• Allattamento e ingorgo

    di Marsha Walker, da Breastfeeding AbstractsNovembre 2000, in L’allattamento modernon. 33, Febbraio 2002

    L'ingorgo è un aspetto ben noto ma poco studiato della lattazione.

    Il dizionario medico definisce l'ingorgo come congestione, distensione con edema. La letteratura sulla lattazione si riferisce all'ingorgo come ad una condizione della mammella durante le prime due settimane dopo il parto, caratterizzata da un doloroso aumento di volume dei seni associato con un improvviso incremento nel volume del latte, congestione linfatica e vascolare ed edema interstiziale.

    La montata lattea è un processo normale e fisiologico con una progressione di eventi, non il risultato di un trauma o una ferita dei tessuti. Quando però la produzione del latte aumenta velocemente, il volume del latte nel seno può superare la capacità degli alveoli di immagazzinarlo. Se il latte non viene rimosso, la sovradistensione degli alveoli può costringere le cellule secretorie del latte ad appiattirsi ed allungarsi, a volte fino alla rottura. La distensione può portare a un’occlusione parziale o completa della circolazione sanguigna capillare intorno alle cellule alveolari, diminuendo ulteriormente l'attività cellulare. I vasi sanguigni congestionati perdono fluidi che vanno nello spazio dei tessuti circostanti, contribuendo in questo modo all'edema. La pressione e la congestione ostruiscono il drenaggio linfatico dei seni, causando la stagnazione del sistema che elimina tossine, batteri e pezzi consumati di cellule dal seno, predisponendo quindi il seno alla mastite (sia infiammatoria sia infettiva).

    In aggiunta, una proteina chiamata FIL ("feedback inhibitor of lactation", inibitore retroattivo della lattazione) si accumula nella ghiandola mammaria durante la stasi del latte diminuendo ulteriormente la produzione.

    L'accumulo del latte e l'ingorgo che risulta sono i principali fattori scatenati per l'apoptosi, o morte programmata delle cellule, che causano l'involuzione della ghiandola secretoria della mammella, il riassorbimento del latte, il collasso delle strutture alveolari, e la cessazione della produzione.

    Descrizioni dell'estrazione di latte eccezionalmente denso o filamentoso da un seno ingorgato possono essere un segno clinico di una possibile involuzione ghiandolare. Questo potrebbe spiegare l’addensamento del latte a (densità aumentata o fluidità diminuita) come risultato secondario al riassorbimento di fluido e un accumulo di cellule adipose nella ghiandola.

    L'ingorgo può anche essere classificato in base alla zona coinvolta: soltanto l'areola, soltanto il corpo del seno, o entrambi. L'ingorgo areolare comprende l'osservazione clinica di un'areola gonfia con la pelle tesa e lucida, il che probabilmente implica seni lattiferi troppo pieni. Un’areola gonfia è considerata come edema dei tessuti, causato dalle grandi quantità di liquidi che alcune madri ricevono per via endovenosa durante il travaglio.

    Un certo grado di ingorgo mammario è normale. Un turgore minimo o assente durante la prima settimana post-partum è stato associato con una produzione insufficiente del latte, l'uso precoce di integrazioni, e una più alta percentuale di declino dell'allattamento nelle prime settimane. Donne con seni con un grado lieve o moderato di ipoplasticità, con uno spazio intra-mammario largo (più di due centimetri e mezzo) e una forma tubolare sono particolarmente a rischio di produrre meno del 50% del latte necessario per la prima settimana.

    Di maggiore preoccupazione per noi è un ingorgo moderato o grave.

    Diversi metodi per la misurazione dell'ingorgo sono stati descritti nella letteratura scientifica e comprendono: misurazione del cambiamento del giro petto, termografia, l'uso di un rilevatore di pressione per misurare la tensione della pelle e l'autovalutazione delle madri . Frequenze di ingorgo che vanno dal 20 al 85% sono state riportate nella letteratura in base a numerose definizioni e sono solitamente limitate ai primi giorni post-partum. In questi studi l'ingorgo viene descritto come un processo che arriva ai massimi valori fra il 3° e il 6°giorno, e che diminuisce in seguito. Tuttavia, dati provenienti da due tesi "masters" inedite suggeriscono che le donne in verità hanno più di un picco d'ingorgo e che l'ingorgo potrebbe durare fino a dieci giorni o anche di più.

    Quattro tipi di ingorgo sono stati descritti: un'unica esperienza di seni duri e sensibili seguito da una risoluzione dei sintomi; picchi multipli di ingorgo seguito dalla risoluzione; ingorgo intenso e doloroso che dura fino a 14 giorni; cambiamenti minimi al seno. Questi diversi tipi dimostrano che l'esperienza dell'ingorgo non è uguale per tutte le madri.

    Prevedere il rischio del tipo e percorso di ingorgo per una certa madre potrebbe non essere possibile, però potrebbe essere utile applicare alcuni principi generali per anticipare situazioni che predispongono a un rischio maggiore.

    I seguenti fattori potrebbero collocare una madre in una categoria di rischio maggiore di ingorgo:

    Incapacità di prevenire o risolvere stasi del latte, conseguente a un drenaggio infrequente o insufficiente dei seni. Maggiore è il numero cumulativo di minuti di suzione durante i primi giorni postpartum, minore è il dolore dell'ingorgo descritto dalle madri.

    Piccole dimensioni del seno(ad eccezione di seni ipoplastici e tubolari). Mentre le dimensioni ridotte del seno non limitano la produzione del latte, questo può avere un'influenza sulla capacità di immagazzinamento e i ritmi di allattamento. Le donne con seni piccoli potrebbero aver bisogno di dare un numero maggiore di poppate nelle 24 ore in confronto con le donne con una maggiore capacità di immagazzinamento.

    Robson ha osservato che le donne che avevano avuto problemi d'ingorgo portavano più frequentemente reggiseni con una misura di coppa minore(34%) rispetto a quelle che non avevano avuto ingorghi (5%).

    Esperienza precedente di allattamento(la parità in sé, però, non influisce sull'ingorgo). Le donne che allattano per la seconda volta hanno livelli maggiori di ingorgo, che appare più precocemente e si risolve in modo più veloce in confronto alle madri che allattano per la prima volta. L'ingorgo del seno per donne multipare che allattavano per la prima volta è simile a quello delle donne primipare che allattano. Robson ha trovato che le donne nel gruppo non ingorgato avevano più probabilità di non aver mai avuto l'esperienza dell'ingorgo in seguito ai precedenti parti, in confronto alle donne del gruppo con ingorghi. Mc Lachlan et al hanno scoperto che, nel 70% dei casi, le donne multipare con ingorghi nell‘allattamento corrente avevano avuto un’esperienza di ingorgo anche con i loro figli precedenti.

    Donne con un’alta velocità di sintesi del latte- iperlattazione - o che producono grandi quantità di latte, come nel caso di madri di gemelli, possono sperimentare un aumento di stasi del latte se i bambini consumano meno latte, se meno latte viene estratto, o in qualunque caso in cui il volume del latte prodotto supera in modo significativo il volume estratto/rimosso.

    Contatto madre-bambino limitato nei primi giorni. Sciau ha dimostrato che l'ingorgo è significativamente minore al terzo giorno per le madri che hanno avuto un contatto pelle-a-pelle con i loro bambini nati a termine, in confronto ai bambini tenuti nei nidi come da prassi.

    Negli anni sono state applicate numerose strategie preventive, fra cui: limitazione di fluidi, spremitura prenatale del colostro, massaggio prenatale del seno, massaggio post-natale del seno, fasciatura dei seni o portare un reggiseno stretto. Le donne hanno meno ingorghi quando le poppate sono precoci e frequenti, a richiesta, con tempi di suzione non limitati. Uno studio ha mostrato che le poppate libere e frequenti erano la causa dell'aumento dell'ingorgo, ma probabilmente perché le poppate abbreviate (anche solo di due minuti) non hanno permesso un drenaggio dei seni sufficiente per prevenire l'accumulo del latte.

    Una tecnica chiamata "massaggio alternato dei seni"e si è dimostrata efficace per ridurre significativamente l'incidenza e la gravità dell'ingorgo, ed ha parallelamente provocato un aumento nel consumo di latte, contenuto di grassi nel latte e incremento di peso del neonato. Il massaggio alternato richiede un massaggio e compressione del seno quando il bambino fa una pausa tra due periodi di suzione. Il massaggio si alterna con la suzione del bambino, e viene continuato per tutta la poppata su entrambi i seni.

    Esiste una vasta gamma di trattamenti per l'ingorgo, sia nella letteratura popolare sia in quella scientifica, per esempio l'uso di impacchi caldi, docce calde, mettere a bagno i seni in una bacinella di acqua calda, compresse fredde dopo le poppate, impacchi freddi prima delle poppate, impacchi di ghiaccio, buste di verdure congelate, un insieme di terapia sia calda sia fredda, ossitocina, enzimi proteolitici, stilbesterolo, fasciatura dei seni, spremitura manuale, spremitura meccanica, nessuna spremitura, massaggio linfatico del seno, ultrasuoni, poppate frequenti, massaggio alternato, foglie di cavolo fredde o a temperatura ambiente, ed estratto di foglie di cavolo.

    Le applicazioni calde - nella forma di compresse, docce o immersioni calde - sono state poco studiate, e solitamente si tratta più di una misura di conforto per attivare il riflesso d'emissione del latte che di una terapia per l'edema. Alcune madri si lamentano che il caldo peggiora l'ingorgo, causa un aumento delle pulsazioni del sangue e aumenta la sensazione di pienezza.

    La terapia fredda, compreso l'uso di applicazioni fredde sotto forma di impacchi di ghiaccio, gel, buste di verdure congelate, asciugamani bagnati congelati, ecc. è stata studiata sotto diverse condizioni. L'applicazione del freddo scatena un ciclo di vasocostrizione durante i primi 9-16 minuti, durante i quali il flusso del sangue viene ridotto, l'edema locale diminuisce, e il drenaggio linfatico viene potenziato. Questo viene seguito da una fase di vasodilatazione dei tessuti profondi che dura da quattro a sei minuti e che previene lesioni termiche.

    Robson ritiene che un’applicazione di freddo per 20 minuti avrebbe un effetto minimo di vasocostrizione nei tessuti più profondi del seno, e che il drenaggio venoso e linfatico aumenterebbe nei tessuti più profondi a causa a della circolazione accelerata da e per i tessuti superficiali. Sandberg riferisce che in seguito all'applicazione di impacchi freddi per 20 minuti prima di ogni poppate con un piccolo gruppo di donne, le madri hanno riferito maggior conforto in confronto alle applicazioni di calore, una diminuzione nel giro petto e nessun effetto negativo sull'emissione del latte né sul trasferimento del latte.

    La terapia termica(continua) con ultrasuoni: non è stato dimostrato nessun miglioramento del dolore o dell'edema.

    La terapia con drenaggio linfaticodel seno è una specie di massaggio dolce dei canali di scarico linfatici nel seno. Si ritiene che il drenaggio linfatico possa migliorare il movimento del fluido stagnante, ridurre l'edema e il migliorare il funzionamento delle cellule. Wilson-Clay riferisce che c'è stato un sollievo del disagio e un miglior rendimento del latte con la spremitura dopo una terapia di drenaggio linfatico manuale in tre donne con ingorgo grave e senza sollievo.

    Foglie fredde di cavolo. Rosier ha descritto, in modo aneddotico, che l'uso di foglie fredde di cavolo, applicate a seni ingorgati e cambiate ogni due ore, ha avuto un effetto rapido sulla riduzione dell’edema e sull'aumento del flusso del latte in un piccolo campione di donne. Nikodem et al. hanno dimostrato un andamento non significativo nella riduzione dell'ingorgo nelle madri che usavano foglie di cavolo. Roberts ha confrontato foglie di cavolo fredde e impacchi di gel e ha trovato una riduzione simile e significativa nel dolore con entrambi metodi, con due terzi delle madri che preferivano il cavolo, perché aveva un effetto più forte ed immediato. Roberts et al hanno studiato l'uso di una crema con estratto del cavolo applicata ai seni, che non ha avuto un effetto diverso dalla crema placebo.

    Spremitura del latte. Non c’è giustificazione per astenersi dallo spremere il latte con la motivazione che la madre "semplicemente farà ancora più latte". La spremitura - manuale o con tiralatte, fino a quando si sente sollievo - riduce l'accumulo del FIL, diminuisce lo stress meccanico sugli alveoli prevenendo il processo di morte delle cellule, previene cambiamenti nella circolazione del sangue, allevia l'impedimento al drenaggio di linfa e fluidi, diminuisce il rischio di mastite e compromissione nella produzione del latte e dà sollievo alla madre. Non si sa a quale grado di ingorgo o durata di stasi del latte si verifichi una situazione da cui la produzione di latte non può più riprendersi. La produzione del latte negli alveoli che non subiscono ingorgo continua in modo normale. Il seno è in grado di compensare fino a un certo punto . Ricerche future ci aiuterebbero a definire ulteriormente questo fattore.

    Bibliografia:
    Dawson, E. K- Histological study of normal mamma in relation to tumour growth; mature gland in lactation and pregnancy. Edinburgh Med J 1935; 42:569.
    Prentice, A., C. V. P. Addey, and C. J. Wilde. Evidence for local feedback control of human milk secretion- Biochem Soc Trans 1989; 15: 122.
    Marti, A.Z, Feng, H.J. Altermatt and R.Jaggi. Milk accumulation triggers apoptosis of mammary epithelial cells Eur J Cell Biol 1997;73:158-65.
    Glover, R. The engorgement enigma Breastfeeding Rev 1998;6: 31-34.
    Weichert, C. E. Prolactin cycling and the management of breastfeeding failure Adv Pediatr 1980; 27:391-407
    Newton, M and N. Newton. Postpartum engorgement of the breast- Am J Obstet Gynecol 1951; 61:664-67.
    Neifert M., S. DeMarzo, J. Seacat et al. The influence of breast surgery, breast appearance and pregnancy induced breast changes on lactation sufficiency as measured by infant weight gain Birth 1990; 17:31-38.
    Humenick, S.S., P. D. Hill and M..A..Anderson. Breast engorgement: Patterns and selected outcomes. JHum Lact 1994;10:87-93.
    Huggins, K.E., E. S. Petok and 0. Mireles. Markers of lactation insufficiency: A study of 34 mothers. Current Issues in Clinical Lactation. 2000. Boston: Jones and Bartlett Publishers pp.25-35.
    Menczer J. and B. Eskin. Evaluation of post partum breast engorgement by thermography .Obstet Gynecol 1969; 33:260-63.
    Geissler, N. An instrument to measure breast engorgement. Nurs Res 1967;.16:130-36.
    Ferris; C. D. Instrumentation system for breast engorgement evaluation Biomed Sci Instrum 1990. 90:227-29.
    Riedel L. J. Breast engorgement: Subjective and objective measurements and patterns of occurrence in primiparous mothers. Masters Thesis. Dept of Nursing, University of Wyoming, Laramie, Wyoming 1991.
    Ferris C. D. Hand-held instrument for evaluation of breast engorgement. Biomed Sci Instrum 1996; 96:299-304.
    Moon. J. L and S. S. Humenick. Breast engorgement Contributing variables and variables amenable to nursing intervention. JOGN Nurs- 1989;18:309-15.
    Hill, P. D. and S. S. Humenick. The occurrence of breast engorgement J Hum Lact 1994; 10:79-86.
    Csar, N. Breast engorgement: What is the incidence and pattern? Unpublished Masters thesis, University of Illinois, Chicago. IL 1991
    Evans, K., R Evans, and K. Simmer. Effect of the method of breastfeeding on breast engorgement, mastitis, and infantile colic. Acta Paediatr 1995; 84:949-52.
    Daly, S.. E. J and P. E. Hartman: Infant demand and milk supply. Part 2. The short term control of milk synthesis in lactating women J Hum Lact 1995; 11:27-37
    Robson. B. A Breast engorgement in breastfeeding mothers. Doctoral dissertation, Case Westem Reserve University, Cleveland,. Ohio. 1990 UMI order # PUZ9023094.
    McLachlan, Z, E. J.Milne, J. Lumley, and B. L Walker. Ultrasound treatment for breast engorgement. A randomized double-blind trial. Breastfeeding Rev 1993 (May), 316-21.
    Livingstone, V Too much of a good thing: Maternal and infant hyperlactation syndromes Can Fam Physician 1996; 42:89-99.
    Shiau S H.H Randomised controlled trial of kangaroo care with full-term infants Effects on maternal anxiety, breast milk maturation, breast engorgement and breastfeeding status. Doctoral dissertation, Case Western Reserve University, Cleveland Ohio, 1997.
    Illingworth R. and D. Stone. Self demand feeding in a maternity unit Lancet 1952; 1:683-87.
    Slaven, S. and D. Harvey. Unlimited sucking time improves breastfeeding. Lancet 1981; 1(8216):392-93..
    Righard L, and M.O. Alade Sucking technique and its effect on success of breastfeeding Birth 1992; 19:185-89.
    Iffrig,M.C.Nursing care and success in breastfeeding Nurs Clin N Amer 1968; 3:345-.54.
    Bowles, B. C., P. C. Stutte and J. Hensley. Alternate breast massage: New benefits from an old technique Genesis 1987-88; 9:5-9.
    Stutte, P. C., B. C. Bowles, and G.Y. Morman. The effects of breast massage on volume and fat content of human milk Genesis 1988; 10:22-25..
    Hocutt, J. E, R. Jaffe, C.R. Rylander, and J.K. Beebe. Cryotherapy in ankle sprains Am J Sports Med 1982;10:.317-.19.
    Barnes, J. Cryotherapy: Putting injury on ice. The Physician and Sports Medicine 1979; 7: 130-36.
    Sandberg,C.A. Cold therapy for breast engorgement in new mothers who are breastfeeding. Masters thesis, College of St Catherine, St Paul, MN, 1998
    The Upledger Institute, Inc. http:www.upledger.com
    Chikly, B. Lymph drainage therapy: Treatment for engorgement. Presented at International Lactation Consultant Association Conference, Aug.2,1999, Scottsdale AZ. Audio tape: Repeat Perfomance 219.465.1234..
    Wilson Clay, B. and K. Hoover The Breastfeeding Atlas, Austin TX LactNews Press; 1999.,
    Rosier W. Cool cabbage compresses. Breastfeeding Rev 1988; 12:28-31.
    Nikoderm, V. C., D. Danziger N. Gebka et al Do cabbage leaves prevent breast engorgement? A randomized, controlled study. Birth 199i, 20-.61-64.
    Roberts, K. L. A comparison of chilled cabbage leaves and chilled gelpaks in reducing breast engorgement J Hum Lact 1995; 11:17-20..
    Roberts, K.L., M. Reiter, and D. Schuster. Effects of cabbage leaf extract on breast engorgement J Hum Lact 1998; 14:231-36

    Traduzione di Shera Lyn Parpia Khan

     

  • Che tipo di massaggio e trattamento posso effettuare sul seno ingorgato e/o con mastite?

    È importante sapere che durante un ingorgo o una mastite ciò che rende duro il seno non è solo latte, ma anche molto liquido prodotto dall’infiammazione data dal latte che è rimasto lì troppo tempo, col risultato che oltre alle zone piene di latte in quel momento, ci saranno anche zone edematose, gonfie come una caviglia che ha preso una botta, e queste parti di liquidi comprimono i dotti da cui dovrebbe passare il latte e fuoriuscire.

    In questa situazione per drenare il seno ci sono alcune strategie che si possono attuare per diminuire questa infiammazione: applicare il freddo tra le poppate (vedi anche Cosa posso fare *ANCORA*, se il mio seno presenta un dotto ostruito, un ingorgo o una mastite?), effettuare massaggi circolari, come se tenessi in mano un sacchetto di biglie, “impastamenti” dolci per quanto possibile senza che sia fastidioso.

    Poi, subito prima/durante la poppata, se ti fa piacere, procurati un po’ di calore magari umido (applicando un pannolino imbevuto di acqua calda o la borsa dell’acqua calda...) perché questo può aiutare i dotti a dilatarsi, dandoti una sensazione di relax che aiuta a “lasciarsi andare”, prestando attenzione però a non mantenere il calore per più di 5 minuti. Anche massaggiarti nella direzione del capezzolo può essere utile, adesso, perché si aiuta il latte a farsi strada tra tutto quel gonfiore.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Come si effettua la pressione inversa?

    Questa tecnica consiste nell’esercitare una pressione costante verso l’interno in direzione del torace, per almeno 60 secondi o più (2-3 minuti ripetendo l’operazione se necessario subito prima di attaccare il bambino) concentrando la pressione alla base del capezzolo. Appena terminata la pressione inversa è possibile attaccare il bambino o spremere manualmente il seno in modo da alleviare la tensione.

    Per ridurre il gonfiore del seno vedi anche Cosa posso fare se il mio seno presenta un dotto ostruito, un ingorgo o una mastite?

    Ecco alcune indicazioni:
    • Posiziona le dita o i pollici nella zona circolare attorno ai capezzoli
    • Se il gonfiore è molto pronunciato puoi stenderti sulla schiena
    • Premi gentilmente ma con decisione verso le costole
    • Mantieni la pressione costante per 1-3 minuti
    • Potrebbero formarsi delle “fossette” che dureranno abbastanza a lungo da consentire un facile attacco del bambino al seno
    • Non appena l’areola sarà mobida attacca il bambino al seno

     

     

    METODO “IMPRONTA A FIORE”

    impronta fiore

     

    Con la mano con la punta delle dita leggermente piegate e le unghie corte afferra il capezzolo proprio all’attaccatura dell’areola e premi in direzione del torace, mentre con l’altra mano puoi tenere uno specchietto per vedere ciò che fai.

     

     

     

     

     

     

    METODO A DUE MANI – UN PASSAGGIO

    metodo a 2 mani un passaggio

    Con la punta delle dita leggermente piegate e le unghie corte, posiziona le dita di lato al capezzolo e premi in direzione del torace.

     

     

     

     

     

     

     

    METODO A DUE MANI – DUE PASSAGGI

    metodo a 2 mani secondo passaggio newmetodo 2 mani 2 passaggi 1

     

    Usa 2-3 dita per ogni mano tenendole piatte con la prima falange che tocca il capezzolo. Esercita una pressione in direzione del torace per 1-3 minuti poi sposta le dita per premere sopra e sotto il capezzolo.

     

     

     

     

     

     

     

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Cosa può avere provocato un dotto ostruito, un ingorgo o una mastite?

    Il più delle volte la causa è riconducibile a poppate troppo distanziate o troppo brevi, a intervalli di tempo lunghi tra una poppata e l’altra, e quindi a una rimozione del latte inadeguata rispetto alla velocità con cui viene prodotto. Questo può avvenire ad esempio all’inizio dell’allattamento, dopo la montata lattea, quando il seno deve ancora calibrare la produzione di latte sui bisogni effettivi del bambino o quando vi siano interferenze che impediscono al bambino di attaccarsi spesso al seno (ad esempio somministrazione di aggiunte, uso del succhiotto, allattamento a orari anziché a richiesta), o anche quando il bambino comincia a integrare le poppate di latte con altri tipi di alimenti o inizia a dormire più ore di fila la notte allungando i tempi tra una poppata e l’altra.

    Altre cause possono essere una posizione scorretta del bambino al seno, l’uso di reggiseni o altri indumenti troppo stretti, una compressione continua sullo stesso punto del seno con le dita, ad esempio mettendo le dita a “forbice” per sostenere il seno, o le spalline del marsupio/fascia portabebé o della tracolla della borsa. Anche la presenza di ragadi non curate può portare a infezioni e quindi a mastiti. In alcuni casi un’alimentazione non bilanciata, con eccessiva assunzione di grassi saturi, e troppo stress e attività stancanti possono portare ad avere dotti ostruiti, ingorghi o mastiti.

    La miglior cosa da fare, al comparire dei primi sintomi, è quella di sdraiarti a letto insieme al tuo bambino e riposare, lasciando libero accesso al seno al tuo piccolo, di modo che si attacchi di frequente e lo dreni bene.
    In tutti questi casi non è mai necessario sospendere l’allattamento, anzi l’attacco frequente del bambino ti aiuterà a risolvere in modo più celere il problema e a far passare il dolore. Nel caso tu debba assumere dei farmaci è possibile verificare che siano compatibili con l’allattamento.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Ė possibile allattare dopo un tumore al seno? 

    Ė possibile allattare dopo un tumore al seno? 

    Le biopsie e la rimozione dei tumori toccano la ghiandola mammaria. Il problema principale che potrebbe presentarsi è l’isolamento di una parte della ghiandola mammaria che non riesce più a drenare efficacemente. In questo caso, noterai una stasi di latte localizzata, che potrà risolversi col tempo, così come potrà causare uno stato infiammatorio doloroso cronico. In quest’ultimo caso dovrai interrompere l’allattamento da quel seno, ma questo non significa non poter più allattare: se lo vorrai, potrai infatti continuare ad allattare dall’altro. 

    Una mamma che aveva subito una biopsia ha raccontato che allattava il suo bambino senza particolari problemi, ma sentiva dolore quando si tirava il latte. 

    Se sei stata operata per la rimozione di un tumore o per una biopsia, la cosa più semplice è iniziare ad allattare e vedere come va.

    Bisogna tenere sempre a mente che questo tipo di chirurgia coinvolge un solo seno, lasciando l’altro integro e quindi perfettamente funzionante. Questo vale anche nel caso in cui tu abbia subito una mastectomia a seguito di un tumore o di un incidente. 

     

    Ė sicuro allattare dopo un tumore al seno? 

    Molte mamme raccontano di aver allattato dopo un intervento chirurgico e terapia radiante per cancro al seno. Alcune hanno prodotto poco latte dal seno trattato ed è capitato che il bambino rifiutasse di poppare a quel seno, mentre altre (coloro per le quali la dose di radiazioni è stata più bassa), hanno avuto una produzione pressoché normale dal seno trattato.  

    Se hai avuto un tumore al seno, forse ti stai chiedendo se allattare sia una scelta sicura per il tuo bambino.

    Gli studi evidenziano che non c’è alcun rischio. Tuttavia, sarà necessario tenere monitorata con particolare attenzione la crescita del tuo bambino. La produzione di latte potrebbe essere sufficiente durante le prime settimane e non esserlo in seguito quando le richieste del bambino aumentano. 

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League e consultando il n. 8 de “La Gazzetta della Prolattina” nel sito www.lagazzettadellaprolattina.it.

  • Ho dolore ai capezzoli e il seno è “gonfio”. Cosa posso fare?

    Nei primi giorni dopo il parto la “montata lattea” o, in periodi successivi, un ingorgo possono essere causa di indolenzimento del capezzolo, dato che il bambino ha più difficoltà ad attaccarsi e finisce con poppare solo dal capezzolo. Per ammorbidire l’areola una strategia che molte mamme hanno trovato utile è la “tecnica della pressione inversa”, una tecnica che aiuta ad allontanare i fluidi dalla zona dove il bambino appoggia la bocca.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Ho un dotto ostruito, un ingorgo o una mastite: che cosa posso fare *ANCORA*?

    Dopo le principali cose da fare può essere utile una o più di queste azioni:

    • massaggia “a pressione” sul seno (non strofinare la cute ma premi con il palmo delle mani il seno verso il torace e in direzione dei linfonodi sotto l’ascella per drenare l’edema), e successivamente massaggia delicatamente procedendo a spirale dall’attaccatura verso il capezzolo, in modo da facilitare la fuoriuscita di latte. Vedi Che tipo di massaggio e trattamento posso effettuare sul seno ingorgato e/o con mastite?
    • Prima di attaccare il bambino al seno: ammorbidisci l’areola affinché il bambino possa attaccarsi correttamente. Puoi esercitare una pressione con i polpastrelli delle dita posti a raggiera intorno al capezzolo, tenendo premuto per almeno 2 minuti e riposizionando le dita eventualmente per altri due minuti nelle zone ancora tese (vedi Come si effettua la pressione inversa?)
    • Fai frequenti impacchi freddi della durata di una ventina di minuti nell’intervallo tra una poppata e l’altra per ridurre il gonfiore e l’infiammazione. Per gli impacchi freddi è possibile utilizzare i gel pack che si mettono in congelatore, oppure una busta di piselli congelati (prestando attenzione a posizionare un panno tra la busta e la pelle) ma anche un asciugamano bagnato d’acqua fredda o un pannolino inumidito, da far raffreddare più volte in frigorifero possono andar bene. Un’altra alternativa che molte mamme hanno trovato utile è l’applicazione di foglie di cavolo cappuccio (o verza) fredde che danno sollievo alla parte infiammata. Dopo aver lavato le foglie, tolto la nervatura centrale e averle spianate con il matterello, vanno applicate al seno fredde facendo attenzione che il capezzolo resti libero per non rischiare che abbia poi un sapore amaro per il bambino (le foglie possono essere conservate in frigorifero in attesa di essere usate). Dovranno essere sostituite appena avvizzite.
    • Controlla che l’attacco del bambino al seno sia comodo e che la suzione sia efficace (vedi il Video che aiuta a capire meglio come attaccare il bambino al seno).
    • Prova ad attaccare il bambino al seno in posizioni diverse da quella usata di solito come la posizione a “pallone da rugby” con il corpo del bambino di fianco a te, appoggiato sul tuo avambraccio mentre gli sostieni la testina con il palmo della mano e i piedi e le gambine rivolte all’insù, oppure la posizione “della lupa”, con il bambino appoggiato a pancia in su sul letto e la mamma che lo allatta facendogli arrivare il seno dall’alto (vedi faq posizioni in revisione);
    • Poni attenzione al fatto che non ci sia nulla che possa stringere o fare pressione sul seno o su una parte di esso, come ad esempio reggiseni troppo stretti, fasce/marsupi porta bebé o borse con la tracolla indossate in modo tale da schiacciare il seno, posizioni in cui stai sdraiata o altro. Se stai usando le conchiglie raccogli-latte o dei proteggi-capezzoli, verifica che non premano sul seno, potrebbero essere la causa dell’ingorgo.
    • Verifica che sul capezzolo non sia presente un puntino bianco (perla di latte) o una pellicina che ostruisce un dotto. In tal caso, puoi provare a sfregare il capezzolo con un asciugamano bagnato per cercare di togliere l’ostruzione. Se non funziona, puoi provare ad applicare un batuffolo di cotone imbevuto di olio d’oliva e lasciarlo appoggiato al capezzolo per più tempo possibile, e poi provare a spremere il seno o attaccare il bambino. In alternativa è possibile applicare una compressa imbevuta di aceto sul capezzolo (presta attenzione di appoggiare l’impacco solo sulla punta del capezzolo, non sull’areola!), mantenendo l’impacco per non più di 10 minuti (e poi sciacquando con acqua) oppure ancora immergere il capezzolo in una tazza con acqua e sale (2 cucchiaini di sale sciolti in una tazza di acqua) per qualche minuto 4 volte al giorno.
      Facendo tutto questo il problema dovrebbe risolversi nell’arco di 24-48 ore. Nel frattempo, in caso di febbre e dolore consulta il medico per farti prescrivere un antinfiammatorio. E se la situazione al termine di questo arco di tempo non fosse decisamente migliorata, sarà opportuno valutare anche la terapia antibiotica, ovviamente sempre sotto stretto controllo medico e con un antibiotico compatibile con l’allattamento.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Ho un dotto ostruito, un ingorgo o una mastite: che cosa posso fare?

    In tutti e tre i casi ci sono alcune accortezze che possono aiutarti a risolvere la situazione.

    Gli elementi principali da tener presente per trattare le varie situazioni sono i seguenti:

    • ridurre il gonfiore e l’infiammazione applicando degli impacchi freddi, eventualmente abbinandovi brevi applicazioni di calore (per non più di 5 minuti) prima o durante la poppata, ed effettuando un massaggio (vedi Che tipo di massaggio e trattamento posso effettuare sul seno ingorgato e/o con mastite?);
    • riposare molto: mettiti a riposo lasciando perdere il più possibile le altre incombenze e concentrandoti solo su di te e sul tuo bambino;
    • mantenere il seno ben drenato: allatta spesso il bambino per mantenere il seno ben drenato in maniera costante.

    Vedi anche Cosa posso fare *ANCORA*, se il mio seno presenta un dotto ostruito, un ingorgo o una mastite? e il Video sull’edema.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Ho una parte del seno dolorante, sensibile e un po’ gonfia. Di cosa si tratta?

    Potrebbe trattarsi di un dotto ostruito, di un ingorgo o, se l’infiammazione è più estesa, di una mastite.

    Se c’è un punto preciso del seno che è molto sensibile e avverti la presenza di un nodulo doloroso o, in qualche caso, un puntino bianco come di latte “condensato” sul capezzolo, potresti avere un dotto ostruito. In questo caso il latte non riesce a fluire liberamente fuori dal seno attraverso quel canale.

    Se invece avverti una zona più estesa del seno ingrossata, dolente, dura al tatto, potrebbe trattarsi di una congestione dei tessuti mammari, il cosiddetto “ingorgo”, che rende difficoltosa la fuoriuscita del latte.

    Se in aggiunta a quanto scritto qui sopra sull’ingorgo hai anche la febbre, una zona arrossata e sintomi influenzali, come senso di prostrazione, stanchezza, dolore alle ossa e magari anche nausea e vomito, allora la situazione potrebbe stare evolvendo in mastite.

    In questo caso leggi subito Cosa posso fare se il mio seno presenta un dotto ostruito, un ingorgo o una mastite?

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • In caso di ingorgo mammario posso utilizzare il metodo della bottiglia calda?

    Questa è una tecnica che potrebbe essere utilizzata per risolvere un ingorgo mammario, quando il seno è molto sensibile, il capezzolo è stirato e appiattito dalla tensione del seno, e la spremitura è molto difficile. Per utilizzare al meglio questa tecnica, è bene seguire le indicazioni passo dopo passo per non incorrere in spiacevoli scottature, possibilmente con l’aiuto di qualcuno. In alternativa si possono utilizzare il “massaggio a pressione” abbinato alla pressione dei polpastrelli a raggiera intorno al capezzolo (vedi Come si effettua la pressione inversa?)

    La Leche League Italia ha realizzato un Video per mostrare “il metodo della bottiglia”. Guardalo prima di provare.

    È necessaria la bottiglia giusta!

    • Di vetro, non di plastica;
    • Con capacità da 1 a 3 litri, ma non meno di 700 ml;
    • Con collo largo, affinché il capezzolo possa entrarci facilmente (ideale la bottiglia dove solitamente viene venduta la passata di pomodoro).

    Servono anche:

    • Una pentola d’acqua calda per riscaldare la bottiglia.
    • Acqua fredda per raffreddare il collo della bottiglia.
    • Un panno spesso per mantenere calda la bottiglia.

    Procedi in questo modo:

    • Versa un po’ d’acqua calda nella bottiglia per riscaldarla, poi svuotala e riempila quasi tutta con l’acqua bollente, ma non troppo in fretta per non rischiare di rompere il vetro.
    • Lascia l’acqua bollente nella bottiglia per qualche minuto, in modo che il vetro si riscaldi.
    • Avvolgi la bottiglia nel panno e versa di nuovo l’acqua nella pentola svuotando la bottiglia.
    • RAFFREDDA IL COLLO DELLA BOTTIGLIA CON ACQUA FREDDA, internamente ed esternamente (se non raffreddi il collo della bottiglia potresti ustionarti la pelle del capezzolo).
    • Appoggia il collo della bottiglia sul capezzolo, a stretto contatto con la pelle, così da ottenere una tenuta d’aria.
    • Mantieni la bottiglia ferma. Dopo qualche minuto si raffredderà ed effettuerà una delicata suzione che aspirerà il capezzolo nel collo della bottiglia.
    • Il calore stimola il riflesso dell’ossitocina ed il latte comincia a fluire ed a raccogliersi nella bottiglia. Mantieni la bottiglia ferma fino a quando il latte scorre.
    • Versa il latte, (non buttarlo via, mettilo in freezer!) e ripeti l’operazione, se è necessario, oppure fai la stessa cosa con l’altro seno.
    • Dopo qualche minuto il dolore acuto al seno dovrebbe cominciare a diminuire e la spremitura manuale oppure la suzione diventano possibili. È importante sapere che durante un ingorgo o una mastite ciò che rende duro il seno non è solo latte, ma anche molto liquido prodotto dall’infiammazione data dal latte che è rimasto lì troppo tempo, col risultato che oltre alle zone piene di latte in quel momento, ci saranno anche zone edematose, gonfie come una caviglia che ha preso una botta, e queste parti di liquidi comprimono i dotti da cui dovrebbe passare il latte e fuoriuscire.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Possono esserci altre cause per il dolore al seno?

    Altre cause di dolore al seno (non necessariamente durante la calata del latte) possono essere le seguenti:

    • uso improprio del tiralatte
    • reggiseno troppo stretto
    • lesione o intervento chirurgico al seno
    • dolori premestruali
    • seno fibrocistico

    Inoltre anche alcune donne con il seno molto grande provano dolori al seno mentre allattano.

    Il dolore al seno può anche essere causato dal fatto che il bambino stringe il capezzolo invece di succhiare: in questo caso approfondisci cliccando il tag "ragadi".

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Recuperare l’allattamento - Come una mamma ha deciso di tornare indietro

    Durante un incontro in diretta su FB una mamma ci ha raccontato un pezzetto della sua storia, ed è nata questa testimonianza, che pubblichiamo con la certezza che questa testimonianza potrà aiutare tante altre mamme in difficoltà.

     

    Ho 28 anni e sono mamma di due bambine, una di 3 anni e l’altra di 3 mesi.

    Quando è nata la prima non sapevo praticamente nulla sull’allattamento e per 4 mesi ho dato il seno e poi sempre un’aggiunta, non sapevo a chi rivolgermi e in ospedale mi sono sentita totalmente abbandonata a me stessa.

    Quando sono rimasta incinta della seconda, la prima cosa che ho detto al mio compagno è stata “Succeda quel che succeda io desidero allattare, questa volta”, nonostante non avessi un bel ricordo della prima esperienza (tra ingorghi e febbricciole mi sentivo sempre tanto spossata).

    In questi 3 anni ho avuto modo di informarmi, ho visto amiche fare corsi e consulenze, captavo informazioni ovunque, mi sentivo invincibile e niente avrebbe potuto ostacolare il mio desidero di allattare.

    Ho partorito con un parto cesareo d’urgenza l’8 luglio 2020. Ho attaccato la bambina per la prima volta dopo 7 ore e mi sono alzata dopo 10, non lasciandola più se non per le visite di routine. L’ho tenuta attaccata a me di continuo e al terzo giorno di vita siamo tornate a casa che avevo già la montata (per sfatare il mito secondo il quale chi fa il cesareo non riesce ad allattare).

    Tutto procedeva bene, avevo qualche ragade e qualche piccolo ingorgo ma cercavo di risolverli tempestivamente.

    Fino al 24 luglio.

    La bimba nelle ore precedenti si era attaccata spessissimo, tant’è che la sera prima mi sentivo i seni praticamene sgonfi e il destro faceva male, mi lanciava degli spilli in alcuni punti, ma non sentivo ingorghi e mi sentivo tranquilla per questo.

    Mi sentivo però molto debole e spossata, molto più dei giorni precedenti.

    Ceno e mi metto poi a letto all’una, prendendo una Tachipirina per dormire meglio.

    Alle 4:30 mi sveglio con i brividi di freddo, battevo i denti: il seno destro era un marmo, quei due punti che mi “pulsavano” la sera prima erano diventati durissimi, bollenti, non potevo sfiorare il seno per il dolore. Misuro due volte la febbre che nel giro di 15 minuti passa da 37,5 a 39,8.

    Sto male ma continuo ad attaccare la bimba, che dormiva accanto a me. Alle 7 di mattina, già sfinita, decido di chiamare la guardia medica che mi prescrive subito l’antibiotico, una compressa ogni 8 ore. Il mio compagno decide di non andare a lavoro, eravamo totalmente soli e io come provavo ad alzarmi svenivo. Lui tiene la bambina e me la porta a letto non appena inizia a mostrare segnali di fame. Tutto il giorno così. Nel frattempo faccio impacchi, massaggio, spremo, provo col metodo della bottiglia. Insomma le provo tutte.

    Ma niente, il latte dal seno destro fatica ad uscire. Diventa rosso e molto molto teso e così ho capito che avevo una mastite in corso.

    Sotto consiglio del ginecologo chiamo in ospedale (anche perché la febbre non scendeva sotto i 39,5 nonostante la tachipirina) e mi viene risposto di andare per un controllo.

    Inizia il giro di chiamate per capire a chi lasciare le bambine.

    Allatto la mia piccolina l’ultima volta alle 20 del 24 luglio, e alle 21 sono in ospedale pronta per la consulenza.

    Dopo analisi, tac, rx e visite varie mi ricoverano con quadro settico; l’infettivologo mi chiede “Vuoi ancora allattare? Perché devo decidere che antibiotici somministrarti”, di getto rispondo di no.

    Chi me lo fa fare, mi sento morire, sto così male che devo chiedere aiuto anche per girarmi nel letto.

    Iniziamo la terapia, mi portano in reparto e mi somministrano la prima dose di Dostinex, (un farmaco a base di Cabergolina, inibitore della prolattina, ndr) tanto non volevo allattare più.

    Mi fasciano il seno strettissimo.

    Dopo diverse ore mi danno la seconda dose, ne mancano due (due compresse divise a metà).

    Passano le ore, i seni mi fanno male. La febbre inizia a scendere, anche se lentamente, mentre il quadro clinico rimane sempre serio.

     

    Rinsavisco.

    O meglio inizio a recuperare un po’ di lucidità. Io non volevo smettere di allattare, non me lo sarei perdonata.

    Mi tolgo la fasciatura e chiedo di poter andare a tirare il latte.

    Nel frattempo contatto una Consulente della Leche League (Manuela❤️) e chiedo consiglio anche ad altre mamme.

    Parlo con ostetrica e ginecologa e chiedo che venga sospesa la somministrazione del Dostinex, inoltre chiedo di chiamare il CAV (Centro Anti Veleni) per capire se quegli antibiotici fossero compatibili (erano belli pesanti) - CAV che mi da l’ok. Chiedo che la bimba venga ricoverata con me per attaccarla, ma acconsentono al suo ricovero solo dopo due giorni. Nel frattempo io avevo la sveglia ogni 2 ore. Mi alzavo con le poche forze che avevo e andavo a tirare il latte. Ne usciva meno ogni volta che andavo, e questa cosa mi scoraggiava moltissimo.

    Dopo tre giorni mi portano finalmente la bambina (il 27 luglio) ma piange. Piange quando l’attacco, strilla proprio, in reparto mi dicono che ha fame e iniziano a portarmi biberon di LA. Lascio cadere gocce di LA sul seno ogni volta che si stacca urlando per farla attaccare, ma dura poco, si stacca sempre più disperata.

    Il giorno dopo cedo totalmente all’artificiale, demoralizzata, depressa, sola e scoraggiata e così smetto di stimolare il seno.

    La bimba torna a casa perché vengo spostata in un altro reparto (agli infettivi) e non aveva senso tenerla lì se nemmeno l’attaccavo.

     

    Mi sentivo una fallita. Debole e senza forze, piangevo di continuo pensando al mio allattamento tanto desiderato ridotto in fumo.

    Torno a casa il 4 agosto con una sfilza di farmaci, firmando le dimissioni volontarie (le analisi andavano finalmente migliorando).

    A casa continuo con LA (ne prendeva anche 150 ml) ma niente, non mi do pace, mi manca il contatto con la mia bambina, nonostante la mettessi in fascia tenendola sempre sul mio cuore.

    L’8 agosto non resisto più, decido di darmi uno scossone per riprendermi e inizio a riattaccare la bambina, inizialmente per coccola.

    Il 10 agosto noleggio il tiralatte in farmacia e inizio a stimolare il seno (avevo deciso di allattare solo col sinistro, il destro mi aveva lasciato un trauma).

    Dal 10 agosto, quando la bimba doveva mangiare le davo l’artificiale con il DAS, per non abituarla al biberon e per stimolare il seno. Quando finiva me lo tiravo. E via così.

    Dico al mio compagno che mi do un mese di tempo per tornare all’allattamento esclusivo.

    Dopo una settimana inizio a stimolare anche il seno destro - cercando di superare il trauma - e allo stesso tempo inizio a diminuire le dosi di LA. Attacco la bimba e nel frattempo tiro l’altro seno, così tutti i giorni, ad ogni poppata. Non volevo nemmeno uscire di casa per non saltare i miei appuntamenti col tiralatte, tanto che ci tenevo.

    Io ci metto tutta me stessa e mia figlia mi aiuta.

    Il 30 agosto, dopo poco più di un mese da quella terribile esperienza, io e la mia cucciola torniamo finalmente all’allattamento esclusivo.

    Abbiamo superato ostacoli che sembravano insormontabili con costanza, pazienza, amore e forza di volontà. Abbiamo avuto contro tutti, mi dicevano che ero una pazza a voler ancora allattare dopo quello che avevo passato.

    Ma io lo volevo con tutto il cuore.

    E ce l’ho fatta. Ce l’abbiamo fatta.

    Senza le Consulenti e le mamme che ho conosciuto non so se ce l’avrei fatta, non finirò mai di ringraziarle per la forza, la fiducia e le informazioni che mi hanno trasmesso.

    Volere è potere!

    Grazie a voi Consulenti per lo splendido lavoro che fate, siete state il nostro faro quando tutto sembrava perso.

     La Leche League Recuperare lallattamento

     

  • Sento male durante la “calata” del latte. Come mai? Come posso risolvere?

    Un riflesso di emissione doloroso può occasionalmente verificarsi mentre il tuo corpo si prepara a nutrire il tuo bambino. Le tecniche di rilassamento che hai sperimentato durante il travaglio ti potrebbero aiutare ad affrontare anche questo piccolo disagio.

    Durante la poppata è importante adottare posizioni comode, senza sforzarti o chinarti sopra il tuo bambino mentre lo allatti. Schiena, braccia, gambe e gomiti devono essere ben sostenuti e i muscoli delle spalle e del collo devono essere rilassati.

    Potrai avvertire delle fitte acute all’interno del seno durante la calata del latte, dovute al fatto che i dotti galattofori stanno convogliando il latte verso il capezzolo. Queste fitte scompariranno mano a mano che il tuo organismo si “abitua” all’allattamento.

    Ci possono essere molte altre cause di calata dolorosa del latte che devono essere prese in considerazione:

    • Grande quantità di latte. Alcune donne scoprono di produrre una gran quantità di latte e/o di avere un riflesso di emissione molto forte. Se è il tuo caso, noterai che il bambino tossisce o sputa a causa della quantità del latte e dell’intensità della calata. Alcune madri trovano utile allattare solo ad un seno per volta, oppure, durante la tornata del latte, puoi aiutare il tuo bambino staccandolo dolcemente dal seno, spruzzando un po’ di latte in una salviettina e riattaccando il bambino quando il flusso di latte rallenta. Con il passar del tempo, il bambino riuscirà a controllare meglio la produzione e la fuoriuscita del latte e questi disturbi tenderanno a scomparire.
    • Ingorgo. Anche l’ingorgo può causare dolore al seno. Per ulteriori informazioni sull’ingorgo, clicca il tag "ingorgo" per leggere lepagine dedicate a questo tipo di dolore al seno.
    • Strappo muscolare o lesione durante il parto. Uno strappo o una lesione ai muscoli del torace – che sono gli stessi muscoli che sostengono il seno – può causare un dolore che sembra provenire dall’interno del seno stesso.
    • Infezione al seno o dotti ostruiti. Durante le prime settimane di allattamento è possibile che tu soffra di dotti ostruiti, o abbia contratto un’infezione al seno durante il soggiorno in ospedale. Per ulteriori informazioni clicca il tag "mastite" per leggere lepagine dedicate a questo tipo di dolore al seno.

    Puoi approfondire questo argomento contattando una Consulente de La Leche League consultando le pubblicazioni de La Leche League.

  • Video

    ATTACCO E GESTIONE DELL'ALLATTAMENTO

     


    RISOLVERE IL DOLORE

     


    ESTRARRE IL LATTE


    METODI ALTERNATIVI DI ALIMENTAZIONE


    APPENA NATI

     


    INIZI SPECIALI - PREMATURI