• "Perché no?" La storia di Silvia

    Le definizioni inchiodano, annichiliscono.

    Preferisco il divenire, il continuo mutare, che si adatta e prende forma.

    Come l’acqua, fonte di vita.

    Come il latte, legame eterno che siplasma tra madre e figlio,

    che evolve nel loro cammino, che nutre ecompleta, senza imporsi.

    Se poco mi importa di descrivermi, posso raccontare cosa non sono.

    Né un'invasata, né una talebana della tetta.

    Nemmeno un giudice di chiagisce o pensa diversamente da me.

    LLL perché no danzaDa quando sono mamma, danzo con le mie bambine,

    che talvolta seguono,altre conducono.

    Il contatto visivo resta saldo, la reciproca fiducia

    permette slanci e casquè senza timore di cadere.

    Fidarmi delle mie figlie è stato immediato

    ed un dono per me, oltreche per loro.

    Alla nascita, un bambino è puro istinto,

    conosce la strada verso laluce prima e la via della vita, poi.

    Se non mi fossi fidata di Lara,

    non sarei riuscita ad allattarla alungo,

    non avrei chiesto sostegno, nei momenti di difficoltà.

    Inutile e dannoso chiedersi "Le farà bene?",

    "E se non smettessemai?",

    "Avrà un rapporto strano con il corpo?"

    Nessuna domanda ha sfiorato la mia mente, tranne il

    "Perché no? Qualescelta migliore?"

     

    Vari scogli, i primi mesi, tante insicurezze, quel torrido agosto

    incui lei faticava ad attaccarsi e tutti insistevano affinché dessiaggiunta di artificiale.
    Quanto conforto, quanta rassicurazione, nella voce pacata ma salda diAlessandra,

    favolosa Consulente de La Leche League che mi incentivavaad ascoltare mia figlia neonata.

    La piccola sapeva ciò di cui aveva bisogno e tempo due settimane lorese chiaro a tutti.

    Non c'era bisogno di nient'altro, se non dei suoigenitori.

     

    "Perché no?" fu ancora la domanda, quando scoprimmo euforici diattendere un altro piccino/a.

    Un filo bianco avrebbe unito i due fratelli o sorelle, ci sarei stataper entrambi,

    concretamente, intensamente, senza timori.

    Così è arrivata Giulia, scricciolo di due chili e mezzo, accolta coninfinita tenerezza

    e fiumi di latte veicolati dalla sorellina.

    Graziea Lara, stavolta non avevo ragadi, né candida al seno, nessun ingorgoné mastite.

    Soprattutto, poter allattare entrambe le piccole, anche insieme, in unmomento tutto nostro,

    ha trasmesso serenità alle bambine, le ha unitenella certezza

    che mamma non si sarebbe divisa per loro, ma casomaimoltiplicata.

    Quello che altri chiamavano impegno gravoso, per me era evoluzionefamigliare.

    Ciò che tanti avrebbero etichettato come morboso, per me,per loro,

    era il gesto più naturale e spontaneo che si potesseimmaginare, tra mamma e figlie.

    La piccina cresceva in abbondanza (2kg il primo mese),

    Lara beneficiava del latte, ritrovando anchemomenti unici con me.

     

    “Perché no?” era l’unica domanda da porsi, l’unica risposta da dare,

    acoloro che mettevano in dubbio le attenzioni verso entrambe le bambine.

    Anche attraverso l’allattamento condiviso, le mie figlie mi hannomostrato

    che l’amore c’è e ci può essere sempre, in abbondanza.

    Anche attraverso il tandem, hanno allontanato pregiudizi altrui,

    carezzando la sorella, specchiandosi nei suoi occhi, sentendosialtrettanto importante,

    altrettanto bimba, altrettanto figlia.

    La consapevolezza di star facendo il loro bene, mi ha protetta dacritiche gratuite.

    Fidarsi di loro, l’unica via percorribile, per me.

    Perché avrei dovuto negare un gesto d'amore?

    Perché avrei dovutoprivarle di conforto e protezione,

    che chiedevano soprattutto intaluni momenti di crescita?

    Desideravamo allargare la famiglia ed i timori che l'allattamento loavrebbe impedito,

    bloccando la mia ovulazione, erano tanti.

    Ancora unavolta abbiamo dato tempo ed ascolto alle piccole, rispondendo ai lorobisogni.

    L'attesa ci ha ripagato: nei giorni in cui meno avrei immaginato dipoter restare incinta,

    si è affacciata lei, una piccina arrivata inpunta di piedi, delicata e sorprendente.

    Allatto le mie tre bambine e non potrei fare altrimenti, se questo èil loro desiderio.

    Un filo bianco le lega, le fa sentire vicine, incluse in ogni miopensiero,

    perché nell'abbraccio di mamma e papà c'è sempre spazio.

    La piccola di 3 anni chiede forse più latte della piccina di 7 mesi

    enon c'è niente di più spontaneo, di più sano che possa esistere,

    perla sua salute e per il nostro rapporto, per la sua sicurezza emotiva.

    Non mi sento “più mamma” di chi non può o non vuole allattare,

    non misento “meno donna”, per assecondare i bisogni delle mie bambine.

    Momenti unici, che voleranno con la loro crescita,

    che ci farannosentire vicine anche quando il cammino potrà non essere comune.

     

    "Perché no?" è l'unica domanda che scaturisce nel mio cuore.

    "Perché no?", visto tutto il bene che ricevono, materiale e non,

    vistitutti i benefici che ricevo io stessa, nel fisico e nell'animo.

    Potrei raccontare il candore dello sguardo innamorato delle piccolequando prendono il seno,

    o la stanchezza dei tanti risvegli, lalentezza dei risvegli o le richieste pressanti ma legittime.

    Potrei confidare sfumature di pensieri e ricordi di velluto,

    ma ognimamma ha un suo filo bianco, che la lega al proprio bimbo,

    ognifamiglia ha i propri scatti di vita, da custodire nell'animo.

    Vorrei poter far conoscere la delicata ricchezza del donarsi ericevere gratuito,

    del non chiedersi "Perché?" ma piuttosto "Perchéno?".

    Silvia Gioffrè

    LLL perché no filo bianco

     

  • Allattare durante la gravidanza è possibile?

    Sì. Quando scopri di essere incinta non devi necessariamente interrompere l’allattamento, molte mamme continuano ad allattare in gravidanza mentre altre decidono di smettere.

    Potresti essere preoccupata di continuare perché ti è stato consigliato di smettere dal medico o da amici/famigliari o forse ti stai chiedendo se può essere dannoso continuare.

    Puoi provare a capire quale fondamento abbiano le indicazioni che hai ricevuto e che relazione hanno rispetto al tuo stato di salute fisico ed emotivo.

    Esistono motivazioni reali per cui ti è stato consigliato di smettere (emorragie importanti, stanchezza fisica, crampi forti e dolorosi, indicazione di riposo assoluto anche da rapporti sessuali, cerchiaggio ecc.)?

    Il Ministero della Salute ha pubblicato un documento che trovi cliccando quiin cui si conclude che “Non è documentato in letteratura un aumentato rischio di aborto” e che “Non è documentato che la suzione al seno collegata all’allattamento al seno possa determinare parto pre-termine per attivazione delle contrazioni uterine”.

    Se il tuo desiderio è quello di continuare ad allattare, sappi che esistono strategie che ti possono aiutare e allo stesso tempo possono tutelare la tua salute e il tuo allattamento (poppate a tempo, riposo da tutto il “resto”, fine graduale dell’allattamento...)

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Allattare è normale o speciale?

    Negli ultimi anni si sono lette spesso frasi come "i bambini allattati si ammalano di meno", "i bambini allattati hanno meno bisogno di ortodonzia e logopedia", "il latte materno è il miglior alimento".

    Frasi di questo tipo portano a pensare all’allattamento e al latte materno come ad un "qualcosa in più", ad un optional senza cui, tutto sommato, si passa semplicemente dal "meglio" all' "ordinario" (dove la normalità sarebbe ovviamente la formula artificiale, e il meglio il latte materno).

    Non è così!

    Allattare ed essere allattati costituisce la norma biologica per la specie umana, ciò che è normale, non speciale. Il latte materno è sempre stato l’unico nutrimento per i bambini, fino a meno di cento anni fa.
    Riguardando in quest’ottica i presunti vantaggi che vengono attribuiti all’allattamento e al latte materno, ci si rende conto di quanto questi non siano un "qualcosa in più" ma rappresentino quella che dovrebbe essere la normalità per tutti, nonché il punto di partenza per eventuali paragoni.

    Allattare è la modalità standard per nutrire un bambino.

    L’allattamento non fa ammalare di meno i bambini, sia da piccoli che da adulti, l’allattamento offre semplicemente ai bambini (e ai futuri adulti!) una normale buona salute.

    L’allattamento non migliora la risposta del sistema immunitario ai vaccini, ma offre il normale sostegno al sistema immunitario del bambino (non significa, quindi, che ripari da ogni malattia!).

    Qualsiasi alternativa all’allattamento, come essere nutrito con formula anziché con il cibo normale (il latte della propria mamma!) può avere dei rischi che è opportuno che le mamme e i papà conoscano per poter fare scelte informate.

    Non allattare può causare al bambino un rischio maggiore di otiti, problemi respiratori e dell’apparato digerente durante la prima infanzia, perché riceve meno anticorpi; per lo stesso motivo non allattare aumenta il rischio di allergie e di tutta una serie di malattie e disturbi cronici in età adulta.

    Non allattare aumenta la probabilità di problemi digestivi e di mal di pancia. Il latte materno si digerisce facilmente. Non c’è bisogno di preoccuparsi se il bambino abbia sete o vada di corpo, perché il latte materno gli fornisce sempre una quantità di acqua adeguata.

    Non allattare aumenta le probabilità di sviluppo anomalo di bocca e denti, tale da richiedere interventi di ortodonzia o logopedia, a causa dell’uso di tettarelle e ciucci. I bambini allattati, mediamente, hanno la mandibola ben sviluppata e le mascelle ben allineate.

    Non allattare è meno comodo, perché diventa difficile spostarsi con biberon e altre attrezzature per scaldare il latte quando si è fuori casa, e la notte richiede di alzarsi e preparare il biberon anziché continuare ad allattare distese nel letto. Il latte materno è sempre pronto e non ci si deve preoccupare di riscaldare il biberon quando il bambino ha fame, oppure di mantenere il latte caldo o freddo quando si è fuori casa.

    Non allattare rende più difficoltoso per la mamma perdere peso dopo il parto, visto che allattare richiede fino a 500 Kcal al giorno; rallenta il ritorno dell’utero alla sua dimensione originale, a causa di una minore quantità di ossitocina prodotta nel post parto. Se nel periodo immediatamente seguente al parto, il bambino non poppa, stimolando le contrazioni uterine; è più probabile che la madre abbia importanti perdite di sangue.

    Non allattare aumenta il rischio di cancro al seno e all’utero. All’interno delle 12 linee guida anticancro dell’Organizzazione Mondiale della Salute trova spazio l’allattamento (1).

    Non allattare è costoso, perché richiede l’acquisto di formula e altre attrezzature per la sterilizzazione e la preparazione, inoltre richiede molta attenzione all’igiene nella preparazione del pasto.

    Guardando alla realtà quotidiana del mondo occidentale, in cui purtroppo moltissimi bambini non vengono allattati questa prospettiva può sembrare provocatoria. Ma se pensiamo ad altre situazioni in cui l’alternativa al latte materno non è praticabile, o non sicura (costo non sostenibile, acqua non potabile...) tutto ciò diventa molto più evidente.

    Bibliografia
    1) http://cancer-code-europe.iarc.fr/index.php/it/

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League, frequentando i nostri incontri tra mamme e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Allatto il mio bambino e sono in gravidanza, mi sento stanca, cosa posso fare?

    È comune a molte mamme sentirsi stanche in gravidanza nonostante l’allattamento; anzi, il momento dell’allattamento potrebbe conciliare con il riposo, convincendo il bambino a poppare stando sdraiati. Molte madri in gravidanza manifestano irrequietezza e la necessità di impegnarsi in molte attività; in caso di stanchezza eccessiva potrebbe essere utile chiedere un aiuto concreto e limitare quelle attività quotidiane che richiedono più impegno.

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Che cosa succede al seno in gravidanza?

    Durante la gravidanza l’aumento degli estrogeni stimola il sistema dei dotti a svilupparsi e specializzarsi, il progesterone influenza l’aumento delle dimensioni degli alveoli e dei lobi del seno, e l’ormone lattogeno placentare (HPL, dall'inglese Human Placental Lactogen) rilasciato dalla placenta, è responsabile delle modificazioni di seno, capezzolo e dell’areola che si espandono insieme ai tessuti fibroso e adiposo di sostegno, prima del parto. La prolattina e altri ormoni contribuiscono allo sviluppo dei tessuti mammari.

    La produzione di latte si avvia circa 12 settimane prima del parto, quando negli alveoli inizia ad essere prodotto il colostro.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Che cosa succede se ho i capezzoli introflessi?

    Nei casi di introflessione più leggera, un bambino con normali capacità di suzione non avrà grossi problemi nell'estrarre il capezzolo; un bambino prematuro o con qualche difficoltà di suzione (debole, ipotonico, sonnolento) potrebbe fare fatica a poppare bene, almeno inizialmente.

    Nelle forme di introflessione da moderata a grave, invece, il capezzolo si ritrae nettamente quando l'areola viene compressa, a volte addirittura si "nasconde" dentro l'areola. In questi casi, il bambino non riesce ad attaccarsi e l'allattamento può essere molto difficoltoso, ma vi sono alcune tecniche in grado di ovviare a questo problema. È possibile infatti trattare il capezzolo già in gravidanza. Se la presenza di capezzoli introflessi viene rilevata solo al momento del parto, è ancora possibile trattare i capezzoli ma sarà particolarmente importante curare posizione e attacco del bambino al seno.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Com’è fatto il seno?

    Il seno è costituito da un insieme di ghiandole lattifere, tessuto adiposo e muscoli pettorali.

    Il tessuto ghiandolare è responsabile della produzione e del trasporto del latte.

    Il seno viene talvolta erroneamente descritto come una singola ghiandola, in realtà è costituito da un insieme di strutture ghiandolari chiamate lobi. In un seno ci sono da 7 a 10 lobi. Ciascun lobo è costituito da un insieme di lobuli, e ciascun lobulo è a sua volta composto da raggruppamenti di tessuto ghiandolare chiamati alveoli o acini, nei quali il latte è sintetizzato a partire dal sangue. Il latte prodotto nelle cellule degli alveoli entra poi in piccoli tubi, i dotti galattofori (o lattiferi) che trasportano il latte sfociando in un’apertura nel capezzolo, il poro.
    Oltre alle aperture o pori sulla superficie del capezzolo, il capezzolo e l’areola contengono anche fibre di tessuto muscolare responsabili dell’allungamento del capezzolo e terminazioni nervose.

    Nel seno, oltre al tessuto ghiandolare, si trova il tessuto adiposo responsabile della protezione dai traumi. Anche la dimensione del seno è determinata per la maggior parte dalla quantità di grasso in esso contenuto e non ha alcuna influenza sulla produzione di latte o sulla qualità del latte prodotto.

    Il capezzolo è localizzato al centro dell’area maggiormente pigmentata, l’areola. Questa diversa pigmentazione della pelle funge da bersaglio, aiutando il bambino a localizzare il centro del seno quando la sua vista non è ancora completamente sviluppata.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Seno

     

    1       Cassa toracica

    2       Muscoli pettorali

    3       Lobuli

    4       Capezzolo

    5       Areola

    6       Dotto

    7       Tessuto adiposo

    8       Pelle

     

     

     

     

    (L'immagine è di Maksim - Wikimedia Commons) 

     

     

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come avviene la produzione di latte?

    Durante la gravidanza e nei primi giorni dopo il parto, la produzione è guidata da un processo bilanciato di ormoni, inizia con la produzione del colostro verso la fine della gravidanza, per arrivare ad un veloce aumento della quantità di latte intorno alle 30/40 ore dopo il parto.

    Dopo qualche giorno, il processo diviene “meccanico” e guidato dal bambino, che da quel momento diventa il protagonista del meccanismo di domanda/offerta.

    Il seno produce latte in base a quanto e a quanto spesso viene svuotato. Poppate più frequenti stimolano una maggior velocità di produzione (è come se i seni pensassero “Ehi, qui ciucciano in continuazione, serve più latte!”), poppate più distanziate la rallentano.

    In altre parole, un seno vuoto (o semi-vuoto, perché in realtà il latte viene prodotto continuamente quindi non sarà mai del tutto vuoto) produce latte più velocemente di un seno pieno.

    Questo ruolo di “indicatore della velocità a cui produrre” è svolto dal FIL (Feedback Inhibitor of Lactation – Fattore di inibizione della lattazione), una piccola proteina contenuta nel siero del latte: la quantità di FIL indica al seno quanto latte produrre: quando c’è molto latte nel seno, il FIL inibisce, od ostacola, gli alveoli dal produrne di più. Quando il latte viene rimosso dal seno – e il FIL non è là a fermare la produzione di latte – gli alveoli si danno da fare e producono più latte. Questo è il motivo per cui è importante offrire il seno spesso e incoraggiare il bambino a svuotare il seno il più possibile ai fini di un'ottimale produzione di latte.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come posso capire se i miei capezzoli sono piatti o introflessi?

    Sai che ci sono veramente tanti tipi di capezzoli?

    Ogni donna è differente! Anche nella forma del seno, dell’aspetto e della forma dell’areola e del capezzolo!

    Talvolta i capezzoli sono diversi da una mammella all’altra. Solo in alcuni casi la forma del capezzolo può essere un potenziale ostacolo ad allattare.

    Spesso non basta osservare il seno per capire se i capezzoli sono piatti o introflessi, ma è necessario premere leggermente tra le dita l'areola a un paio di centimetri di distanza dal capezzolo: se il capezzolo non sporge, viene definito piatto; se si ritrae nel seno o appare concavo, si considera introflesso. I capezzoli piatti o introflessi non protrudono neppure se esposti al freddo. Se invece al freddo o alla pressione dell'areola il capezzolo sporge, non è introflesso o piatto e non richiede alcun tipo di trattamento.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come posso trattare i capezzoli piatti o introflessi?

    Le opinioni e le esperienze in questo campo variano tra loro, ma molte donne hanno trovato utili i trattamenti per i capezzoli piatti o introflessi e molti esperti di allattamento continuano a consigliarli.

    Questi esperti non sono d'accordo tra loro riguardo l'importanza dello screening di tutte le donne in gravidanza, allo scopo di rilevare la presenza di capezzoli piatti o introflessi, o sulla necessità di prescrivere a tutte le donne interessate trattamenti di preparazione preventiva. Ad esempio, il British Royal College of Midwives (Collegio Reale Britannico delle Ostetriche) sostiene che i cambiamenti ormonali che avvengono durante la gravidanza e il parto possono portare alla protrusione spontanea del capezzolo in molte donne. Sebbene il trattamento dei capezzoli piatti o introflessi nel corso della gravidanza sia oggetto di discussione, se il neonato incontra difficoltà ad attaccarsi ad un capezzolo piatto o introflesso, potreste trovare utili uno o più di questi suggerimenti.

    I modellatori di capezzolo
    Si indossano sotto al reggiseno e aiutano a far protrudere meglio i capezzoli piatti o introflessi. I modellatori sono formati da due parti e sono in materiale plastico. La parte interna ha un foro in corrispondenza del capezzolo e la pressione sul tessuto che circonda il capezzolo lo spinge verso l'esterno.
    I modellatori si possono usare già dalla gravidanza e sfruttano l'aumento naturale dell'elasticità della pelle in questi mesi applicando una pressione delicata ma costante sulle aderenze sottostanti (tessuto connettivo) per far protrudere il capezzolo. Dopo il parto, i modellatori si indossano per una mezz’ora prima delle poppate. Non vanno indossati di notte e il latte che si raccoglie al loro interno non deve essere utilizzato perché può contaminarsi.

    La tecnica di Hoffman
    Questa procedura contribuisce ad allentare il tessuto connettivo alla base del capezzolo e può essere utilizzata sia durante la gravidanza sia dopo il parto. Appoggiare i pollici alla base del capezzolo (non sull'areola ma esattamente alla base del capezzolo). Premere con decisione verso la cassa toracica e contemporaneamente allontanare i pollici. Questa manovra contribuisce a distendere il capezzolo e ad allentare le rigidità nei tessuti alla base del capezzolo stesso, spingendolo gradualmente a muoversi verso l'alto e verso l'esterno. Ripetere questo esercizio da due fino a cinque volte al giorno, spostando i pollici attorno alla base del capezzolo.

    Il tiralatte
    Dopo il parto, è possibile usare un tiralatte efficace (per ulteriori informazioni "Come si sceglie un tiralatte?") per far sporgere il capezzolo subito prima della poppata e facilitare l'attacco del bambino. E’ possibile usare il tiralatte anche in altri momenti della giornata per allentare le rigidità del tessuto connettivo alla base del capezzolo, applicando una pressione uniforme che parta dal centro del capezzolo stesso.

    La siringa invertita
    Funziona così: prendi una siringa normale, da 10ml e taglia con una lametta la parte conica, dove si mette l’ago. Si inserisce lo stantuffo dalla parte tagliata mentre l’altra si appoggia sul capezzolo. Infine tiri delicatamente lo stantuffo per mantenere l’aspirazione. Eventualmente, se non si vuole o non si riesce a tagliare la parte conica, si può semplicemente aggiungere alla parte conica una camicia per vacutainer (si tratta di un cilindro di plastica a cui si raccorda al siringa senza ago).

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come si possono prevenire le ragadi?

    Non è necessario preparare il seno in gravidanza, poiché il modo più efficace per prevenire eventuali lesioni, come le ragadi, è curare l’attacco delle prime poppate il prima possibile dopo il parto, ricordandosi che l’allattamento deve essere piacevole e non doloroso.
    Se dovesse risultare doloroso, questo probabilmente significa che qualcosa non sta andando nel verso giusto e occorre far valutare l’attacco quanto prima, identificando la causa e correggendola.

    Può aiutarti vedere il Video sull'attacco efficace.

    Puoi approfondire tutti gli aspetti dell’anatomia del seno al lavoro in questo articolo Anatomia di un seno al lavoro, o nella categoria "Come si produce latte nel nostro seno?".

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Durante la gravidanza devo preparare il seno per allattare?

    Spesso le donne in gravidanza incontrano persone che suggeriscono di preparare i capezzoli in previsione dell’allattamento.
    Un tempo le nonne dicevano di sfregarli, indurirli, applicare sostanze diverse (perfino il succo di limone...) e maltrattarli in vari modi per non avere problemi di ragadi. Oggi si invitano le donne ad idratarli per renderli più morbidi e flessibili.

    Serve davvero?
    In realtà no.

    La natura ha già provveduto fornendo tutto ciò che è necessario per idratare e rendere più elastici i capezzoli prima del parto. Il seno è perfetto e pronto così com’è, non ci sono creme, massaggi, aggeggi o pratiche più o meno strane che “servano” o “facciano bene”.

    L’unica “crema” utile la produci già tu.

    Infatti l’areola, la zona di pelle più scura che circonda il capezzolo, è sede delle ghiandole di Montgomery. Queste ghiandole producono sostanze grasse che (oltre ad attirare il neonato con un odore irresistibile) proteggono ed idratano la pelle, limitando anche lo sviluppo di batteri in quell'area.
    Lavando il capezzolo col sapone si rischia di rimuovere questo sottile strato protettivo e seccare la pelle; è sufficiente risciacquare quotidianamente il capezzolo con acqua per mantenerlo pulito e garantire la sua lubrificazione e l’azione anti-batterica.

    Durante la gravidanza è una buona idea verificare se i capezzoli siano piatti o introflessi: in questo caso puoi leggere i numerosi articoli su questo argomento.

    Talvolta si sente dire che l'allattamento irrita i capezzoli.
    In realtà allattare non deve comportare sofferenza: se ciò accade bisogna trovare il motivo ed eliminarlo. Se vuoi prevenire problemi ai capezzoli e prepararti ad allattare, una delle cose più utili è vedere altre mamme che allattano. Le ricerche ci dicono che i gruppi di mamme aiutano ad allattare. Partecipa agli incontri de LLL o contatta la Consulente più vicina, prima del parto. Gli incontri de LLL rappresentano per le mamme un'occasione di scambio di idee, informazioni e sostegno. Inoltre ogni gruppo ha una biblioteca con possibilità di prestito di libri sull'allattamento, la gravidanza e il parto, la nutrizione e il rapporto genitori-figli.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Ho allattato il mio bambino durante la gravidanza, dopo la nascita potrò allattarli entrambi?

    Se hai continuato ad allattare con il pancione, puoi ritrovarti dopo il parto ad allattare sia il neonato sia il bambino più grande. Questa situazione è definita “allattamento in tandem” e può aiutarti a rispondere ai bisogni di entrambi i piccoli.

    Molti bambini che non chiedevano quasi più il seno, o che non lo chiedevano più del tutto alla fine della gravidanza, cominciano a reclamarlo molto spesso vedendo poppare il fratellino neonato. Questo è un fenomeno abbastanza comune, un modo per il fratello maggiore di reagire all’arrivo del neonato. È anche un modo per attirare l’attenzione della madre e un sistema molto semplice per rassicurare il bambino in un momento in cui può sentirsi spaesato di fronte a questo nuovo membro della famiglia.

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Ho i capezzoli piatti o introflessi. Potrò comunque allattare?

    È importante ricordare che si allatta “al seno” e non “al capezzolo”, quindi l’allattamento è possibile con qualsiasi tipo di capezzolo.

    Purché il bambino afferri una buona porzione dell'areola (le labbra e le gengive devono trovarsi sull’areola, ben oltre il capezzolo), gran parte dei capezzoli piatti o introflessi non sono un ostacolo per l’allattamento. In alcuni casi, il bambino può avere all’inizio qualche difficoltà ad attaccarsi, ma in genere, curando con particolare attenzione la posizione e l’attacco, aggiungendo un po’ di pazienza, l’allattamento può procedere senza ulteriori intoppi.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Se allatto in gravidanza deprivo il feto di apporto nutritivo indispensabile alla crescita?

    Alcune madri sentono la necessità di alimentarsi in modo differente durante la gravidanza. Una madre ben nutrita non dovrebbe avere difficoltà a provvedere per entrambi, feto e lattante, in particolare quando il lattante ha un’età superiore all’anno e si nutre anche di cibi solidi. Se invece il lattante fosse più piccolo, la madre dovrebbe assicurarsi che l’alimentazione complementare al latte materno sia sufficiente in base ai valori di crescita del bambino.

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Sono in gravidanza e ho i capezzoli infiammati e/o dolenti. Cosa posso fare?

    Se hai i capezzoli infiammati o dolenti, (cosa piuttosto comune nel primo trimestre di gravidanza), potrebbe essere utile prestare maggiore attenzione alla posizione del bambino e, se è abbastanza grande, chiedergli di poppare più delicatamente o per periodi di tempo meno prolungati che potrete concordare insieme (ad esempio contare fino a 10, il tempo di una filastrocca/canzoncina, durante una breve lettura, ecc.). In alcuni casi possono aiutarti alcuni esercizi di respirazione. Molto spesso il fastidio ai capezzoli si attenua fino a scomparire con il progredire della gravidanza.

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Sono incinta e vorrei smettere di allattare il mio bambino, come posso fare?

    Se vuoi smettere di allattare perché sei incinta e ti hanno detto che non si può proseguire l’allattamento, sappi che non è vero; cerca una Consulente de La Leche League oppure leggi il comunicato del Ministero della Salute che parla proprio di questo argomento e sfata questo falso mito.

    Se decidi di smettere di allattare il tuo bambino, procedere con gradualità potrebbe rendere tutto più facile. Un approccio che ha funzionato con molte madri è quello del “non offrire, non rifiutare”: ciò significa provare a prevenire la richiesta del bambino, proponendogli un diversivo, oppure uno spuntino. Cambiare la routine e le abitudini (evitare di sedersi nel posto dove normalmente si allatta, organizzare attività fuori casa, incontrare altri bambini, cambiare maglietta scegliendone una più difficile da aprire, ecc.) potrebbe aiutare a distrarre il bambino dalla richiesta del seno.

    In questa fase delicata molte mamme hanno visto che riescono a rendere questo periodo meno traumatico per il bambino se gli prestano più attenzione e compensano con una dose maggiore di coccole.

    Smettere di allattare è un compito impegnativo, a volte capita di cambiare idea e continuare ad allattare può essere ancora la soluzione migliore.

     

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Sto allattando il mio bambino e sono in gravidanza, mi sembra di avere meno latte, è possibile?

    Alcune donne che hanno allattato nel corso di una gravidanza hanno verificato un calo di produzione (verso il quarto/quinto mese) o un modificarsi del sapore del latte, altre no. Questi cambiamenti possono, alcune volte, spingere il lattante a smettere di poppare spontaneamente.

    A volte capita che il bambino ritorni a desiderare di assaggiare il latte o di poppare alla nascita del fratellino/sorellina: in questo caso sarai tu a decidere se te la senti e se pensi che l’allattamento in tandem faccia al caso vostro.

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.

     

  • Ultimamente quando il mio bambino poppa provo dei sentimenti di rifiuto/irritazione/disagio

    Molte mamme hanno sperimentato sensazioni negative mentre allattavano in gravidanza, dalla semplice sensazione di fastidio al rifiuto. La richiesta di poppare da parte del lattante può irritare la mamma e farla sentire a disagio. Queste sensazioni sono dovute agli ormoni, e può essere d’aiuto limitare le poppate e la loro durata, distraendo il lattante, e spiegandogli perché.

    Una volta nato il bambino/fratellino, alcune cose miglioreranno: il dolore ai capezzoli sarà scomparso (se non succede potrebbe essere che il nuovo nato non si attacchi in modo efficace, in questo caso ti invitiamo a visionare i nostri video e contattare una Consulente) e il latte ritornerà in abbondanza, per entrambi i bambini.

    Puoi approfondire ulteriormente questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando le pubblicazioni de La Leche League.