depressed mothers. Breastfeed Abstr 2005;24(3):19-20.
    Galler  JR  et  al.  Maternal  moods  predict  breastfeeding  in Barbados. J Dev Behav Pediatr 1999;20:80-87.
    Misri S, Sinclair DA, Kuan AJ. Breasfeeding and postpartum depression:   Is   there   a   relationship?   Can   J   Psichiatr 1997;42:1061-65.
    Bick  DE, MacArthur  C,  Lancashire RJ. What  influences the uptake  and  the  early  cessation  of  breastfeeding? Midwifery 1998;14:242-47.
    Astbury  J  et  al.  Birth  events,  birth  experiences,  and  social differences  in  postnatal  depression.  Austr  J  Pub  Health 1994;18:176-84.
    Taj  R,  Sikander  KS.  Effects  of  maternal  depression  on breastfeeding. J Pakistani Med Assoc 2003;53:8-11.
    Mezzacappa ES, Katkin ES. Breastfeeding is associated with reduced  perceived  stress  and  negative  mood  in  mothers. Health Psychology 2002;21:187-93.
    Wambach  KA.  Maternal  fatigue in  breastfeeding  primiparae during   the   first   nine   weeks   postpartum.   J   Hum   Lact 1998;14:219-29. L’Allattamento Moderno     
    Chaudron LH et al. Predictors, prodromes, and incidence of postpartum   depression.   J   Psichosom   Obstet   Gynaecol 2001;22:103-12.
    Schwartz K et al. Factors associated with weaning in the first 3 months postpartum. J Fam Pract 2002;51:439-44.
    Amir LH et al. Psichological aspects of nipple pain in lactating women. J Psichosom Obstet Gynaecol 1996;17:53-58.
    Marshall   P.   Allergy   and   depression:   A   neurochemical thresold model of the relation between the illnesses. Psych  Bull 1993;113:23-43.
    Grajeda  R,  Perez-Escamilla  R.  Stress  during  labor  and delivery is associated with delayed onset of lactation among guatemalan women. J Nutr 2002;132:3055-60.
    Groër M et al. Neuroendocrine and immune relationships in postpartum fatigue. MCN 2005;30:133-38.
    Traduzione di Marisa Fogliati.
  • Processi infiammatori e depressione nelle puerpere

    kkt.jpgLe ricerche sulla depressione post-partumhanno avuto recentemente uno svi­luppo interessante. Negli ultimi dieci anni, le ricerche nel campo della psiconeuroimmu­nologia (PNI) hanno scoperto che l’infiammazione sistemica gioca un ruolo chiave nell’eziologia della depressione. Inizialmente, quando l’infiammazione era considerata un fattore di rischio per la depres­sione, è stata generalmente vista semplicemente come uno fra i tanti.

    Ricerche più recenti, d’altronde, hanno riscontrato come lo stress aumenti la risposta in­fiammatoria, e come le infiamma­zioni siano il meccanismo prefe­renziale attraverso cui lo stress conduce alla depressione.

    Questi recenti studi costitui­scono un importante passaggio paradigmatico: l’infiammazione non è semplicemente un fattore di rischio, bensì il fattore di rischio che sottende tutti gli altri. In questi studi soli­tamente l’infiammazione viene misurata at­traverso i livelli sierici delle citochine pro-infiammatorie, le molecole messaggere del sistema immu­nitario: interleuchina-1β (IL-1β), interleuchina-6 (IL-6), e fattore di necrosi tu­morale α (TNF-α).

    C’è un certo numero di possibili spiega­zioni per cui uno stato infiammatorio potrebbe aumentare il rischio di depressione. Per prima cosa quando i livelli di infiammazione sono alti, le persone provano i consueti sin­tomi come fatica, sopore e scarso interesse sociale.

    In secondo luogo, le infiammazioni au­mentano il livello di cortisolo – un ormone dello stress che è spesso elevato nelle per­sone depresse. Infine, le infiammazioni con­tribuiscono a far diminuire un trasmettitore della serotonina abbassando il livello del suo precursore, il triptofano. Le donne in gravi­danza e nel post-parto sono particolarmente esposte a questi effetti, perché il loro livello di infiammazione normalmente aumenta du­rante l’ultimo trimestre della gravidanza – un periodo in cui c’è anche un alto rischio di de­pressione.

    L’infiammazione gioca un ruolo fonda­mentale nelle donne incinte, tra cui la disten­sione della cervice uterina e la protezione dalle infezioni dopo il parto. Però quei fattori che da un lato le proteggono dall’altro au­mentano i rischi. Inoltre nelle neo-madri le comuni cause di stress, come i disturbi del sonno, il dolore e i traumi psicologici, possono au­mentare la risposta infiammatoria.

    Questi risultati suggeriscono che diminuire lo stress e le in­fiammazioni può ridurre il rischio di depressione. Allattare attenua indubbiamente la risposta allo stress, per cui protegge lo stato dell’umore materno. È anche vero, però, che questo si verifica solo quando l’allattamento va bene. I problemi di allattamento, come ad esempio il dolore, au­mentano il ri­schio di depressione. C’è da ag­giungere che fra le terapie per la depressione di compro­vata efficacia ve ne sono molte che hanno anche effetti anti-infiammatori. Fra queste, gli antidepressivi come l’SSRI e l’erba di San Giovanni, e gli acidi grassi a catena lunga Omega 3(EPA e DHA).

    Numerosi studi epidemiologici a largo raggio hanno riscontrato che le popolazioni che assumono abitualmente un grande quan­titativo di EPA e DHA hanno livelli più bassi di depressione ed altri disturbi dell’umore. L’EPA, in particolare, blocca l’azione delle citochine pro-infiammatorie ed è stato usato con successo per curare la depressione e il disturbo bipolare (spesso aumentando l’efficacia di una terapia pre-esistente).

    In sintesi, le ricerche più recenti hanno individuato l’infiammazione come un fattore chiave nella depressione, e lo stress fisico e psichico come fattore scatenante della rispo­sta infiammatoria. Due approcci possono prevenire la depressione o ridurne la gravità: diminuire lo stress della madre e ridurre lo stato infiammatorio. È stato riscontrato che l’allattamento, quando procede bene, è un fattore di diminuzione dello stress e della de­pressione materna. Indirizzare le madri in dif­ficoltà a specialisti della lattazione non solo può aiutarle a risolvere i problemi di allatta­mento, ma può anche proteggere la loro sa­lute mentale.Un uso fattivo di terapie anti-in­fiammatorie inoltre può aumentare la resi­stenza delle madri ai fattori di stress della nuova maternità e prevenire i conseguenti episodi di depressione.

    Per saperne di più su questo argomento, vedere

    Kendall-Tackett KA. A new paradigm for depression in new mothers: the central role of inflammation and how breastfeeding and anti-inflammatory treatments protect maternal mental health. Int Breastfeed J 2007;2:6. www.InternationalBreastfeedingJournal.com.

    da: L’allattamento modernon. 86, 2007, p. 11-12.


  • Quando l’allattamento non è un piacere

    Dopo tutto il lavoro che si è fatto per avviare l’allattamento, ci si aspetta che l’esperienza diventi facile e piacevole. Tutti parlano dello splendido legame che si crea grazie all’allattamento e della meraviglia della carica di ossitocina. Ultimamente sono in aumento le opere d’arte e le fotografie di repertorio (decisamente molto studiate e in posa!) che vengono postate online e nelle quali si vedono madri radiose che allattano bambini soddisfatti.


    E se invece a te non piacesse? E se invece tu avessi una bambina o un bambino distratto e agitato al seno?

    E se invece tu ti sentissi a disagio ad allattare in pubblico? E ancora, se il tuo adorato bambino insistesse nel pizzicare e mordere a ogni poppata? O se, più semplicemente, allattare ti pesasse?

    NON TUTTI AMANO ALLATTARE E VA BENE così 6
    Generalmente, tutti questi sentimenti (e tanti altri) sono normali ed è raro trovare una mamma che si goda ogni singolo istante del proprio allattamento, breve o lungo che sia. La Leche League si occupa di allattamento, nelle sue molteplici sfaccettature, da
    come funziona un attacco senza dolore alla relazione tra la mamma e la sua bambina o il suo bambino che poppa, e siamo qui per celebrare i tuoi successi e anche per sostenerti quando l’allattamento si fa complicato.


    È importante ricordare che l’allattamento è uno scambio reciproco: è una relazione tra te e il tuo bambino o la tua bambina. Se per una delle due parti qualcosa non sta andando per il verso giusto, un cambiamento è più che legittimo.


    La società non è molto comprensiva nei confronti dell’allattamento, soprattutto quando la bambina o il bambino diventa grandicello. È fondamentale, quindi, sentirsi sostenute e sapere che ci sono molte altre mamme che hanno avuto esperienze simili alla propria. Tante mamme hanno trovato sostegno proprio grazie a LLL, sia agli incontri dal vivo che a quelli online, oltre che sui gruppi Facebook. Sapere di non essere sola e che passerà ha un valore incalcolabile.


    Cerca il gruppo LLL più vicino


    Man mano che la tua bambina o il tuo bambino cresce è assolutamente legittimo porre dei limiti e insegnargli un po’ di bon ton dell’allattamento. Molte mamme trovano che le collane da allattamento possano essere utili a evitare che i bambini giocherellino con i capezzoli. L’allattamento è molto più che nutrimento: è una connessione emotiva e un modo per essere madre. Ha un valore inestimabile per una bambina o un bambino di 2-3 anni che sta acquisendo nuove competenze e che va alla scoperta del mondo. Per la mamma, però, un bambino di 18 mesi che chiede di poppare più spesso di un neonato può essere davvero stancante. Porre dei limiti e prendersi cura di sé, così come il sostegno e la comprensione altrui, possono aiutare ogni mamma a trovare il proprio equilibrio e proseguire l'allattamento in modo positivo per la diade.


    Tante mamme hanno scoperto di provare un'avversione all’allattamento (in inglese “nursing aversion”) a causa dei cambiamenti ormonali. Alcune donne fanno particolarmente fatica durante l’ovulazione o durante i giorni del ciclo. Per altre, invece, la nursing aversion può essere uno dei primi sintomi di una nuova gravidanza. Per molte mamme, allattare in gravidanza è dura, a volte doloroso. Alcune delle strategie pratiche che le mamme hanno trovato utili includono il limitare la durata delle poppate (ad esempio contando fino a dieci, oppure cantando una canzone ecc) e utilizzare delle distrazioni per ridurne il numero. Anche mantenersi ben idratate e riposate può essere d’aiuto. 

    Alcune mamme si troveranno ad allattare due bambini: quello "grande” e il neonato. Nonostante ci siano molti vantaggi nell’allattare in tandem, alcune preferiranno non allattarli contemporaneamente, perché potrebbe risultare troppo. E, lo ripetiamo, va benissimo così: LLL è qui per aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi di allattamento e trovare l’equilibrio che funziona meglio per la tua famiglia.

     

    Se stai allattando in gravidanza o in tandem puoi leggere qui.

     

    Depressione o altre emozioni negative durante la calata del latte (D-MER)
    Se è piuttosto comune non godersi ogni singolo istante di allattamento o sviluppare l'avversione all'allattamento, un piccolo numero di donne sperimenta emozioni negative estremamente più forti quando allattano. Questa condizione si chiama riflesso disforico di emissione del latte, o D-MER. Secondo quanto si può leggere su D-MER.org, “il riflesso disforico di emissione del latte è una condizione che interessa alcune donne in allattamento e che è caratterizzata da una acuta disforia o da emozioni fortemente negative che si manifestano subito prima della calata del latte durante la poppata e che si protrae per non più di alcuni minuti”. Si tratta di una risposta fisiologica (e non psicologica) che sembra essere correlata alla brusca diminuzione della dopamina nel cervello prima della calata del latte. Le madri che ne soffrono possono provare sentimenti depressivi, ansia, forte nostalgia, agitazione o rabbia subito prima che il latte inizi a fluire cioè quando si innesca il riflesso di emissione.
    Si tratta di una condizione rara, ma è estremamente angosciante per le madri. Se sospetti che possa essere il tuo caso, contatta la
    Consulente LLL più vicina a te, che può fornirti sostegno anche su questo.


    Qui di seguito troverai alcune risorse e informazioni aggiuntive:
    La Gazzetta della Prolattina - La Gazzetta n. 1 - Il riflesso disforico di emissione (D-MER) -
    https://www.lagazzettadellaprolattina.it/
    D-MER.org è un sito dedicato alle informazioni sul riflesso disforico di emissione del latte
    Dysphoric Milk Ejection Reflex (D-MER) è il sito della Australian Breastfeeding Association.
    Heise AM, Wiessinger D. Dysphoric milk ejection reflex: A case report. Int Breastfeed J. 2011 Jun 6;6(1):6.
    Cox S. A case of dysphoric milk ejection reflex (D-MER). Breastfeed Rev. 2010 Mar;18(1):16-8.
    What is D-MER?, da Breastfeeding Today, pubblicazione LLLI
    Altre risorse sulla breastfeeding aversion che possono esserti utili:

    When Breastfeeding Sucks Zainab Yate 2020, disponibile sul bookshop di LLLGB Bookshop
    Breastfeeding Aversion
    Negative Feelings: D-MER and Aversion


    Scritto da Rae Lowe per LLLGB, 2017

     

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

     

     

  • Sto iniziando ad allattare ma sono in cura con degli antidepressivi. È vero che devo interrompere?

    Sempre più spesso i medici trattano la depressione post-partum con i farmaci, e se la madre deve prendere antidepressivi per molti mesi, giungono facilmente a consigliarle di interrompere l’allattamento. In tale situazione è importante procurarsi informazioni aggiuntive e soppesare molto attentamente rischi e benefici: per una madre che ha la sensazione di non star facendo niente “come si deve”, anche staccare il proprio bambino dal seno può avere un impatto emotivamente devastante. In alcuni casi, dopo aver accuratamente analizzato i dati sul medicinale, la madre, il padre e il pediatra possono decidere che i benefici legati all’assunzione del farmaco, sommati ai benefici dell’allattamento, prevalgono su qualunque rischio per il bambino; oppure possono decidere di trattare la depressione in modi alternativi che non richiedano farmaci.

    Per approfondimenti:

    Effetti di stress e depressione materna sull’allattamento: conoscenze attuali

    Allattamento materno e depressione post-partum: esiste un legame? 

     

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.